kinsey - e ora parliamo di sesso... regia di Bill Condon USA, Germania 2004
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kinsey - e ora parliamo di sesso... (2004)

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locandina del film KINSEY - E ORA PARLIAMO DI SESSO...

Titolo Originale: KINSEY

RegiaBill Condon

InterpretiLiam Neeson, Laura Linney, Chris O'Donnell, Peter Sarsgaard, Timothy Hutton, John Lithgow, Tim Curry, Oliver Platt

Durata: h 1.58
NazionalitàUSA, Germania 2004
Generedrammatico
Al cinema nel Marzo 2005

•  Altri film di Bill Condon

Trama del film Kinsey - e ora parliamo di sesso...

Uno sguardo sulla vita di Alfred Kinsey, pioniere nella ricerca scientifica sulla sessualità umana, che nel 1948 pubblicò il libro, divenuto poi un best-seller, intitolato: "Il comportamento sessuale nel maschio umano".

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Voti e commenti su Kinsey - e ora parliamo di sesso..., 30 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  22/03/2005 22:27:15
   7 / 10
"Il problema è che la maggior parte della gente vuole essere uguale"

Qualcuno sa dirmi come mai i biopic partono sempre dall'elegia sul Pensiero e l'Ambizione e finiscono per torturarsi nel baratro dell'ossessione patologica della dipendenza? Si direbbe che Darwin oltre a concepire il "mammifero" Umano fosse conscio della sua incapacità di nobilizzare il pensiero senza l'ansia psicologica di diventare corpo e mente assoluta in un progetto... I venti minuti iniziali promettono (molto) male: siamo in un climax edulcorato e stucchevole che richiama al meglio Faulkner e al peggio quel conformismo che si compiace di essere risorsa dei propri limiti E' come se Condon - un nome, un destino - volesse redarguirci che in fondo in tutta questa epopea di ignoranza e veti si viveva meglio, senza la spregiudicata liberalizzazione degli anni successivi... Io ritengo che kingsey sia un film importante a modo suo e a dispetto di diverse forzature che colgo ogni volta che penso ai singoli fotogrammi, alla storia in se' Ma provo a ricollegarmi all'epoca e a tracciarne un bilancio: dunque la Caccia alle streghe del senatore McCarthy (fra i funzionari più bigotti anche un noto omosessuale) agì da detentore a un clima infausto, che relegava il presunto Comunismo (sotto la dicitura attività antiamericane) come detentore di tutti i mali, esattamente come facevano i giovani del 1968 verso la borghesia... Se pensiamo al cinema, che ha rovinato attori eccelsi come John Garfield o Robert Montgomery e influenzato l'attività di autori "sovversivi" come Elia Kazan, il moralismo imperante ha perso con gli anni la scommessa. Perchè proprio negli anni cinquanta a pochi anni dai processi e dal consiglio dei 10 di Hollywood il costume sessuale e non si è ribellato, ed è nato il cosiddetto cinema voyeur Temi come l'omosessualità (v. Tennessee Williams oh sì), la droga (improponibile un film come l'Uomo del braccio d'oro con Sinatra dieci anni prima) schizofrenia e alcolismo si sono diffusi a macchia d'olio, e se non hanno evitato le maglie della censura comunque non sono stati nemmeno frenati come era lecito temere vista l'enorme successo ottenuto.
In questo contesto, la vita di Alfred Kinsey non diverge poi molto da quella di altre biografie del genere: c'è la contestualizzazione amara delle cause che scatenano il vertice del personaggio, ma anche l'eden incontaminato del rifugio biologico (biologia = la scienza della vita) a contraltare una rettitudine mentale piuttosto imperante anche oggi (v. una recentissima notizia, quel reverendo che con l'intenzione di diffondere alti valori morali nei loro figli impedisce loro ogni contatto con i coetanei, la scuola e tutto il resto: i figli sembrano dalle foto delle vittime spaventate e riverenti da cotanta sciagurata disciplina), c'è la fama contrastata da uno spiccato patologismo imperante che divora, come carne, gli elementi umani che l'hanno portata al successo, o Edipo riletto nelle successive generazioni, con il figlio di Kinsley che si ribella al padre, e per i motivi opposti, persino un salvifico dietrofront amaro che non trova proseliti nell'epilogo del personaggio Nei contrasti ideologici tra trasgressione e bigottismo, un regista dal nome quantomai equivoco (se la lettera finale fosse una M) gioca due pesi e due misure, strasbordando in un'irriverenza - non diciamo volgarità - quantomeno grottesca e superflua (gli intervistati che affrontano il tema della zoofilia, l'accoppiamento con animali, o