Tre camionisti texani vengono a diverbio con uno sceriffo loro vecchio amico e lo stendono assieme ai suoi aiutanti. Devono poi fuggire dallo Stato per evitare rappresaglie. Durante la corsa verso il Nuovo Messico, al terzetto si uniscono molti amici e colleghi, in una carovana che getta lo scompiglio nell'intera contrada.
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On the road anarchico e scanzonato, ricco di disavventure divertenti ed un pugno di personaggi per il quale sarà impossibile non simpatizzare. Non è girato benissimo, vero, ma che lo stile grossolano sia voluto o meno, risulta men che mai adatto al contesto ed allo spirito della storia, e maggiore cura tecnica non credo gli avrebbe donato la stessa energia. Si presenta come un film sui camionisti (per generalizzare) ed in quanto tale deve essere come minimo lercio. Birra, scazzòttate, cameratismo, risate, lotta all'ingiustizia dell'autorità e tanta voglia di libertà in un film semplicissimo e per niente impegnativo che, per quel che è, funziona alla grande; il colmo, è che lo reputo il miglior film di Peckinpah, o almeno quello più accessibile a chiunque ci si imbatta. Personalmente, l'unico film del regista che non mi abbia fatto addormentare dentro i primi trenta minuti.