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Gli ultimi 20

media film 6,00 (1 commenti)I WAS A TEENAGE WEREWOLF

DankoCardi @ oggi alle 00:32:32
   6 / 10

media film 7,00 (6 commenti)MILLE PEZZI DI UN DELIRIO

Oskarsson88 @ 12/12/2025 22:58:07
   4 / 10

media film 5,83 (3 commenti)CITTA' D'ASFALTO

TheLegend @ 12/12/2025 22:31:11
   6 / 10

media film 5,00 (1 commenti)GOOD BOY (2025)

topsecret @ 12/12/2025 22:20:51
   5 / 10

media film 6,43 (7 commenti)MATERIAL LOVE

Jumpy @ 12/12/2025 21:17:23
   6 / 10
Locandina del film MATERIAL LOVEBanale.
Al di là di una bellissima confezione, buon cast, fotografia patinata, ambientazioni di un certo livello e sullo sfondo New York, un film sostanzialmente vuoto e prevedibile.
Specchio anche della società contemporanea in cui anche le relazioni vengono viste in chiave opportunistica e consumistica, anche quando nei temi si cerca di andare più a fondo trasmette un'idea della coppia di fatto negativa e pessimistica.
La trama principale? [SPOILER]la tipa fa finta di innamorarsi di Harry (in realtà si innamora dei soldi e dei ristoranti costosi in cui la porta Harry) lo molla quando realizza finalmente che, soldi a parte, è un totale idiota (eppure gli indizi c'erano già dalle prime battute che scambiano i 2) e anche lui fa finta di essere innamorato di lei (in realtà, nonostante l'intervento alle gambe ed i milioni di dollari, è una persona sola e palesemente incapace nelle relazioni) e non se la sente di andare avanti.
Ripiega sull'ex, che mollò a suo tempo, ed il tipo, invece di scaricarla (come succederebbe nella realtà) le propone addirittura di sposarla.

Lo trovo appena sufficiente perché nel complesso si lascia seguire, qualche dialogo propone delle piccole riflessioni (ma non aspettatevi chissà cosa: si resta in superficie e molti dialoghi sono al limite dell'imbarazzante) e per un paio di cose che mi sono piaciute [SPOILER]la sottotrama della giovane donna che viene violentata dal tipo che le era stato proposto dall'agenzia e il prologo/epilogo con la coppia di cavernicoli.

media film 6,71 (39 commenti)SENZA TREGUA

DankoCardi @ 12/12/2025 19:43:54
   6½ / 10

media film 8,70 (104 commenti)IL MUCCHIO SELVAGGIO

Gruppo COLLABORATORI Compagneros @ 12/12/2025 19:13:52
   8 / 10

media film 6,18 (11 commenti)LA CASA NELLA PALUDE

stratoZ @ 12/12/2025 18:09:52
   5 / 10

media film 6,94 (9 commenti)IL MAESTRO (2025)

stratoZ @ 12/12/2025 18:08:12
   4½ / 10
Locandina del film IL MAESTRO (2025)ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Film che non ho gradito particolarmente, per quanto in alcuni frangenti presenti una messa in scena di discreto livello, ha il difetto di quei film italiani che non riescono mai ad osare, è il tipico dramma di formazione che si impantana su binari già troppo sfruttati, la tipica dicotomia dei caratteri impostata, tra il primo mentore, il padre, rigido ingegnere che punta tutto sul figlio e la sua passione per il tennis per sbancare il lunario, con rigidi schemi, quadernetti, segnali e tutti questi elementi macchinosi, in estremo contrasto col nuovo maestro di tennis, che tende a vivere alla giornata e ripudia questo approccio, ma se lo fa andare bene per racimolare qualche quattrino, il viaggio dei due, tra i campi di provincia del tennis giovanile, è la più banale rappresentazione del riconciliamento tra due caratteri estranei che in qualche modo fa imparare qualcosa ad entrambi, ma ho trovato le figure fin troppo macchiettistiche, il personaggio di Favino in piena crisi esistenziale, una testa calda che ha fatto i tipici errori che questo personaggio può fare, come buttare al vento il suo talento, mandare in malora qualsiasi tipo di relazione e non riconoscere una figlia, con annesso pentimento che lo porta sul baratro a livello psicologico, il giovane con un sogno nel cassetto che si scontra con una realtà ben più dura del previsto, dopo la prima vittoria al torneo regionale, in una categoria che sembra troppo grande per lui e la mentalità che ha portato avanti fino a quel momento, il tutto coniugato ad una serie di enormi aspettative create dai genitori, che lo porta ad un grosso sgomento emotivo.

