Un operaio, Bill, ricercato per omicidio si fa assumere con la sua ragazza in una fattoria, dove si spacciano per fratelli. Il proprietario si innamora della ragazza e la chiede in sposa: la ragazza, spinta da Bill che vuole approfittare della situazione, accetta, ma il rapporto tra i tre avrà esiti tragici...
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Grande film, sotto ogni punto di vista. Merito della regia: Malick ci sa fare, sia come direttore degli attori, che come assemblatore di talenti: dalla musica (scegliere Ennio Morricone nel 1978 non è come averlo nel 2006) alla fotografia; ma il suo punto forte è la capacità di prendere una storia classica e sfruttata (echeggia il postino suona sempre due volte) e darle un'anima, un'impronta inconfondibile. Anzitutto la vicenda è narrata non da uno dei protagonisti, ma dalla piccola sorella, e dunque vista con gli occhi di una bambina, partecipe ma nello stesso tempo estranea. Poi, perfettamente inserita nella storia personale ed esistenziale di tre persone, l'America dell'industria, dei vasti campi di cereali della corn belt, della miseria; poi le nuove tecnologie (dai primitivi trattori, alle trebbie; ma anche una addizionatrice meccanica, le auto, gli aeroplani, il cinema). Il tutto inserito in paesaggi straordinari, ma congeniali ad una storia d'amore struggente. Bravo Manlick! Film da vedere.
Il destino è cinico: quando the farmer (di cui non è neppure mai detto il nome) potrebbe finalmente avere tutta per sé la moglie, per il poco che gli resterebbe da vivere, viene ucciso... ma per legittima difesa, perché, altrimenti, avrebbe certo ucciso Bill. E Bill muore innocente di quell'omicidio, ma colpevole di avere pensato troppe volte di uccidere the farmer, e soprattutto di avere spinto la ragazza fra le braccia di lui. E lei ricomincia una vita di vagabondaggio e avventura e, si intuisce, verrà seguita dalla piccola sorella, che fugge dal collegio in cerca di libertà.