django regia di Sergio Corbucci Italia 1966
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django (1966)

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locandina del film DJANGO

Titolo Originale: DJANGO

RegiaSergio Corbucci

InterpretiAngel Alvarez, Loredana Nusciak, José Bodalo, Franco Nero

Durata: h 1.37
NazionalitàItalia 1966
Generewestern
Al cinema nel Settembre 1966

•  Altri film di Sergio Corbucci

Trama del film Django

Per punirlo di un furto d'oro gli uccidono la donna e Django fa una strage. Uno dei capisaldi del western all'italiana: violento e feroce oltre ogni limite. Nero, al suo primo ruolo importante, si aggira portandosi appresso una misteriosa bara di cui solo alla fine svelerà il contenuto.

Film collegati a DJANGO

 •  POCHI DOLLARI PER DJANGO, 1967
 •  DJANGO IL BASTARDO, 1969
 •  W DJANGO!, 1971
 •  DJANGO 2 - IL GRANDE RITORNO, 1987

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Voto Visitatori:   6,85 / 10 (76 voti)6,85Grafico
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Voti e commenti su Django, 76 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Angel Heart  @  09/01/2015 11:54:12
   6½ / 10
Un buon western, sporco e violento, con un iconico Franco Nero degnissimo sostituto (per non dire surrogato, che suona brutto) di Clint Eastwood.
Carina l'idea della bara (l'unica "originalità" della pellicola) per il resto siamo sul classico del vendicatore solitario; qualche punto morto di tanto in tanto, ma anche numerose sequenze da grande cinema di serie b (l'epilogo al cimitero) ed un tema musicale decisamente indelebile.

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Ultima risposta 09/01/2015 13.23.22
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daniele64  @  24/09/2013 15:49:24
   6½ / 10
Film carino ma ,secondo me,un po' sopravvalutato.Buone alcune trovate,come la famosa bara e l'ambientazione cupa e fangosa,ma la trama è piuttosto abborracciata e presenta alcune parti poco credibili:

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
Da notare alcune scene parecchio violente per l'epoca. Corbucci ha fatto forse le prove generali per "Il grande silenzio". Cast modesto ma sufficiente,con in evidenza gli occhi di Franco Nero e la bellezza della Nusciak (che veniva dai fotoromanzi,e si vede!).

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Ultima risposta 25/09/2013 00.35.46
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Niko.g  @  04/07/2013 12:25:13
   7 / 10
Sporco di polvere e fango, senza cavallo e con una bara che si trascina con sé... E' la prima immagine che abbiamo di Django ed è già mito.
Dimentichiamoci la sceneggiatura perché essa è davvero misera (o poraccia, come direbbe Barbie Xanax). La grandezza del film è nella messinscena, nel funereo e geniale cavallo di troia, negli sguardi, nei silenzi, nelle atmosfere minimali da apocalisse western, nella splendida intro musicale del duo Bacalov-Migliacci.
Plausi a Franco Nero (qui al suo primo ruolo davvero importante) e al cattivissimo Eduardo Fajardo, nonché alla bellezza suadente di Loredana Nusciak (meravigliosa creatura, quanto pessima attrice).
La tua colt, Django, può sparare anche sette colpi e questo per noi è rassicurante.
Oh, Django!
After the showers is the sun
will be shining…

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Ultima risposta 05/07/2013 18.28.56
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GodzillaZ  @  05/03/2013 13:21:11
   7 / 10
Purtroppo mi sono perso la nuova interpretazione di Tarantino, ma questo Django mi è piaciuto.
Molto cinico e violento, ma allo stesso tempo "scanzonato" e non sempre credibile.
La storia stà in piedi a malapena ma il film è uno spasso.
Franco Nero/Django (sono l'unico a pensare che lui e Terence Hill siano praticamente gemelli?) sembra un Callaghan del vecchio west!
Divertente nello sviluppo e esaltante la vendetta.

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Ultima risposta 24/05/2013 15.15.11
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Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  04/03/2012 00:23:51
   6½ / 10
Corbucci gioca a fare Leone ma questo film è pura serie C in tutto (colonna sonora, regia, riprese, dialoghi, recitazione...) Ovviamente si può dire che sia questa l'essenza dello "spaghetti western". Nero resta a metà tra Clint Eastwood (stesso doppiatore) e Terence Hill. C'è qualche idea interessante, ma almeno una trama avrebbero potuto prendersi la briga di scriverla...

2 risposte al commento
Ultima risposta 04/03/2012 10.22.40
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PignaSystem  @  08/08/2011 17:24:11
   7½ / 10
Generato appena dopo l'avvento della novità del western all'italiana, "Django", come capitò anche ad altri titoli di genere divenuti negli anni di culto, uscì ma non realizzò grandi incassi, se non per conoscere , pochi mesi dopo , una seconda carriera in sala molto più remunerativa: a metà anni Sessanta, se erano apparsi violenti i primi due film di Leone, questo spinse il pedale della brutalità, includendo uno dei cattivi cui viene fatto mangiare il proprio orecchio dalla fazione avversaria ( detta così è una cosa giustamente insostenibile, ma fortunatamente si vede poco o niente), giungendo a livelli di inusitato furore, come la tortura cui viene sottoposto l'ombroso Django di Franco Nero. La storia, a grandi linee, ricalca quella di "Per un pugno di dollari", con il protagonista, un taciturno abilissimo con le armi, che si allea per opportunità prima con un clan, poi con l'altro, comunque per proprio tornaconto: la canzone dei titoli è cantata da Rocky Roberts, che realizza un modello molto imitato negli anni seguenti. Il film, a tratti, è pervaso da una disperazione onesta, altrove ricorre troppo insistentemente a scene di grand-guignol vario, forse per apparire più originale: nella sostanza, un westernaccio abbastanza onesto, godibile , che risente troppo dell'ispirazione all'originale leoniano.