La narrazione procede episodicamente con momenti che sembrano quasi scollegati tra di loro, introducendo più aspetti ed approfondendone nessuno, la sessualità da poco scoperta, una nuova empatia sviluppata nei confronti dell'esuberante personalità del maestro, la comprensione di alcuni aspetti prima coperti dalla confort zone, il tutto però è trattato in maniera abbastanza didascalica, poco approfondita, andando a giocare con la solita banale metafora dello sport e della vita, arrivando al più scontato finale che può capitare in un film italiano, tutto sta andando male, ma chi se ne frega, balliamo Battiato, con una canzone che l'avranno messa in qualche altro migliaio di film italiani.

media film 5,83 (6 commenti)LOCKED - IN TRAPPOLA

Noodles71 @ 12/12/2025 18:04:26
   6½ / 10

media film 6,17 (3 commenti)DEDALUS

Noodles71 @ 12/12/2025 17:32:47
   6 / 10

media film 6,79 (7 commenti)IL BIGAMO

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt @ 12/12/2025 16:54:20
   7 / 10

media film 7,50 (1 commenti)L'ACCIDENT DE PIANO

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt @ 12/12/2025 16:53:18
   7½ / 10

media film 7,70 (5 commenti)MOBLAND - STAGIONE 1

7219415 @ 12/12/2025 16:51:45
   7½ / 10

media film 6,79 (137 commenti)ARRIVAL

dkdk @ 12/12/2025 16:42:22
   7½ / 10

media film 7,21 (58 commenti)MANCHESTER BY THE SEA

Oskarsson88 @ 12/12/2025 14:55:03
   7 / 10

media film 6,91 (33 commenti)IL MISTERO DELL'ACQUA

topsecret @ 12/12/2025 14:07:55
   6 / 10

media film 6,00 (2 commenti)ARMAND

cinemaincompagn @ 12/12/2025 11:56:44
   7½ / 10
Locandina del film ARMANDA me ha dato questa impressione: come se fosse un giudizio sull'educazione. La scuola intesa come fonte dell'educazione con tutto ciò che abbiamo visto: bambini che sembrano dei demoni, adulti che nascondono di tutto e si svelano essere il problema dei figli. Mi sembra che quel luogo fosse la fonte di un equivoco educativo.

Molto claustrofobico l'ambiente della scuola. Poi c'è la scala elicoidale, il salire sul banco, guardare verso l'alto; c'è sempre la sensazione di una tragedia imminente. Quello che mi ha colpito è la disumanità: nessuno che offre mai un fazzoletto a chi perde sangue, a chi piange.
I bambini non ci sono. È un film fatto per gli adulti. Più che la sceneggiatura è fatto bene il montaggio e la camera da presa che individua i personaggi; vengono fuori gli aspetti, il carattere di ogni personaggio con le inquadrature, col movimento.

Un'attrice straordinaria. Bravissima anche un pò istrionica.

Non so se voi avete visto il film su Freud; non ha niente a che vedere. Questo è proprio un'analisi psicologica terribile su di noi adulti, sull'educazione.

Violenza familiare.

Non è un caso che viene messa in mezzo alla scuola come un problema.

La scuola non pensa che a salvare sé stessa.

Per un attimo ho pensato che questo film potesse andare avanti altre 5/6 ore.

È troppo lungo, poteva essere tagliato.

Ma se non quella cosa del preside che dice che non era il marito risoluto.

Probabilmente un'analisi della psiche, questo film è terribile perché entra a livello mentale, nel buco di ognuno. Poteva continuare in eterno.

La domanda che mi pongo è ma come mai l'Accademia degli Oscar pensa di dare un premio a questo film? Negli adulti ci fosse uno diciamo equilibrato, che abbia una visione positiva della vita, che ha qualcosa da comunicare educativamente ai figli, agli adolescenti!

Secondo me invece è molto attuale, chiaramente esasperato, però oggettivamente la gente sta male; viviamo in un mondo in cui la gente sta male e in quei paesi forse ancora di più perché la Norvegia è come il lago di Como. Voglio dire il film è molto bello, particolare, fatto benissimo. le scene sono molto belle.

