Recensione carrie - lo sguardo di satana regia di Brian De Palma USA 1976
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Recensione carrie - lo sguardo di satana (1976)

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locandina del film CARRIE - LO SGUARDO DI SATANA

Immagine tratta dal film CARRIE - LO SGUARDO DI SATANA

Immagine tratta dal film CARRIE - LO SGUARDO DI SATANA

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Tratto dal romanzo d'esordio di Stephen King e uscito nel lontano 1976, Carrie è il film che, di fatto, ha lanciato più carriere di qualunque altro: quella da regista di Brian De Palma, che si impose al grande pubblico dopo alcuni film di nicchia, quella di Stephen King come scrittore, che dopo l'uscita del film moltiplicò esponenzialmente le vendite dei suoi libri, e quella di due attori allora agli inizi che presero parte alla pellicola: Sissy Spacek e John Travolta.
Un film, quindi, destinato ad avere fortuna ma che all'uscita in sala, nonostante il successo di pubblico al botteghino, venne snobbato dalla critica e tacciato come trash-movie di serie B. Però, come spesso accade in questi casi, l'effettivo valore del film è stato poi rivalutato e la pellicola imitata e citata in tantissimi film, diventando il capostipite di un filone horror che sarebbe andato poi di moda durante tutti i successivi anni '80: quello dell'horror di ambientazione studentesca con escursioni nella commedia nera.

La trama racconta infatti di Carrie, una ragazza goffa derisa dalle compagne di classe e tormentata da una madre pazza e bigotta, che scopre di avere dei poteri telecinetici con cui è in grado di controllare gli oggetti usando la forza del pensiero. Dopo essere stata invitata al ballo di fine anno della scuola e dopo aver subito l'ennesimo, terribile scherzo da parte delle compagne che la umiliano davanti a tutti facendole cadere addosso una secchiata di sangue, Carrie scatena i suoi poteri, ormai incontrollabili, provocando una catastrofe.

Intriso dell'inconfondibile stile depalmiano e contenitore di tutti i classici temi del regista, Carrie rappresenta a mio parere uno degli esempi più riusciti di horror degli ultimi trent'anni. Ha il pregio di aver creato un personaggio indimenticabile, diventato con il tempo un'icona classica del genere, e quello di essere riuscito ad amalgamare alla perfezione generi diversi come l'horror, la commedia e il dramma. Pochissimi film, infatti, possono vantare una simile intensità narrativa e un crescendo di tensione così violentemente emozionante. E sono ben pochi i film che raggiungono il loro punto culminante in un climax così spettacolare e terribile come quello di Carrie: la celeberrima scena della secchiata di sangue, entrata di petto nella storia del cinema e parodiata anche in alcuni film, girata al rallentatore per tutta la sua durata (sette, interminabili minuti), rappresenta tutto ciò che De Palma ricerca nel suo cinema. In questa scena è messo bene in evidenza il gusto sadico che De Palma prova nel pilotare con la macchina da presa lo sguardo dello spettatore, il cui occhio è costretto a guardare attraverso lo schermo ciò che interessa al regista.
La scena in questione è costruita con una tale, goniometrica precisione, che andrebbe fatta studiare a memoria ai giovani cineasti che si accostano al mondo del cinema e della regia: ogni singola inquadratura è perfettamente funzionale e partecipa alla costruzione di un affascinante puzzle di eventi che incrocia tra loro i vari protagonisti, come delle marionette nelle mani del destino. Un gioco complesso di sguardi e di equivoci, senza dialoghi, ma accompagnato dalla musica di Pino Donaggio, che conduce con una lentezza terribile verso il disastro finale.
Tante sono le scene memorabili di questo film, un De Palma in forma strepitosa che sfoggia per i tempi una tecnica grandiosa, utilizzando i trucchi del mestiere che meglio conosce: piani sequenza spericolati, carrellate circolari vorticose, ralenty, un utilizzo geometrico della profondità di campo e dello split-screen. Tutto ciò che contraddistingue De Palma, sia di contenuti che di tecnica, è presente in Carrie. Una pellicola, tra l'altro, in cui si nota moltissimo anche l'inflenza hitchcockiana, caratteristica soprattutto dell'inizio di carriera di De Palma. Chi vedendo la casa di Carrie non ha pensato a quella di Norman Bates in Psyco? E la stessa figura della madre di Carrie non è forse inconfondibilmente hitchcockiana, così come il modo in cui vengono utilizzati gli ambienti (soprattutto quelli interni della casa) e le musiche (che in alcuni punti sembrano riprendere proprio il celeberrimo tema musicale di Psyco)?

Parlando delle musiche non si può non elogiare lo splendido lavoro svolto da Pino Donaggio, scelto e voluto personalmente da De Palma. I temi musicali composti da Donaggio spaziano notevolmente. Troviamo melodie quasi celestiali, come quella utilizzata nella bellissima sequenza iniziale, fondamentalmente voyeuristica, in cui vediamo le compagne di Carrie, nude o seminude, che si vestono e schiamazzano negli spogliatoi della palestra. Anche questa scena è ripresa al rallentatore ed è senza dialoghi, e gli schiamazzi muti e rallentati delle ragazze, accompagnati dalla bellissima musica di Donaggio, sembrano così anticipare la tragedia finale, come quando si osserva un vecchio filmino o una foto sgualcita, eppure bellisma, di persone che non ci sono più. Ma le musiche di Pino Donaggio sono perfette anche per delineare il drammatico rapporto tra Carrie e sua madre, una donna pazza e ossessionata dalla religione cristiana, con un utilizzo geniale del pianoforte, che contribuisce notevolmente a creare l'atmosfera lugubre che regna all'interno della casa.

Una nota di merito va infine a Sissy Spacek e a Piper Laurie, rispettivamente Carrie e sua madre, che regalano un'interpretazione da oscar nel vero senso della parola (ricevettero entrambe la nomination). In conclusione un film che è ormai diventato di culto e che andrebbe visto da tutti gli amanti di De Palma e del genere horror e, secondo me, anche dagli amanti del cinema d'autore.

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Recensione a cura di stefano76 - aggiornata al 02/03/2005

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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