Negli anni '30 Monroe Stahr (De Niro), carismatico e dispotico capo della produzione di una grande società hollywoodiana, entra in crisi quando incontra una ragazza che gli ricorda la moglie defunta.
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Un cast veramente stellare, l'incontro della Vecchia e nella Nuova Hollywood, il declino di un modo di fare cinema, la cosidetta golden age degli studios cinematografici. Il film di Kazan ha delle buone frecce al suo arco, momenti sublimi (la scena del nichelino), ma nella sostanza è una pellicola rigida che non trova fluidità nelle sue componenti. Se l'atmosfera da crepuscolo degli dei descrive in maniera efficace il rapido decadimento di un modo di fare cinema, il discorso metafilmico sulla storia d'amore di Monroe trasposto quasi come un film nel film ed il suo dramma personale che lo porterà alla rovina appaiono distanti fra loro come due corpi estranei, come passare da una pellicola ad un'altra. Bravissimo comunque De Niro, perfettamente all'altezza del ruolo.