Nella parte in cui diventa musical ho bisogno di un aiuto a interpretare.

La seconda parte è onirica.

È la trasposizione della psiche perché il personaggio ha dovuto fare un percorso e in quel momento di difficoltà lei rientra, fa un passo indietro rispetto a quelle che sono le sue problematiche. Invece quello che ho visto è il giudizio: sempre comunque e assolutamente giudicare gli altri senza mai andare in fondo, come dice l'ultima frase. Anche la ripresa della mamma di Jon con la camicia azzurra in contrapposizione con il volto del quadro. Bellissima. Lei e l'altro, cioè lei. E anche la scena in cui tutte quante attaccano Elisabeth. Sembra un giudicare senza andare a fondo ed essere attaccata da tutti.

Le violenze familiari sempre sottaciute, la violenza nei confronti del marito, i lividi del bambino, il cognato che prova un'attrazione. Da un certo punto di vista in effetti non c'è nessuno che si salva.

Il marito ha il coraggio, incide il bubbone della violenza.

L'insegnante forse è la persona più equilibrata perché anche se ha una reazione emotiva.

Perché stava subendo perché aveva capito quando domanda ai genitori se sono sicuri di quello che avete riferito.

Il fatto è relativo, è una metafora normalmente esasperato in un film.

La famiglia è una famiglia violenta, il fratello usa violenza contro la moglie e lei con suo figlio addirittura era pronto a tutto.

Ho perso la concentrazione a seguire, un pò lungo. Suoni molto belli, la pioggia.

Spessore maggiore attraverso il sonoro.

La pioggia ha accompagnato tutto il film.

Rispetto all'ambientazione in Norvegia mi sembra strano che si svolge con questo pathos così violento. Perché per ciò che io conosco in Norvegia c'è un popolo che ama le distanze, i distacchi. E per questo soffrono anche di solitudine. Tranne Oslo, in tutto il resto tra una casa e l'altra ci sono centinaia di metri; non si toccano, non si guardano. In una presentazione di un libro con una norvegese io ero entusiasta dicendo che vorrei fare la mia fine in Norvegia perché mi piace la natura. Ma dopo aver visto il film e dopo aver letto questo libro, ho detto no per questo senso del distacco. Il film non mi sembra la Norvegia. Mi chiedo perché il regista vuole interpretare dei sentimenti o delle perversioni che non sono, secondo me, tipiche della Norvegia.

Ma sono dell'umanità!

Secondo me può essere un giudizio sulla società nordica. Potrebbe essere che tutto questo caos, citato nella frase finale, sia di una società che apparentemente sembra tutta ordinata, ti pensa dalla culla alla tomba, che ti risolve qualunque problema, ma che nasconde una verità, in riferimento all'ultima scena, in cui il rendersi conto della propria condizione problematica può essere il punto di partenza per avere un approccio umano. Non è indifferente la scena finale della mano della madre sulla mano del figlio. È una rappresentazione opposta a quello che descrivi e quindi probabilmente c'è un percorso di consapevolezza che accade; cioè se ci guardiamo in superficie siamo a posto come società e come persone, però se abbiamo il coraggio di guardarci dentro, possiamo ammettere di essere persone così rappresentate, ma quello è il punto di partenza per cambiare.

Operazione coraggiosa per quella che ha fatto il regista.

È un giovane che sta dicendo a una società che se guardiamo bene, cioè non rimaniamo in superficie può essere drammatico (fare balletti col il bidello nero che probabilmente è una figura diciamo immaginaria, poteva essere la coscienza; fare quella violenza di gruppo) e tutte queste cose rappresentate sono forse un modo per utilizzare le verità di noi stessi che possono disturbare, per poter avere un approccio più umano anche nei confronti del proprio figlio.

Un dato importante: il regista è stato anche lui maestro scuola elementare, ed è proprio da questo che ha preso spunto per poter riportare anche questo dato: il contatto con le famiglie.

Con il mio taglio di educatore vedo l'incapacità della scuola nell'essere sballottati tra una versione e l'altra e non avere la capacità e la possibilità di capire le cose come stanno, tranne che attraverso la casualità di un'insegnante empatica cioè è quel quid che scatta improvvisamente. Ma è difficile per l'istituzione scolastica riuscire, a volte sei veramente succube delle famiglie.

