Recensione billy elliot regia di Stephen Daldry Gran Bretagna 2000
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Recensione billy elliot (2000)

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locandina del film BILLY ELLIOT

Immagine tratta dal film BILLY ELLIOT

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Immagine tratta dal film BILLY ELLIOT

Immagine tratta dal film BILLY ELLIOT
 

L'Inghilterra è quella greve e plumbea dell'epoca del governo Thatcher, impegnato a riservare destini magri e miseria nera ai minatori in sciopero.
L'ambiente è quello tipico della working-class di una cittadina della Contea mineraria di Durhan, nel nord-est britannico, segnato dalla politica di deindustrializzazione attuata dalla Lady di ferro che portò alla chiusura del settore carbonifero inglese.
L'epoca è quella del mitico sciopero dei minatori del 1984/85, che speravano di riscattarsi dalla tragedia legata al dramma della disoccupazione.
L'atmosfera è quella del romanzo di formazione e di ribellione legata all'esaltazione del mito dell'arte e della forza di un sogno.
La storia è quella di un ragazzino di undici anni, Billy Elliot, che, sfidando regole e pregiudizi, grazie alla sua improvvisa passione per la danza, intraprende un percorso di formazione personale che lo porterà a cercare e trovare una sua forma di riscatto sociale e una sorta di vittoria delle forze della perseveranza sulla limitatezza dei pregiudizi.
Intanto il governo conservatore della Signora Tatcher, incurante del fatto che ci fossero delle famiglie dietro a quei minatori che protestavano, per ridimensionare il ruolo del sindacato che, in occasione dell'analogo sciopero del 1974, aveva costretto alla trattativa e aveva costituito uno dei motivi delle successive dimissioni del Governo del conservatore Edward Heat, è impegnato a mostrare il pugno di ferro contro i lavoratori che, insieme alla perdita del posto di lavoro, si vedono preclusa qualsiasi prospettiva per il futuro.
Durante questo difficile momento per gli abitanti della cittadina mineraria di Easington e per la famiglia Elliot, il piccolo Billy scopre se stesso e la sua vera vocazione, lontana da una possibile esistenza passata nel fondo di un pozzo o ad ubriacarsi in un pub fumoso.

Billy Elliot e la sua famiglia, in questo scorcio del 1984, vivono una situazione economica e familiare molto difficile: il fratello maggiore è attivista sindacale e minatore; il padre, anch'esso minatore, non ha ancora elaborato il lutto per la perdita della moglie, deceduta poco tempo prima; Billy deve badare alla nonna affetta da una forma precoce di alzheimer mentre la povertà in casa Elliot è tangibile e i soldi bastano appena per procurarsi i beni di prima necessità.
Anche l'ambiente circostante non è particolarmente favorevole: la cittadina di Easington, con le sue case e le sue strade popolari, dove la desolazione regna sovrana e gli abitanti sonno tutto di tutti, ha i colori lividi e spenti delle località minerarie: le persone sono incattivite dalla miseria e da uno sciopero che dura ormai da lungo tempo; l'ignoranza causata dalla mancanza di mezzi materiali e i pregiudizi tipici del maschilismo, per cui un uomo vero deve essere insensibile, ubriacone e donnaiolo e la mascolinità si esprime con gli sport in cui la forza fisica è preponderante.
La famiglia Elliot non fa eccezione alla regola e per questo Billy viene costretto a frequentare la locale palestra a prendere lezione di boxe.
Solo che la scuola di pugilato, dove Billy prende più pugni di quanti riesca a darne, condivide i locali con la scuola di danza classica, dove la tenace Mrs. Wilkinson tenta di rendere aggraziati gli sgambettamenti di uno sparuto gruppo di goffe coetanee di Billy.

