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| Voto Visitatori: |           7,04 / 10 (14 voti) |  | Grafico | 
 
  
  
		
		
		
		
  	








 7 / 10
   7 / 10 SPOILER e nel tenere i suoi protagonisti sull'orlo di un baratro, in precario equilibrio tra normalità e dannazione. Senta in questo è un personaggio davvero esemplare: nei suoi occhi c'è sempre un lampo di lucida follia, di maniacale determinazione, di sensuale fanatismo. Philippe ne è attratto irresistibilmente, capisce che in lei c'è qualcosa di strano (la sua mitomania, per esempio), ma non riesce a vedere fino in fondo all'abisso della sua perversione; pensa di poter padroneggiare il gioco (fingendo ad esempio di avere ucciso un uomo per lei), ma il gioco gli prende ben presto inesorabilmente la mano, con effetti a metà tra il tragico e l'ironico (Senta infatti non nasconde nulla a Philippe, è semplicemente lui che non le crede). Con una progressione infallibile nella sua semplicità e linearità Chabrol conduce il film verso un esito prevedibile, quasi scontato, eppure sorprendente per la ruspante efficacia della sua suspense (lontanissima dalla adrenalinica e quasi sempre banale spettacolarità dei thriller americani). "La damigella d'onore" è l'adattamento di un romanzo di Ruth Rendell, da cui Chabrol aveva già tratto "Il buio nella mente", ma Senta è parente della diabolica coppia di assassine non diversamente dalla Mika di "Grazie per la cioccolata" o dei tanti altri omicidi della sua più che quarantennale carriera. Ciò vuol dire, per tornare al punto di partenza, che l'origine letteraria dei film non è poi così fondamentale, e che il regista francese "chabrolizza" per così dire i suoi personaggi, trasformandoli in una sorta di affascinante archetipo cinematografico.
 SPOILER e nel tenere i suoi protagonisti sull'orlo di un baratro, in precario equilibrio tra normalità e dannazione. Senta in questo è un personaggio davvero esemplare: nei suoi occhi c'è sempre un lampo di lucida follia, di maniacale determinazione, di sensuale fanatismo. Philippe ne è attratto irresistibilmente, capisce che in lei c'è qualcosa di strano (la sua mitomania, per esempio), ma non riesce a vedere fino in fondo all'abisso della sua perversione; pensa di poter padroneggiare il gioco (fingendo ad esempio di avere ucciso un uomo per lei), ma il gioco gli prende ben presto inesorabilmente la mano, con effetti a metà tra il tragico e l'ironico (Senta infatti non nasconde nulla a Philippe, è semplicemente lui che non le crede). Con una progressione infallibile nella sua semplicità e linearità Chabrol conduce il film verso un esito prevedibile, quasi scontato, eppure sorprendente per la ruspante efficacia della sua suspense (lontanissima dalla adrenalinica e quasi sempre banale spettacolarità dei thriller americani). "La damigella d'onore" è l'adattamento di un romanzo di Ruth Rendell, da cui Chabrol aveva già tratto "Il buio nella mente", ma Senta è parente della diabolica coppia di assassine non diversamente dalla Mika di "Grazie per la cioccolata" o dei tanti altri omicidi della sua più che quarantennale carriera. Ciò vuol dire, per tornare al punto di partenza, che l'origine letteraria dei film non è poi così fondamentale, e che il regista francese "chabrolizza" per così dire i suoi personaggi, trasformandoli in una sorta di affascinante archetipo cinematografico.Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
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