Forse anche delle procedure che sono fallite, procedure burocratiche che in realtà non vanno a capire niente, a risolvere niente.

La scuola è stata solo un pretesto.

Sembra che stiamo parlando della Norvegia, però alla fine non siamo così distanti. Non è la Norvegia, è la maschera di una società che deve funzionare.

Ricordo che nei paesi nordici c'è un elevato tasso di suicidi ed un elevato tasso di giovani senza sorriso.

Dal punto attoriale da segnalare la risata isterica che dura quasi 20 minuti e il grido muto scelta geniale del regista.

Sembra l'urlo del quadro di Munch.

media film 6,57 (15 commenti)HERE

cinemaincompagn @ 12/12/2025 11:55:55
   8 / 10
Locandina del film HERENon è detto che non c'è una trama perché la trama è quella di Margaret e di Richard: inizia con lui che sta vendendo la e casa finisce con loro che ritornano ed è il primo momento in cui la camera si muove per far vedere il contesto che ha contenuto la storia del mondo, la storia della Terra. C'è questa trama ma è una trama che attraversa l'umanità: non c'è distinzione; se dovessi usare una rappresentazione per l'enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco userei questo film. Per me è stato geniale nelle coincidenze dei particolari, nella combinazione delle cose. L'altro elemento è "le famiglie" cioè il valore affermato non è individuale ma è il rapporto in un gruppo, in una famiglia, in una tribù, chiamiamola come vogliamo.

I legami sono tantissimi: sono due famiglie quella di Margaret Richard ma anche dei genitori e ci sono attraverso le fasi della vita americana dall'indipendenza fino alla questione diciamo del "Black Lives Matter" quando il padre racconta al figlio come comportarsi con poliziotti. Ci sono tutta una serie di altri legami che passano: la collana, ma mi ha colpito all'ultimo il colibrì che si vede all'inizio e alla fine. Sono quelli che ti danno il legame fra le generazioni quindi la storia non è la storia di una famiglia o di un individuo ma la storia di un'intera generazione di persone.

Sembra che il vero protagonista di questo film sia proprio il luogo che vive, nel trascorrere del tempo, una serie di eventi legati in realtà alle famiglie che hanno vissuto quei luoghi, non solo le famiglie originarie di quella casa (si vedono delle persone che sovvertono completamente la casa per l'evoluzione del tempo). Quindi in realtà protagonista in questo film io vedo quel soggiorno.

Forse la cosa interessante rispetto a un altro film di Zemeckis, la trilogia "Ritorno al futuro" è vedere come lì c'era lo spostamento nel tempo di due personaggi che provano ad andare avanti e indietro nel tempo per poter riconciliare le diverse cose della vita. Invece qua è interessante, secondo me, vedere come il tempo stesso abbraccia tutto senza che ci sia uno spostamento: notavo come le generazioni invece di essere recuperate andando avanti e indietro nel tempo, sono già abbracciate nel tempo, qui nel tempo stesso e nello stesso luogo. Potrebbe essere che il luogo è quella dimensione della vita che abbraccia tutto il tempo, potrebbe essere che il regista abbia avuto un'evoluzione della sua poetica nel dire "non c'è più bisogno di spostarsi per recuperare il tempo, il tempo è già qui".

Gli eventi rappresentati sono banali, è la vita ordinaria; nello schermo del televisore si vedono Nixon, i Beatles, le cose eccezionali capitate in tutto il periodo. Poi invece quello che viene rappresentato è l'ordinarietà della vita che però rappresenta il vero valore: è quello che rimane, gli istanti della vita sembrano banali e sembrano passare (la scena in cui la madre dice che sembra che la figlia sia appena andata al college e invece è già al dottorato) come se gli istanti della vita passassero … puff. Mentre invece secondo me il film trasmette, anche con la tecnica, un'accensione dell'attenzione, grazie anche agli incroci, per cui uno è portato a dire cavolo che quello che ho vissuto prima, adesso, ha un valore; è rimasto il valore di quello che noi abbiamo visto scorrere. All'inizio del film ci si confonde per la follia del passaggio di quadri che attraversano il tempo; poi con il recupero dei riferimenti che si ripetono è come un puntare l'attenzione sulle cose che capitano a ciascuno; per Margaret alla fine la casa acquisisce un valore ed era ciò da cui lei voleva fuggire. Alla fine per lei ha un senso molto più importante perché solo in quella casa comincia a recuperare dei ricordi. Questa è un'osservazione interessante del regista: di fronte alla perdita della memoria e alla perdita del senso del tempo il luogo, che poi non è il luogo fisico, ma è quello che ti è successo, e che è racchiuso in un luogo fisico, ti restituisce te a te stesso. È il metodo con cui uno può recuperare il senso, come dice anche Hanks, del tempo e di quello che accade. Il messaggio probabilmente è non solo fare attenzione a ciò che ti capita, ma dove, come, quando, con chi e cosa ti è capitato perché è per te, è una cosa che tu puoi avere la possibilità di recuperare. Non è andato bene il matrimonio però la dimensione che ha unito, che ha il nome di amore, è quello che regge a tutte i condizionamenti della vita: può essere un messaggio di puntare sul fatto che l'amore vince e fa recuperare tutto quello che magari si è perduto.