In questo desolante quadro, in cui è impensabile coltivare dei sogni, Billy scopre la magia delle piroette e, capito che il ballo può essere un mezzo per affrancarsi dal proprio destino sociale e un mezzo per lasciarsi alle spalle una grigia vita di provincia ed un probabile futuro da minatore, prende coscienza di sé e decide autonomamente di lasciar perdere la boxe e di unirsi al gruppo delle ragazzine per seguire le lezioni di danza classica della signora Wilkinson.
La maestra, una donna energica e volitiva, disposta a sfidare i pregiudizi maschili, intuisce molto presto che il ragazzo ha talento naturale e lo sprona ad applicarsi con impegno facendogli intravedere la possibilità di sostenere gli esami di ammissione al Royal Ballet di Londra.
Billy, però, che conosce molto bene la morale vigente, che ritiene deviante per un maschio dedicarsi ad attività "effemminate", nasconde ai suoi familiari la sua scelta e finge di proseguire gli allenamenti di pugilato, mentre in realtà frequenta individualmente i corsi della signora Wilkinson.
Quando il padre e il fratello scoprono la strana e imbarazzante inclinazione di Billy scoppia il finimondo e, dato che ritengono la danza una cosa per "froci" e non adatta alla virilità di un vero uomo, reagiscono violentemente proibendogli di uscire di casa e ogni rapporto con l'esterno.
Ma Billy non si dà per vinto e continua di nascosto ad allenarsi nella danza in compagnia di un suo amico d'infanzia che ama indosare il tutù.

Quando però il padre si rende conto del talento del figlio e capisce che la danza può essere la sua arma di riscatto, si convince dell'importanza di offrirgli questa opportunità, ma gli mancano i soldi per farlo andare a Londra a sostenere gli esami.
Per procurarseli allora è tentato di tradire lo sciopero e tramutarsi in crumiro, ma è fermato dal figlio maggiore e dalla solidarietà dei minatori, che organizzano una colletta per racimolare il necessario.
Superato l'ostacolo delle difficoltà economiche (memorabile la scena della distruzione del pianoforte della madre per farne legna da ardere) finalmente Billy può recarsi a Londra a sostenere l'audizione che lo porterà ad essere ammesso alla prestigiosa Royal Ballet School.
Il ritorno a casa, proprio quando i minatori vengono sconfitti, pone il sigillo a questa stupenda favola sulla forza degli ideali e della perseveranza.
Quindici anni dopo, al Covent Garden, assistiamo, insieme al padre, al fratello e all'amico gay, al trionfale debutto di Billy Elliot come primo ballerino del Royal Ballet.

Il film del regista esordiente Stephen Daldry (Direttore artistico del Royal Court Theatre) ha la capacità di far diventare credibile la favola che basti una forte forza di volontà per rendere avverabili i sogni e superabili i problemi concreti di sopravvivenza.
E invece, purtroppo, non è così!
Sappiamo che la vita è fatta di piccoli e grandi sacrifici e che spesso solo "uno su mille ce la fa". Sappiamo che, spesso, la società non è così pronta ad ammettere di aver espresso giudizi frettolosi e negativi; sappiamo che, spesso, la forza degli ideali si scontra con la dura realtà dei problemi di lavoro; sappiamo che, spesso, la libertà di una scelta di vita ferisce e si ripercuote su coloro che ci stanno accanto; sappiamo che, spesso, è molto difficile che la vittima di un sorpruso riesca a superare il trauma del torto subito.

Detto questo è giusto riconoscere al film una coerenza di fondo nel tratteggiare dei personaggi veri e nel mettere insieme, per mostrarcene le connessioni, tre oppressioni: quella di classe (rappresentata dalla lotta dei minatori per difendere il posto di lavoro); quella generazionale (evidenziata nella battaglia di Billy per affermare i propri diritti contro la famiglia); e quella di orientamento sessuale (sottolineata dalla evidente omosessualità dell'amico di Billy che ama vestirsi con abiti femminili).
La scelta di Billy rappresenta l'occasione di riscatto per sé ma anche per l'intera comunità: il suo successo è anche il successo di tutti ed alla fine, anche se solo lui riuscirà a sfuggire alla squallida esistenza che sembra incombere sul suo futuro, il suo successo è una vittoria per tutta la comunità, ma è soprattutto l'affermazione del diritto ad essere se stessi.

Billy Elliot è un melodramma che alterna momenti di autentico coinvolgimento a momenti di irresistibile humour britannico, scritto molto bene, diretto con maestria da Stephen Daldry e recitato con passione dal giovane protagonista, Jamie Bell, che sa imprimere alla sua interpretazione la forza della naturalezza, la ricchezza dell'energia e la tenerezza della commozione.

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Recensione a cura di Mimmot - aggiornata al 26/01/2009

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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