sabato, domenica e lunedi (1990)

Durante il fascismo (cosa che incide pochissimo sulla storia) assistiamo a tre giornate nella famiglia di Rosa e Peppino. Una coppia sposata da tempo che mostra segni di stanchezza. La moglie alle prese con la preparazione del "Sacro" pranzo Domenicale che unisce parenti e amici, mentre il marito ha dubbi sulla fedelta' della consorte...
Tutto qui in questo dramma molto televisivo creato da De filippo. Quasi tutto viene lasciato in mano alla Loren ma il risultato complessivo non è granche'.
Eppure era comicniato benissimo con la sequenza in macelleria e la lotta del ragu'... poi tutto piatto...

La scena del pranzo della domenica è quella che più di tutte riesce a condensare il tumulto di emozioni che cova all'interno di questa grande famiglia. Una famiglia in cui tragedia e commedia si fondono per dare vita ad una girandola di cose non dette, gelosie, rapporti che si incrinano, parole e pensieri male interpretati.
Il tutto rappresentato con vitale capacità da un cast abile e convincente, diretto da una regista capace, che interpreta bene quello che lo stesso Eduardo intendeva nella sua commedia teatrale omonima.
Ritmo fluido, eventi che coinvolgono e tutta la capacità artistica di una Loren che affascina anche dietro i fornelli.

Condensato di una miniserie televisiva, tratto da una briosa commedia di Eduardo De Filippo, questa della Wertmuller è un onesta trasposizione che cerca di non smarrire lo spirito paesano del testo originario.
Pranzi, liti, gelosie e superstizioni non sono amalgamate alla perfezione ma il cast è davvero formidabile e la Loren offre una delle sue migliori interpretazioni della maturità.
Come resistere poi al rito del ragu?

Con un titolo che ricorda i fasti di un cinema che già (purtroppo) non c'era più, la Wertmuller incentra questo sceneggiato dall'impronta fortemente televisiva su Sofia Loren, che da parte sua porta a casa il risultato con una prova tutt'altro che memorabile.
Poi a me la Wertmuller non è mai piaciuta nemmeno con i suoi film migliori, figurarsi con quelli mediocri.