A me il film non ha lasciato questo senso di ottimismo della vita; io me ne vado con un senso di angoscia profonda, mi ha messo molta ansia questo film. In effetti penso che il protagonista sia la casa ma sono più d'accordo che il protagonista di questo film è il tempo, il tempo che passa in un batter occhio e tu neanche te ne accorgi ed è finito tutto, tutte quelle che sono le tue preoccupazioni, le tue ansie, i tuoi timori, i tuoi problemi in un soffio sono passati e tu rimani lì, sei solo e ti senti veramente perso in questa vita che è finita. Non lo so, mi ha messo questo senso di angoscia profonda.

La casa coloniale che sta lì, la vedi sempre dalla finestra, secondo me rappresenta l'oggettivo nella variazione del tempo e nel passaggio del tempo; rimane sempre sullo sfondo, sempre tutto rimane sempre fisso sullo sfondo tranne che nel finale: è l'oggettività, il tempo, un riferimento oggettivo nel tempo che passa e che rimane invariato, fisso.

L'utilizzo di queste finestre che inquadrano tempi diversi nella stessa immagine in qualche maniera ti fanno dire che forse il riferimento alla storia si ripete: il tempo è sempre lo stesso però cambia le persone. Tranne che all'ultimo quando proprio Margaret dice che è la casa che aveva sempre amato, in quel momento stesso, cambia la prospettiva, la macchina gira e fa vedere il resto della casa. Io credo che quello sia l'altro elemento che crea la continuità dell'azione: i problemi delle varie famiglie che si sono viste. Non solo la nascita, ma anche la morte attraversa questo film in una maniera estremamente delicata. La gente soffre ma è la logica conseguenza della nascita; se ci sono le nascite ci devono essere per forza le morti: è il senso della fluidità della vita. Come diceva prima la signora forse uno rimane sconvolto perché si rende conto che preoccuparsi tanto del futuro, quando si è giovani ci si preoccupa del futuro; in realtà quando poi la vita arriva dall'altro lato quando sei più vicino alla morte tutto sommato sembra che questi sacrifici, queste cose che sono state fatte, se non ti hanno incattivito, alla fine fanno parte di quello che tu sei. Tu sei così perché hai fatto tutto, anche le rinunce, hai dovuto fare certe scelte della vita.

Mi viene da dire è che è come se sia cancellato il rammarico per quello che è stato: conta quello che è stato …

… indipendentemente da perché lo siamo stati …

… diciamo che nella vita ordinaria uno si preoccupa di come deve andare la vita, non siamo persone senza una domanda dentro; tutti abbiamo questa domanda. Interpretando il tuo intervento, dopo uno si rende conto che tutta quella preoccupazione è stata superata dal fatto che uno ha vissuto e che anche se si è disperato, si è perso, ha vissuto una contraddizione nella propria vita, poi si può accorgere che era quello il valore della vita. Perché invece di proiettare ad una vita ipotetica che possa andare bene come uno se la immagina, è invece provocato a valorizzare, a considerare il valore di quello che uno ha vissuto. Tant'è vero che si scambia anche con le altre persone e sono le altre persone che te lo fanno valorizzare e te lo fanno vedere in questo senso. Comunque rimane l'angoscia finale perché non è pacificante, è una provocazione questo film.

media film 7,57 (7 commenti)L'ABBAGLIO

cinemaincompagn @ 12/12/2025 11:54:14
   7½ / 10
Locandina del film L'ABBAGLIOIl film è fatto bene, poi c'è da commentare l'abbaglio come l'ha voluto vedere; per certi versi ha ragione. È un film che prende a pretesto una reale pagina di storia; anche noi in fondo abbiamo del sangue borbone, non siamo molto piemontesi, quindi ha cavalcato un po' questa cosa qui. A me ha ricordato per certe cose, con i dovuti paragoni, il Gattopardo per questa amara analisi a livello storico.

