Recensione risorse umane regia di Laurent Cantet Francia 1999
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Recensione risorse umane (1999)

Voto Visitatori:   7,56 / 10 (8 voti)7,56Grafico
Migliore opera primaMiglior attore debuttante (Jalil Lespert)
VINCITORE DI 2 PREMI CÉSAR:
Migliore opera prima, Miglior attore debuttante (Jalil Lespert)
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locandina del film RISORSE UMANE

Immagine tratta dal film RISORSE UMANE

Immagine tratta dal film RISORSE UMANE

Immagine tratta dal film RISORSE UMANE

Immagine tratta dal film RISORSE UMANE

Immagine tratta dal film RISORSE UMANE
 

"Mi hai cresciuto nella vergogna per la tua classe sociale".
Così Frank, il giovane apprendista manager di "Risorse umane", in un crudele faccia a faccia, rinfaccia al padre la sua rassegnata accettazione del destino e lo rimprovera per averlo cresciuto inculcandogli quel sentimento di vergogna per essere figlio di un operaio.
"Lavorare non è come studiare", abbozza timidamente il padre, cercando una giustificazione per aver coltivato per tutta la vita l'ambizione che da grande il figlio fosse riuscito a fare un grande balzo in avanti nella scala sociale e affrancarsi dalla sua condizione proletaria.

È stato questo il sogno di tutta una vita per il vecchio operaio silenzioso, in casa come sul lavoro: crescere un figlio dandogli la possibilità di un avvenire migliore del suo; per questo lo ha mandato a studiare Economia Aziendale a Parigi, coronando così il desiderio di introdurlo nel dorato mondo dirigenziale.
Terminati gli studi il ventiduenne Frank torna a Gaillon, piccola cittadina della Normandia, dove è nato e dove il padre da trentanni lavora per otto ore al giorno, come operaio alla saldatrice, nella locale fabbrica che costruisce pezzi per due importanti industrie automobilistiche francesi. Qui lo aspetta uno stage dirigenziale, preludio di quella carriera silenziosamente sognata dal padre per lui.
Ovviamente il padre è molto orgoglioso che suo figlio entri in fabbrica, ma in giacca e cravatta e non in tuta da operaio come lui. Ovviamente il figlio crede ciecamente che possa unire i due mondi, facendosi tramite tra l'utopistico sogno del padre e il cinico mondo capitalistico in cui sembra perfettamente avviato.
Il momento però non è dei più favorevoli: in una Francia che si prepara a mettere in atto le nuove regole del mercato del lavoro si discute dell'introduzione delle 35 ore lavorative che comporta, conseguentemente, la riduzione dell'orario di lavoro.

Ben accolto dalle gerarchie, e particolarmente dal direttore Rouet, Frank viene assegnato alla sezione Risorse umane con il compito di predisporre un questionario da distribuire agli operai per conoscere il loro parere riguardo all'introduzione e all'applicazione delle 35 ore. Subito si scontra con la signora Arnaux, la delegata sindacale CGT, una donna forte e determinata, che intuisce subito l'inganno che si cela dietro l'iniziativa e, ritenendo illegale il questionario, invita gli operai a boicottarlo.
Rassicurato dalla dirigenza e fiducioso che la sua iniziativa garantisca condizioni più favorevoli ai lavoratori, Frank riesce a distribuire il questionario ma, una sera, sedendosi alla scrivania del capo, scopre sul suo computer la verità, rappresentata da una lettera di licenziamento per numerosi operai, tra cui suo padre: il suo operato servirà a ridefinire l'organigramma aziendale, che prevede, in vista dell'applicazione delle 35 ore, una consistente riduzione del numero degli addetti.
La scoperta della cinica strumentalizzazione del suo operato turba profondamente Frank al punto che, per non perdere del tutto la propria dignità, confida tutto ad un suo amico, Alain, operaio come suo padre, poi stampa una copia della lettera e la affige al portone della fabbrica.
Licenziato per questa inaccettabile iniziativa, attraverso un percorso ideologico personale e contorto, Frank si schiera con gli operai e aiutato dalla sindacalista che l'aveva pesantemente contrastato quando stava dall'altra parte della barricata, partecipa alla protesta dei lavoratori che, ricorrendo alle tradizionale forme di lotta, indicono uno sciopero,organizzano picchetti, occupano la fabbrica e bloccano le macchine.
Frank vorrebbe che il padre partecipasse allo sciopero a fianco dei compagni, ma il vecchio operaio che ritiene appagante la sua condizione di precaria sopravvivenza e che crede sia suo dovere servire ciecamente e acriticamente il capitale, di cui, durante la sua vita lavorativa non ha mai messo in discussione le direttive, si rifiuta di aderire alla protesta.

Lo scontro tra i due sarà lacerante, prima per il figlio, poi per il padre, e avrà il suo momento più drammatico durante un incontro in fabbrica quando Frank, nel tentativo di spronare il padre ad assumere una posizione più critica nei confronti degli avvenimenti, lo offende di fronte agli altri operai, rinfacciandogli la sua ignavia di fronte alla prospettiva del licenziamento e di avverlo allevato nel culto della carriera.
Ma poi, come molte volte succede, un po' per l'incapacità di lottare insieme e un po' perchè dietro ad ogni essere umano spesso c'è una realtà dolorosa e disagiata, la solidarierà sindacale tra gli operai si spezza, lo sciopero fallisce e i lavoratori rientrano in fabbrica.
A Frank non resta altro che ripartire per Parigi, non prima di aver chiesto ad Alain "Qual è il tuo posto?"

La forza di questo film, che costituisce l'esordio di Laurent Cantet alla regia, risiede nell'aver saputo inserire tematiche sociali e civili all'interno di un nucleo familiare in cui si confrontano due generazioni che hanno due diverse concezioni di vita e due diverse visioni delle problematiche del lavoro: quelle del padre che è stato operaio per tutta la vita ed ha un atteggiamento di indifferente passività nei confronti delle novità ed una fede profonda nei valori che sono espressione di una generazione che ha messo l'avvenire dei figli al di sopra di tutto; e quelle del figlio che ha studiato, si è laureato ed ha ormai acquisito quella mentalità riformista che lo pone mentalmete, anche se inconsapevolmente, al di sopra della mentalità provinciale dei suoi vecchi amici d'infanzia.

Un film importante che parla di cose importanti, questo "Risorse umane", di Laurent Cantet: da un lato vi è rappresentata la crisi dell'ideologia operaia e delle lotte sindacali, dall'altro lo scontro tra l'utopia di un mondo migliore e l'interesse dominante del capitale che non vede, o non sa vedere, che dietro la sprezzante locuzione di "risorse umane", cinicamente coniata dal gergo aziendale, ci sono volti e storie di tutte quelle persone (uomini e donne) che lavorano e lottano (dentro le fabbriche e in tutti gli altri posti di lavoro) per un avvenire migliore, ma anche per affermare la loro dignità di uomini.

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Recensione a cura di Mimmot - aggiornata al 31/10/2008

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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