toy story 3 - la grande fuga regia di Lee Unkrich USA 2010
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toy story 3 - la grande fuga (2010)

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locandina del film TOY STORY 3 - LA GRANDE FUGA

Titolo Originale: TOY STORY 3

RegiaLee Unkrich

InterpretiTom Hanks, Michael Keaton, Joan Cusack, Tim Allen, John Ratzenberger

Durata: h 1.26
NazionalitàUSA 2010
Genereanimazione
Al cinema nel Luglio 2010

•  Altri film di Lee Unkrich

Trama del film Toy story 3 - la grande fuga

Quando Andy cresce e si prepara a partire per l'università, Buzz Lightyear, Woody e tutti gli altri giocattoli finiscono per essere donati per sbaglio al Sunnyside Daycare. Ci sono un sacco di pezzi di ricambio e di batterie al Sunnyside, oltre ad un sacco di bambini, tutti pronti a giocare. Purtroppo, giocare con i più piccoli si trasforma in una tortura. E l'Orsacchiotto tanti abbracci, il capo dei giocattoli dell'asilo, non fa nulla per aiutarli. A peggiorare le cose, Buzz sembra aver unito le proprie forze con Lotso. Solo Woody è abbastanza audace per pianificare una fuga! Avrà successo nel salvare i giocattoli?

Film collegati a TOY STORY 3 - LA GRANDE FUGA

 •  TOY STORY - IL MONDO DEI GIOCATTOLI, 1995
 •  TOY STORY 2 - WOODY E BUZZ ALLA RISCOSSA, 1999
 •  TOY STORY 4, 2019

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Voto Visitatori:   8,43 / 10 (254 voti)8,43Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
Miglior film d'animazioneMiglior canzone (We Belong Together)
VINCITORE DI 2 PREMI OSCAR:
Miglior film d'animazione, Miglior canzone (We Belong Together)
Miglior film d'animazione
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior film d'animazione
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Voti e commenti su Toy story 3 - la grande fuga, 254 opinioni inserite

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edo88  @  20/07/2010 14:05:45
   9½ / 10
Cos'è la Pixar? Pixar è grandi idee, emozioni sincere, coinvolgimento, divertimento, tecnica superlativa ma soprattutto amore per il cinema. Senza l'amore per il cinema, tutta la genialità degli artisti Pixar non basterebbe a rendere i loro film dei capolavori.

Toy Story 3 è arrivato in un periodo in cui andare al cinema riusciva a darmi poche soddisfazioni. Inoltre, dopo Wall-E e Up, con cui la Pixar per me si era veramente superata, si era dimostrata capace di sfornare capolavori uno dopo l'altro ma soprattutto aveva conquistato la mia piena fiducia e ammirazione, mi aspettavo che questo terzo capitolo corrispondesse a una sorta di momento di riposo, un ritorno ai già amatissimi personaggi di due dei primissimi lavori Pixar per assicurarsi un comodo successo (anche commerciale, perché è inutile ammettere che quello è sempre uno dei principali scopi). Insomma, non solo avevo aspettative più contenute, ma il fatto che si parlasse di un Toy Story (non i miei preferiti Pixar) non mi aveva messo addosso la spasmodica attesa che ormai caratterizzava ogni nuova uscita Pixar. Poi si era arrivati al numero 3, e quante volte un terzo capitolo si era rivelato all'altezza o addirittura superiore dei predecessori? Poche volte, nella storia delle grandi trilogie (e quella di Toy Story, anche se il terzo capitolo fosse stato debole, sarebbe rientrata tra queste).
E invece cosa fa la Pixar? Crea una pellicola da brivido, che ti lascia senza fiato per stupore ed emozioni, col cuore grande il doppio, capace di tenerti incollato allo schermo dal primo secondo del corto (!) all'ultimo dei titoli di coda del film.
Come ci sono riusciti (anche) stavolta? "Semplicemente" senza cambiare più di tanto gli ingredienti che avevano reso ogni loro altro film (con una eccezione, il solito Cars) un completo successo: si parte da un'ottima idea di base (i giocattoli, trascorsi 11 anni dalle ultime avventure, sono destinati alla soffitta, ma finiscono per sbaglio in un asilo nido, dove tutto non è luccicante come sembra), si costruiscono veri e profondissimi rapporti umani ma anche e soprattutto uomo-giocattolo (Andy-Woody, Daisy-Lotso), si mescolano azione (la scena iniziale col treno è fenomenale per quanto bene è girata), umorismo (Ken, Mr. Potato e Buzz in versione spagnola sono i mattatori di questo terzo capitolo), sentimenti (anche qui, uomo-giocattolo) e insegnamenti (le conseguenze dell'abbandono su tutti), si caratterizza bene ogni nuovo personaggio di rilievo (giocattolo o no: dall'orsacchiotto Lotso, passando per Barbie, fino alla piccola Bonnie) e infine si continua a migliorare sul piano della tecnica (ormai ogni loro film alza gli standard della computer grafica), con una grafica digitale che in alcuni momenti ha ben poco da invidiare alle scene in live-action.
Se tutto ciò vi sembra poco, mi dispiace dirlo ma state sottovalutando le enormi capacità di questi artisti, che fanno sembrare facile e naturale (ma naturale per loro lo è) realizzare film completi come questo.