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Ultima risposta 24/05/2013 15.11.03
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  09/11/2010 21:58:22
   7 / 10
Il grande successo dei film western di Sergio Leone ha provocato tutta una serie di "imitazioni" o di variazioni sul tema. "Django" appartiene a questo gruppo. Infatti anche in questo film tutto ruota intorno alla figura di un "eroe" solitario, di poche parole, misterioso, ambiguo, tiratore infallibile che usa il male a fin di bene. Intorno ruota tutta una serie di figure poco abbozzate e stereotipate: o completamente cattive, o vigliacche o materialiste. Ne viene fuori un ritratto sociale e etico amaro e pessimista.
Nel film di Corbucci si apportano, soprattutto nella prima parte, delle importanti innovazioni allo schema. La prima cosa che si nota è una specie di simbologia religiosa. Django trascina dietro sé con estrema fatica una bara. Sembra a volte Gesù che si reca al Golgota. Il simbolismo della bara funziona anche come una specie di "memento mori", il quale rimanda a qualcosa di etico e spirituale, più che materiale. In alcune scene appare chiara addirittura l'iconografia della croce. Gli interventi di Django assumono poi il significato quasi di un giudizio apocalittico, la giustizia "divina" che supplisce all'assenza di quella umana. La scena del salvataggio della prostituta Maria, con susseguente attaccamento di lei e ostentato distacco da parte di lui, rimanda alla redenzione di Maria Maddalena. L'ambientazione aspra e il terreno fangoso fanno poi pensare un po' agli scenari dei Vangeli e al valore nullo che ha la vita terrena (equivalente a fango).
Tutto questo fino al momento in cui Django apre la bara e tira fuori il suo contenuto. A questo punto tutta la simbologia religiosa sparisce e Django torna nei soliti e strausati ranghi dell'eroe giustiziere e attaccato all'oro del western all'italiana. Peccato, perché continuare su questa strada avrebbe portato il film a essere qualcosa di molto originale.
Invece nel proseguo del film si passa a simbologie di natura prettamente politica. Il partito del Capitano Jackson assume l'aspetto di un gruppo animato da ideologie di destra razziste e nazistoidi; accostamento molto evidente che viene un po' sviato solo dal colore rosso con cui i componenti delle squadracce si vestono. Django decisamente odia questo gruppo, mentre è molto più indulgente e quasi supporter del gruppo contrapposto, quello dei Messicani. Questo gruppo ha chiari rimandi ai gruppi di lotta rivoluzionaria popolare orientati a sinistra. Le faccie delle persone che fanno parte di questo gruppo sembrano uscite fuori da un quadro di Guttuso. Nonostante le evidenti simpatiche, anche questo gruppo viene condannato come fondamentalmente materialista e fanatico. Django/Dio non ha pietà neanche per loro.
Nel finale ritorna la simbologia religiosa con Django che si sacrifica e soffre per "liberare" dal male.
Per il resto purtroppo il film segue fin troppo gli stereotipi del genere, con qualche segno di quello che sarà la sua decadenza. Infatti si indugia fin troppo sulle s*****ttature e le imprese sfiorano a volte l'assurdo. La via è aperta alle parodie e alle specializzazioni ludiche.
Rimane comunque quest'atmosfera greve, cupa, solitaria e soprattutto il fango, tanto fango in cui si affonda e dove si rotolano litigando le persone. Per Corbucci è questo il mondo in cui viviamo.

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Ultima risposta 24/05/2013 15.07.47
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thamadartist  @  06/06/2010 11:48:35
   2 / 10
Non mi è piaciuto da morire pechè in questo film cè tutto e niente:
comincia con Django che salva una ragazza poi una sparatoria senza motivo, poi la sparatoria viene fatta anche fuori dal bar (e Django vince). Poi ruba polvere d'oro senza un motivo valido per il proseguirsi della storia. Poi c'è una s*****ttata inutile in un bar che non centra niente col film poi c'è la sparatoria finale dove Django vince con le mani rotte.

Film inutile senza una trama e senza senso.

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Ultima risposta 24/05/2013 15.02.45
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Marvpel  @  23/04/2010 23:07:01
   4 / 10
Imbarazzante. Non capisco il successo di questa pellicola, le idee interessanti sono veramente, veramente poche (una su tutte, se non l'unica, la bara). I dialoghi sono un trionfo di banalità incapaci di suscitarmi una qualsiasi emozione, se non l'antipatia nei confronti di Django, il cui carisma tende a zero. Carenza che un western non può permettersi. Forse la violenza delle scene può portare il film a differenziarsi dai suoi coetanei, ma personalmente la ritengo una caratteristica, non necessariamente un pregio. Film evitabile.

4 risposte al commento
Ultima risposta 24/09/2010 18.50.58
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LoSpaccone  @  06/04/2010 10:20:13
   4½ / 10
Qualche buona idea piazzata qua e là c'è ma se non siamo nel trash poco ci manca. Pessime la regia e la recitazione e nell'insieme non dà mai la sensazione di essere un vero western. Pare che da un momento all'altro possa spuntare una Fiat 850 da qualche parte...

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Ultima risposta 11/04/2010 17.48.16
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