whity (1971)

Se è pur vero che WHITY è la deformazione del western, è altresì vero che è proprio quella deformazione, e quell'appropriazione indebita che la anticipa, che ha portato alla nascita del western europeo, che è stato capace di rivoluzionare il genere. Rainer Werner Fassbinder fa quindi il suo "western alla tedesca" con le carte che ha in mano e fa una storpiatura libertaria, genderfluid e interraziale di questo genere. Un esperimento di cinema sociale e antiborghese senza pretese, senza fortune ma tutt'altro che campato in aria.

Assurdo western non-western, un film tutto sommato bruttino (specie rispetto agli standard fassbinderiani) ma sempre interessante per la pazzia che lo contraddistingue. Tutte le tematiche care al regista sono presenti, dal contrasto di una borghesia/famiglia in implosione alla legge del più forte fino alle varie morbosità sessuali,inserite in una cornice che pare quasi una gelida e feroce parodia del cinema americano di frontiera. Unico nel suo genere, non riuscito quasi del tutto eppure da vedere lo stesso anche se non si sa dove voglia andare a parare (e in effetti un pò si perde per le troppe strade che Fassbinder vuole far prendere alla trama).

Una storia di emancipazione particolare, più inconsapevole che realmente voluta. Le situazioni torbide di Fassbinder immerse in un'atmosfera western dai colori molto accesi, in cui i rapoorti tra i personaggi sono segnati dalla sopraffazione fisica del forte sul più debole. Curioso e piuttosto interessante l'impianto teatrale in un contesto del genere che in effetti crea un effetto abbastanza spiazzante, non facile da apprezzare.