La potente amministratrice delegata di una grande azienda mette a repentaglio la propria carriera e la propria famiglia quando inizia una torrida relazione con il giovane stagista che ha da poco cominciato a lavorare con lei.
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Babygirl ha la pretesa di adottare un punto di vista femminile sul discorso del sesso, della liberazioni da vincoli che vengono imposti a livello lavorativo e familiare. Lei donna potente sul lavoro ma non appagata sessualmente nel talamo nuziale cade nella rete del bel stagista che comincia un giochetto di sottomissioni varie a cui, dapprima con riluttanza poi con maggior piacere il personaggio di Romy si presta. Non c'è nulla di nuovo come tematica in questo film, per quanto riguarda il sesso è quanto di più antierotico mai rappresentato su grande schermo. Sul valore della Kidman come attrice nulla da eccepire, ma la sua bellezza algida è sempre stata poco erotica, per cui a livello personale mai avrei scelto la Kidman per questo ruolo. Sui dialoghi stendo un velo pietoso perché in più di un frangente mi hanno provocato la risata (e sono stato in buona compagnia, a livello quantitativo). Dissacrazione o involontariamente comici, io propendo decisamente per la seconda ipotesi. Babygirl è un prodotto già visto, brutto senza sé e senza ma, a cui la giuria di Venezia ha dato un'immeritata Coppa Volpi all'attrice. Mai scelta fu più scellerata.