anche i filmati in 8 mm. sull'alcova della maturità, con tre giovani uomini che deflorano una donna matura, persino l'agghiacciante intervista con un pedofilo compiaciuto e disgustoso) da una parte, e finendo per ricompattare ogni cosa nella più assoluta melensità (la coppia aperta che rimane "fedele" fino alla fine, l'Amore che trionfa sul preconcetto sessuale e ad ogni costo) Con queste premesse,è chiaro che il rischio di rendere il film discutibile o quantomeno paradossale c'erano tutte. Oltretutto le forzature in una parte o nell'altra indicano quanto il gioco delle due parti sia per mr. Condon qualcosa di ampiamente costruito atto a favorire il consenso di varie tipologie di pubblico, a seconda della natura con cui affrontano simili argomenti (penso alla Rockfeller che finanzia il progetto e che parla apertamente di omosessualità come un sentimento diffuso . cfr. la scoperta dell'acqua calda, ma incongrua per un'associazione tanto seriosa se non ai fini del puro lucro - non eravamo forse in tempi in cui kowalsky proprio lui al cinema perde per esigenze di mercato e veti censori ogni riferimento all'omosessualità del testo originario di Williams, a tram called desire? - l'accoppiamento promiscuo e parentale (incesto) un po' prematuramente definito indicativo delle variazioni sessuali della specie, e l'ossessione del sogno quando comunica un forte disagio (dissenso) davanti a un'agiografia di cui Condon sembra improvvisamente pentirsi Ma perche' mai? Io ho visto questo film con un collega di lavoro incontrato per caso in strada e confesso che avevo provato qualche reticenza davanti alle tematiche, temevo potesse provare disagio, affanno, invece poi arriva alla conclusione che nella vita nulla è dato per certo, che prima o poi potrebbe arrivare anche a voler sperimentare qualcosa di diverso (lui è un donnaiolo impenitente) Colgo il giudizio e leggo un eloquente "distogliere gli amanti dai piaceri della carne e rivolgersi a quelli dello spirito". Kinsey è un'uomo che non ha ancora sperimentato i limiti della sua sopravvalutazione del proprio pensiero: la società americana del film sembra liberarsi, sgombrarsi da un peso insostenibile per sempre, come se non attendesse altro... un montaggio molto efficace riporta ai fasti di tom of finland (nota icona gay) e ai bellissimi cortometraggio indipendenti degli anni cinquanta Per quanto la storia di kinsey ricordi A beautiful mind e soprattutto il bel rapporto omosessuale e maschile con il suo "pupillo" il Will Hunting di Van Sant, noi vediamo soltanto la riconferma di due tendenze:
1 - quando è in atto una rivoluzione di costumi atta a ribaltare un'involuzione totalitaria i freni inibitori svaniscono e si rivela una natura che non conosce senso della misura e dei limiti
2 - Come lo stesso kinsey insegna, nella velleità di scoperchiare tanta ipocrisia e menzogna sociale, si finisce per riconoscere più le ragioni della provocazione che quelle del cuore, dell'anima: il compiacimento dialettale, l'onnipotenza del trasgressore sulla forma mentis bigotta e tradizionalista
Poi segue altri parametri, rievocando efficacemente la vita degli omosessuali negli anni cinquanta attraverso quei locali sinistri che già aveva indicato Otto Preminger nel suo "tempesta su Washington", analizzando con indubbia resa emotiva la confessione di un gay stuprato dai fratelli e "marchiato" in modo infamante sul torso, e rivelando quanto l'opportunismo di k.sia stato opportuno ai fini ("mi ha salvato la vita" rivela un po' troppo schindlerianamente al protagonista del film di Spielberg una lesbica di mezza età) Ma il momento migliore è indubbiamente la confessione del padre di k.: avrebbe potuto indurre al facile riso, a un'ilarità da caserma, sconveniente nella sua assurdità, ma pensare a un bambino di 11 anni imprigionato della propria virilità e quindi del corpo, dell'oggetto atto al desiderio (viatico e successivo strumento) suscita vera commozione. E davanti all'esperienza forte di un'amicizia virile che si tramuta nella sua sublimazione assoluta, cioè l'omoerotismo, c'è una "scala demografica dei valori dei desideri" che si puo' riprodurre soltanto nel bisogno assoluto di cedere all'uguaglianza tanto bramata, e di seguire le vie della passione e del corpo. Ovviamente per le stesse ragioni molti fra coloro che vivono questo divario, tendono nella vita a preservare la propria, irrequieta e vaga, normalità

4 risposte al commento
Ultima risposta 26/03/2005 17.52.00
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