È vero che Garibaldi abbia tradito l'ideale con cui aveva messo su la rivoluzione siciliana e del sud perché era andato con l'idea di liberare le persone, di dare la libertà e si doveva installare un governo di tipo socialista. Non è stato quello che è successo, è semplicemente cambiata in parte la classe dirigente, come dice il film del Gattopardo: cambiare tutto per non cambiare niente. Adesso è un fatto storico, però il film è fatto bene. Sì, a me è piaciuto. Soprattutto dal mio punto di vista per la seconda parte. Non è facile recitare in vernacolo in un film che deve essere visto a livello nazionale.

C'è quell'umanità di cui si parlava all'inizio nella presentazione; c'è questa umanità del personaggio che non casca proprio nel comico. C'è una dignitosa umanità anche nel sorridere e loro sono bravi, molto equilibrati. Ecco perché il film regge perché ci sono Ficarra e Picone; Servillo è quello che però il film viene retto sicuramente non da Servillo, anche se è bravo.

La cosa interessante è che l'abbaglio lo prende il nobile conte Orsini, nato da una famiglia monarchica veramente nobile e completo he credeva veramente in una società di pari, di uguali. In qualche maniera c'è un parallelo con Marx: forse se Marx avesse visto che cosa è diventato il comunismo dopo lui, forse lui avrebbe detto "che abbaglio".


All'inizio dei titoli di coda c'è il ringraziamento agli eredi di Leonardo Sciascia e a me ha fatto pensare, soprattutto per l'impatto con la società mafiosa della Sicilia, la frase di Sciascia che la Sicilia è irredimibile ("la Sicilia è irredimibile, ma che comunque bisogna continuare a lottare, a pensare e ad agire, come se non lo fosse) che fu uno scandalo quando uscì, perché noi tutti abbiamo un'immagine di una possibilità di cambiamento in meglio della società, come sperava quel quindicenne che muore, che secondo me è uno dei simboli del film perché è la nuova generazione che è la più pura, senza compromesso, senza condizionamenti. Per me il giudizio che esprime il film è molto duro nei confronti della nostra condizione, della nostra società attuale, perché quella frase di Sciascia è come se si riversasse nelle conseguenze che si vivono oggi di quell'abbaglio. Penso sia un'intenzione anche politica del regista perché quando dice ci sarà un giorno in cui comanderanno gli imbonitori è chiaro il riferimento a quello che abbiamo vissuto, che viviamo e che vivremo; in generale come cultura condizionata da qualcuno che alza la voce e quindi tutta quella speranza di liberazione è come se fosse, secondo me, quasi cancellata da un film del genere. La forma in cui viene fatta questa dichiarazione dell'abbaglio, cioè la scena finale, mentre si gioca a poker sapendo di imbrogliarsi, sapendo di vivere un gioco, secondo me è un pesante giudizio.

In questa scena finale del gioco delle carte, in cui si sta giocando un'identità, una libertà mi ha fatto venire in mente una frase che mi porto dietro di Aldo Moro (ultimo intervento alla Camera del 28 febbraio 197) "Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere". Mi ha ricordato questa cosa, mentre loro giocavano a carte, mi è venuta in mente questa cosa.

Mi ha colpito l'assenza di un codice di comunicazione tra quello che rappresenta il colonnello e i due. Lui giudica come abbaglio quello che è successo; però lui è figlio di nobili; la controparte, il comandante dei Borboni, lo giudica un uomo che ha voglia di protagonismo, che è passato dalla parte dei rivoluzionari perché vuole emergere. E sembra che la direzione di questa Italia, di questa Sicilia, sia piuttosto una volontà di affermazione anche di individualità. Invece questi due senza un ideale dell'Italia o della liberazione; però hanno fatto qualcosa di concreto, umanamente per salvare l'intero paese. Rappresentano due mondi che non comunicano nello stesso modo e che sono completamente slegati; lui, nel momento in cui li ritrova come truffatori li rigiudica in un modo negativo, quando invece voleva dargli un grande riconoscimento del paese. Un altro punto è che questo regista è veramente altissimo, perché riesce a vedere e a dire cose con leggerezza, facendo ridere, però andando molto al fondo. L'ideale dell'Italia non esisteva, è stato un ideale imposto, anche l'unificazione è stata imposta, è stata un'istituzione dell'Italia. Perché alla fine sono rimasta: "Che abbaglio povera Italia"; con tutto lo scollamento tra questi due e tutto quello che rappresentava.