Andando nel particolare, voglio soffermarmi su alcune scene che per me sarebbero da studiare una per una e incorniciare (senza spoiler).
La scena d'azione che apre il film è geniale, volutamente esagerata, dal ritmo perfetto e anche divertente. Ci riporta in tre secondi netti di nuovo insieme a Woody, Buzz & Co, al centro dell'azione. Poi, spiazzandoci un attimo, ci ritroviamo catapultati nella cameretta di Andy, e un video amatoriale ci porta a 11 anni fa. Poi 10, 8, 5, e così via. Andy è cresciuto, si prepara al college e giustamente ormai non gioca più con i suoi giocattoli. L'introduzione del film si conclude con gli occhi di Woody che esprimono tutta la sofferenza di un giocattolo quasi dimenticato, lasciato in uno scatolone. La canzone "Hai un amico in me" che sfuma mi ha dato i brividi.
Ken, personaggio caricatura di se stesso (ma riuscitissimo e coerente: "Non sono un giocattolo per bambine!"), è protagonista di un paio di scene esilaranti con Barbie, sipariette comici inseriti alla perfezione. Grandi momenti di commedia, da cui le commedie con attori veri dovrebbero prendere spunto.
La scimmia, i suoi occhi e le sue urla. Tremenda. Non dico altro.
Il flashback sull'orsetto Lotso, il clown e il bambolotto Bimbo fa letteralmente venire i brividi. Sfumature dorate (da ricordo gioioso) si trasformano in colori cupi e immagini fredde. Pupazzi che, con il solo sguardo (ancora una volta capace di esprimere tutto), incutono prima tenerezza, per poi far venire la pelle d'oca. Una menzione speciale al giocattolo Bimbo, veramente inquietante durante tutto il film, per apparenza e ruolo svolto. Un utilizzo geniale, come al solito.
I nostri giocattoli in un momento di terrore collettivo. Anche qui, non dico altro per non spoilerare, ma è un momento veramente infernale che una stretta di mano riesce in parte ad alleviare.
La scena finale, col discorso carico d'emozione di Andy, ti lascia un groppo in gola, facendoti provare malinconia ma anche gioia.
I titoli di coda, fantastici e divertentissimi, ti aiutano a lasciare la sala col sorriso sulle labbra, pronto a immergerti nel mondo Pixar ancora una volta (non so voi, ma a me è venuta una gran voglia non solo di rivedermi il film appena possibile - e l'ho fatto -, ma di recuperarmi i primi due).

