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| Voto Visitatori: |           6,64 / 10 (150 voti) |  | Grafico | 
 
  
  
		
		
		
		
  	








 8½ / 10
   8½ / 10 SPOILER "La foresta dei pugnali volanti" è un film stupendo, tragico e poetico allo stesso tempo, visivamente raffinatissimo (i combattimenti sono messi in scena con la grazia e la levità di una danza, e le danze – il "passo dell'eco danzante" – hanno il ritmo e il vigore di un combattimento, gli stessi attori nei loro coloratissimi costumi sono di una bellezza smagliante, ancorché mai patinata), tecnicamente perfetto (la macchina da presa "vola" letteralmente insieme a frecce, lance e pugnali, il ralenti – grazie al quale un coltello in volo può tagliare a metà una goccia di sangue - è usato con sapienza sopraffina), avvincente nella trama (la cui ambiguità ricorda certi vecchi film di Kurosawa, in cui non si sa mai chi è veramente il personaggio che si ha di fronte: qui i tre protagonisti dissimulano più volte – nei loro confronti, ma anche verso lo spettatore – la loro vera identità, e la piega pirandelliana che prende il film nel finale fa sì che l'esito della storia, benché segnato come si è già detto dalla fatalità, non sia mai scontato) e dai contenuti dialetticamente complessi (Tsiao Mei è combattuta, come una moderna Antigone, tra ragion di stato e sentimenti, tra fedeltà e amore, tra codice d'onore e interesse personale). Se poi si aggiunge che Zhang Ziyi non ha nulla da invidiare a Gong Li si capisce perché ho amato "La foresta dei pugnali volanti" come "Ju Dou" o "Lanterne rosse".
 SPOILER "La foresta dei pugnali volanti" è un film stupendo, tragico e poetico allo stesso tempo, visivamente raffinatissimo (i combattimenti sono messi in scena con la grazia e la levità di una danza, e le danze – il "passo dell'eco danzante" – hanno il ritmo e il vigore di un combattimento, gli stessi attori nei loro coloratissimi costumi sono di una bellezza smagliante, ancorché mai patinata), tecnicamente perfetto (la macchina da presa "vola" letteralmente insieme a frecce, lance e pugnali, il ralenti – grazie al quale un coltello in volo può tagliare a metà una goccia di sangue - è usato con sapienza sopraffina), avvincente nella trama (la cui ambiguità ricorda certi vecchi film di Kurosawa, in cui non si sa mai chi è veramente il personaggio che si ha di fronte: qui i tre protagonisti dissimulano più volte – nei loro confronti, ma anche verso lo spettatore – la loro vera identità, e la piega pirandelliana che prende il film nel finale fa sì che l'esito della storia, benché segnato come si è già detto dalla fatalità, non sia mai scontato) e dai contenuti dialetticamente complessi (Tsiao Mei è combattuta, come una moderna Antigone, tra ragion di stato e sentimenti, tra fedeltà e amore, tra codice d'onore e interesse personale). Se poi si aggiunge che Zhang Ziyi non ha nulla da invidiare a Gong Li si capisce perché ho amato "La foresta dei pugnali volanti" come "Ju Dou" o "Lanterne rosse".Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
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