Non c'era più l'identità: la scena finale dice "Abbaglio, ma chi siamo noi italiani? Che cosa succede?" Che lui sta giocando a carte con questi due che poi è sembrato come che abbiano fatto chissà che cosa e poi invece sono dei truffatori.

MI è venuto in mente il film "La grande guerra" storia di eroi nel quotidiano. Scaturisce il fatto che il quindicenne, i due truffatori, la gente semplice è quella che poi realmente fa il cambiamento, perché le classi dirigenti non lo capiranno mai.



Andò ha fatto un altro film "Viva la libertà" dove lì c'è un gemello capo della sinistra che è folle, ma che riunisce tutta la sinistra italiana, perché anche lì c'è un elemento strano come questi due.


Ritornando sull'aspetto politico del film credo che sia un altro film di rassegnata denuncia sulla realtà siciliana, perché abbiamo visto qualche anno fa quello di Pif "La mafia uccide solo d'estate"; un'altra liberazione, quella degli americani che sbarcano e dovrebbero liberare la Sicilia, ma in realtà non succede niente, perché sono gli stessi mafiosi, gli stessi fascisti che si ripropongono alla guida del governo. Anche in questo film vediamo la stessa cosa: la liberazione non serve a niente, perché sono gli stessi baroni, gli stessi mafiosi che reimpongono il potere. Per quanto riguarda poi il discorso che faceva lei, ricordo anche qui un altro film "Eroi per caso" dove i protagonisti, presi da un moto di orgoglio, di coraggio, assumono questo ruolo d'eroe, ma in realtà poi ritornano ad essere i zompafossi che erano prima. In questo caso io vedo questa doppia confusione, il doppio abbaglio, l'abbaglio per l'errore politico e l'abbaglio nell'aver creduto che questi due zompafossi fossero diventati veramente due eroi e lui li ha cercati per vent'anni per ringraziarli di un gesto che questi hanno fatto così, perché erano dei saltimbanchi.

Ma comunque nessuno mette in conto la delusione anche dei due. Sì, perché è lo stesso scontro culturale che si crea nel sorpasso fra il figlio di una aristocrazia o borghese affermata che viene a contatto con il borghese emergente. Ciò che hanno visto li ha mossi, però c'è la delusione perché tutto è tornato come prima; a questo punto arrangiamoci all'italiana. Anche loro erano delusi, l'abbaglio è duplice. In realtà quando Picone saluta il bambino e gli fa vedere i giochi di carte sta dichiarando che stanno facendo un gioco di carte; quello che stanno facendo loro non è un atto di eroismo, l'inganno anche quello, perché sono giochi che si fanno con una mano e giochi che si fanno a due mani. E sta dichiarando in qualche maniera al ragazzino che quello che si vede non è quello che è in realtà.

Sono persone che hanno azzardato sempre, uno è un baro professionista e l'altro è comunque una persona che ci sa fare. Io invece voglio fare un riferimento musicale; non è un caso che all'ultimo si dica "Povera Italia". Perché se andate al testo della canzone di Battiato "Povera patria" è la sintesi di quello che abbiamo visto nel film fondamentalmente.

Comunque ripensando al tema 'eroi per caso' probabilmente si può dedurre che, come stavamo riflettendo, la liberazione è questione del singolo o del popolo, non è questione politica. Mi fa pensare l'andazzo generale del mondo in questo momento, in cui addirittura a livello teorico si mette in dubbio la bontà della democrazia, si mette in dubbio il fatto che il popolo possa essere, come dire, governatore della propria vita e della società. Sentivo alla radio una teoria che dice se le notizie che vengono diffuse sono veritiere e le persone sono indipendenti nello scegliere, allora la democrazia è la forma più giusta per il bene della società. Ma se girano notizie false che non corrispondono alla verità e la gente non è libera di esprimere la propria preferenza perchè condizionata, allora la forma quasi naturale, migliore, è l'uomo forte. Ciò mi fa riflettere perché mi fa venire la domanda: "la possibilità di cambiare, di costruire un mondo più giusto, più libero non può essere appannaggio della politica; è una questione da conquistarsi noi. Lo facciamo individualmente come tentativo, però poi, per esempio, se stiamo a commentare il film insieme, godiamo di più è meglio, è più corrispondente alla nostra natura di essere insieme.