Ma il punto è che tutto in questo film è pressoché perfetto, ed è impossibile non notare lo sforzo creativo che c'è dietro ad ogni scena, personaggio, dialogo e così via. In particolare, i dialoghi sono più maturi (una battuta di Barbie lascia a bocca aperta), e il ritmo non ha una sbavatura, alternando momenti pieni di adrenalina (fughe e piani strategici) ad altri decisamente più rilassanti (come la dolcissima Bonnie con i suoi giocattoli, tra cui un fantastico omaggio a Miyazaki che non può che far emozionare gli amanti dello Studio Ghibli).
Inoltre, il messaggio di cui si vuole parlare è ancora una volta molto forte, e capace come al solito di arrivare ai più piccoli come agli adulti: l'abbandono e le ferite che ti lascia, ma anche solo la paura di sperimentarlo e la negazione di esso; e l'apparenza di persone (in questo caso giocattoli) e cose (l'asilo) che può facilmente ingannare.
E come per ogni film Pixar, è un piacere unico tentare di adocchiare i rimandi ai film passati o quegli oggetti o scritte che vengono inseriti in ogni film. E i creativi della Pixar ce ne mettono sempre a decine.

Insomma, non mi sarei mai aspettato un risultato del genere da un secondo sequel, che nettamente supera entrambi i suoi predecessori e si posiziona tra i migliori Pixar (insieme a Wall-E, Nemo e Up, almeno per il sottoscritto).
E siccome siamo in Italia, alcune parole anche sul doppiaggio: nel complesso più che buono, ma sono le new-entry che funzionano di meno: si va da De Luigi (Ken) e Gerini (Barbie) che se la cavano più che bene, nonostante le voci non definitive del trailer fossero migliori (perché le hanno cambiate, vallo a capire); passando per Scotti (Telefono) e Faletti (Clown) che ho trovato distraenti: il primo non se la cava affatto male, ma ti viene troppo da pensare al presentatore, mentre il secondo proprio non va, fa quasi ridere e rischia di rovinare quel fenomenale flash-back; e si arriva alla voce del doppiatore di Andy, quasi incapace (uno sconosciuto, poco esperto nel doppiaggio. Parole del doppiatore stesso tra l'altro!). Ma mi aspettavo molto peggio, alla fine sono più che soddisfatto.

E il bello è che non ho ancora parlato del cortometraggio Day & Night (Quando il giorno incontra la notte)!! Dire che da solo vale il prezzo del biglietto è poco. E' qualcosa di, di... non ho aggettivi per descriverlo, mi ripeterei! Come fa a venire un'idea così geniale (alla fine mi sono ripetutto) e originale? Facile: bisogna essere dei geni. Alla Pixar non si accontentano di realizzare capolavori, devono anche buttarsi in progetti sperimentali e inusuali: qua abbiamo animazione 2D mescolata con animazione 3D, e il risultato lascia a bocca aperta. Se il film si può guardare anche in 2D (il 3D è ben fatto, ma non è funzionale alla storia), invece il corto VA visto in 3D, ma soprattutto vissuto. Un vortice di immagini che si accavallano, e non manca il bellissimo messaggio: si parla di paura dell'ignoto e rifiuto del diverso. Una grandissima introduzione, per due capolavori di fila (e io spero in una doppietta l'anno prossimo agli Oscar: miglior cortometraggio animato e miglior film d'animazione).

Che altro dire? Grazie Pixar, grazie davvero.
Che siate o no fan della Pixar o di Toy Story, non potete perdervi questo gioiello.

Ps: così come temevo che Toy Story 3 potesse facilmente essere un passo indietro, allo stesso modo sono un po' preoccupato per Cars 2, altro sequel in arrivo (2011), solo che stavolta non c'è alle spalle un primo capitolo amatissimo e riuscitissimo. Ma mi fido della Pixar, e chissà, magari mi stupirà ancora una volta...

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Ultima risposta 19/09/2010 17.30.37
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