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Descrive la misera esistenza fatta di menzogne e compromessi di un gruppo di giovani della piccola borghesia tedesca. Lo stile risente di una staticità teatrale e di una certa verbosità, il risultato è fortemente rigido raffreddando gli umori e i sentimenti che fuoriescono dai ragazzi, quindi il coinvolgimento è troppo distaccato.
Si riesce quasi a respirare la voglia goliardica di girare un film tra conoscenti per il gusto del girare un film e per il gusto dell'amicizia. KATZELMACHER rimbalza tra voglia di modernità e ostentata semplicità: dialoghi inconsistenti, vite dei protagonisti che girano attorno alla nullafacenza e al sesso, rapporti duali, mezzi busti e sfondi uniformi, uso delle musiche pittoresco. Rainer Werner Fassbinder già in questa maniera sfonda la porta del cinema della rivoluzione, pur con un esordio dai toni bassi e dalle idee minimaliste.
Inizio di stile documentaristico, quasi godardiano, forse esagerato, che proietta lo spettatore nel vuoto che questi giovani tedeschi vivono tutti i giorni. Giovani senza speranze e senza ambizioni che non fanno altro che pensare a perdere il loro tempo dietro a donne di facili costumi. Questa routine viene interrotta da un elemento estraneo al loro ambiente, uno straniero che sembra diverso da loro e che pagherá per il fatto di essersi intromesso nella loro esistenza vacua. Uno dei primi film di Fassbinder, in cui si produce anche in veste di attore, che tratta in modo poco velato del tema della xenofobia che ancora attanaglia la Germania del tempo. Ma non solo. Si parla anche di invidia, di pettegolezzi che infangano, di gioventú bruciata. Epiche quelle passeggiate con sottofondo di piano.
Il vuoto che si respira sin dalla prima scena è impressionante. Ed è un vuto di noia,di routine,di aspirazioni fallite da parte di un gruppo di giovani che non sembrano aspettarsi nulla dalla vita,alienati in una rete di relazioni che non portano a nulla. A farli arrabbiare sarà il caprio espiatorio,l'immigrato,il Greco. E a fargli ritrovare una parvenza di speranza,perché troveranno la giustifica che serviva loro per esprimere e giustificare un disagio malcelato.
Vero,l'approccio distaccato e dal taglio documentaristico è indigeribile nella prima mezz'ora ma necessario ad esprimere ciò che Fassbinder ha bisogno di far comprendere. Ma anche quando poi il film riesce ad esprimere bagliori di genialità questi rimangono appunto solo bagliori,inframmezzati da storie con troppo poco mordente per risultare interessanti. Il finale invece è ottimo. Se la messa in scena può piacere oppure no,solo da apprezzare il lato sociologico della vicenda in cui la generazione tedesca di cui fa parte lo stesso regista viene messa sotto accusa,intrisa di un cinismo maledetto e inoltre con una lucidità impressionante.
Fassbinder affronta parecchi temi in un film condensato e dalla sceneggiatura ricca di invenzioni formali. Si parla di sentimenti, sempre trattati con puro cinismo, di noia, di frustrazioni giovanili. Il tema dell'immigrazione è trattato in maniera molto sottile: il regista ci tiene a far vedere come le pulsioni negative di una società ipocrita vengano proiettate immotivatamente sulllo straniero, sul diverso. Voto 4 stelle.
Un'arguta critica alla società xenofoba, questo il secondo film di Fassbinder, forse troppo godardiano e ridondante in certi punti, ma riuscitissimo. Ritratti curati e particolareggiati di trentenni nullafacenti tedeschi alla fine degli anni '60. La mancanza di ogni valore, interesse, aspirazione concreta, sensibilità, trova sfogo attraverso lo stigma per un immigrato greco (Fassbinder, eccezionale nel ruolo), in un crescendo di pettegolezzi e luoghi comuni beceri e insensati, uniti tra loro da sequenze a volte davvero geniali, perchè combinate in modo da dare un'idea di moltiplicazione e aumento dell'intensità, fino alla parte finale che ovviamente non svelo. Scenografie volutamente asettiche, scevre di qualunque elemento di calore e conforto. Grottesco e amaro, vale davvero la visione anche se ammetto che lo stile quasi documentaristico può risultare un pò indigesto soprattutto nella prima parte.