Accusato ingiustamente di tradimento, il cavaliere Rodrigo Díaz de Vivar (1030-99) uccide in duello il futuro suocero. La bella Jimena non lo perdona e si chiude in convento. Riconciliatosi con lei, diventa El Cid Campeador.
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Spulciando la filmografia di Anthony Mann mi sono imbattuto in questo colosso storico figlio del suo tempo. Erano i primi anni 60's e tutti i maggiori registi di Hollywood si stavano dedicando a queste mastodontiche opere a carattere storico, film corali e pieni di scene di massa, ma soprattutto per distinguersi dall'astro nascente della televisione avevano questo formato largo, una novità per l'epoca, l'aveva fatto Wyler, l'avevano fatto De Mille, Mankiewicz, Lean, LeRoy, Kubrick e compagnia bella. Per Mann era la prima volta, ma non sarà l'unica.
El Cid rientra nella convenzione delle opere storiche a carattere epico-eroistico del periodo, con un personaggio di sani principi che scontrandosi con le leggi e i dogmi del tempo diventerà un eroe popolare capace di unire due religioni diverse - in lotta tra loro da tempo - per difendere la patria. E proprio come tutte queste opere è un film con una narrazione fatta di alti e bassi, l'alternanza di successo, colpevolizzazione, rivalsa, vittoria e così via, caratterizzano tutto il film. El Cid crede nei propri ideali, anche se non è un sovrano è un suddito capace di pensare come un Re, in un contesto cruento come quello del medioevo è l'unico cristiano indulgente nei confronti dei musulmani, questo lo farà vedere male dai suoi stessi alleati e dalle istituzioni arretrate del periodo. Sarà il popolo a riabilitare El Cid, rendendolo una guida, un eroe e infine una leggenda, che porterà il regno alla vittoria contro gli invasori. Anche dopo la sua morte, perché non si parla più di un uomo, ma di un'icona.
Poi vi sono più sottotrame, tra i giochi di potere un po' infantili e pieno di avidità degli eredi al trono - strano che Mann tratti questo argomento vero?? - fino ad arrivare alla sentita storia tra El Cid e Jimena - una splendida Sophia Loren - parecchio sofferta e piena anch'essa di alti e bassi durante il film, che comunque contribuisce ad alimentare quell'atmosfera romantico/cavalleresca di cui il film è pervaso.
Per il resto Mann fa il solito grande lavoro di regia, gestisce molto bene i tempi filmici, rendendo un colosso di oltre tre ore neanche troppo pesante, anzi scorrevole, creando parecchie belle scene di combattimento, per lo più di massa e aggiungendo un forte pathos eroico al tutto complice anche una bella colonna sonora.
Sicuramente è un bel film. Devo però aggiungere che è non poco inferiore ad altri kolossal che lo avevano preceduto, su tutti I dieci comandamenti (il migliore) e Ben-Hur.
Notevole film epico-storico che intrattiene e affascina.La regia e'da Oscar come la colonna sonora e la scenografia.Mega produzione italo-americana che con il tempo conquistò pubblico e critica.Visto oggi risulta molto attuale.La storia si ripete.
Un film davvero notevole nel suo genere, nonostante la prevedibile enfasi che traspare qua e là. Interpreti azzeccati (forse la Loren in trasferta più bella e intensa di sempre), buona fotografia, sequenze di straordinaria bellezza visiva. L'excursus romanzesco è sempre un rischio al cinema, specialmente per un film di tre ore (ne sa qualcosa l'ottimo John Woo col suo recente kolossal) ma il regista è riuscito abilmente a superare la prova
Il commento di "The Gaunt" dice già tutto: uno dei kolossal più spettacolari che ricordi di aver visto, avvincente sebbene non agilissmo, con alcune scene di guerra da consegnare alla storia del cinema. Mann, da abile regista western, riesce a conferire al racconto la giusta carica di epicità.
Kolossal diretto da Anthony Mann visivamente spettacolare nelle scene di battaglia ben costruite e ben dirette dal regista. Quello che manca, a mio parere, è la poca cura nei personaggi comprimari troppo schematici e nella banalità dei dialoghi. Malgrado lo abbia visto parecchio tempo fa, non lo ricordo comunque come un film noioso, anzi molto scorrevole e per una pellicola di tre ore non è cosa da poco.