Non è una questione che cala dall'alto, ma è una battaglia che ciascuno insieme agli altri vive e vince indipendentemente dalla politica e dal governo.

Non direi indipendentemente dalla politica perché comunque è fare comunità: perché individualmente, ma senza la comunità … piuttosto contro un potere lontanissimo.

Comunque viene in mente anche il film "Il campo di battaglia" in cui le due posizioni dei due medici, uno che curava e cioè uno che puniva, nella doppia posizione di quello legato all'ordine, all'istituzione e invece l'altro possiamo dire anarchico, che è più vicino alla realtà di quei poveretti che, non si capivano tra di loro quando parlavano, facevano la guerra insieme, perché costretti a combattere la stessa guerra. Quindi chi fa l'eroe per caso o la guerra è completamente distante da quello che è il potere.È distante, è distante,

Il tutto parte da noi, dalla nostra percezione della nostra identità e del nostro rapporto con l'altro, l'altro che può essere il nostro amico, l'altro che può essere a livello politico, l'altro che è a livello sociale. Il nostro rapporto con la realtà.

E con il sogno.
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A cura di The Gaunt

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IL MAESTRO (2025)
Locandina del film IL MAESTRO (2025) Regia: Andrea Di Stefano
Interpreti: Pierfrancesco Favino, Tiziano Menichelli, Giovanni Ludeno, Dora Romano, Paolo Briguglia, Valentina Bellè, Edwige Fenech
Genere: commedia

Recensione a cura di The Gaunt

A HOUSE OF DYNAMITE
Locandina del film A HOUSE OF DYNAMITE Regia: Kathryn Bigelow
Interpreti: Idris Elba, Rebecca Ferguson, Gabriel Basso, Jared Harris, Tracy Letts, Anthony Ramos, Moses Ingram, Jonah Hauer-King, Greta Lee, Jason Clarke
Genere: thriller

Recensione a cura di The Gaunt

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SEPTEMBER 5 - LA DIRETTA CHE CAMBIO' LA STORIA
Locandina del film SEPTEMBER 5 - LA DIRETTA CHE CAMBIO' LA STORIA Regia: Tim Fehlbaum
Interpreti: John Magaro, Leonie Benesch, Peter Sarsgaard, Ben Chaplin, Zinedine Soualem, Georgina Rich, Corey Johnson, Marcus Rutherford, Daniel Adeosun, Benjamin Walker, Ferdinand Dörfler, Solomon Mousley, Caroline Ebner, Daniel Betts, Leif Eduard Eisenberg, Sebastian Jehkul, Rony Herman, Jeff Book, Robert Porter Templeton, Stephen Fraser, Leon Dragoi, Doris Meier, Mark Ruppel, Christine Ulrich, Günther Wernhard, Antje Westermann, Harry Waterstone, Andreas Honold, Stefan Mittermaier
Genere: drammatico

Recensione a cura di The Gaunt

NOSFERATU (2024)
Locandina del film NOSFERATU (2024) Regia: Robert Eggers
Interpreti: Lily-Rose Depp, Nicholas Hoult, Bill Skarsgård, Aaron Taylor-Johnson, Willem Dafoe, Emma Corrin, Ralph Ineson, Simon McBurney, Adéla Hesová, Milena Konstantinova, Stacy Thunes, Gregory Gudgeon, Robert Russell, Curtis Matthew, Claudiu Trandafir, Georgina Bereghianu, Jordan Haj, Kateřina Bílá, Maria Ion, Tereza Dušková, Liana Navrot, Mihai Verbintschi, Karel Dobrý, Andrei Sergeev, Matěj Beneš, Marek Pospíchal, Jan Filipenský, Alex East, Christian Dunckley Clark
Genere: horror

Recensione a cura di Harpo

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