l'unico gioco in citta' (1970)

Parateatrale, è più che altro un film di attori, e che attori, visto che la storia è esile ed il tutto è, di sicuro, uno Stevens minore.

E' vero, i casinò mi han sempre affascinato, la fotografia ha il suo perchè, ci son le musiche di Jarre ecc., ma Stevens ci ha abituati a ben di meglio.

Il film sarebbe mediocre, praticamente, senza i due miti attoriali presenti.

Discreto.

Commedia drammatica piuttosto statica, efficace nella descrizione, cruda e realistica, di due solitudini apparentemente distanti ma franoso nel suo ritmo romantico. La Taylor sfoggia delle capigliature allucinanti che fanno passare in secondo piano la sua interpretazione, molto meglio la prova sofferta e misurata di Beatty. Il regista portò a termine le riprese tra un mare di difficoltà produttive, tra set fatti interamente ricostruire a Parigi e le bizze della sua primattrice e grande amica, che in quel periodo attraversava momenti non proprio facili.

E’ una discreta commedia che paradossalmente ha i suoi momenti migliori nei passaggi più intimisti e vicini al dramma. Il film ha una varietà di toni all’inizio spiazzante ma che alla lunga esalta le ottime prove dei due attori: la Taylor anche se non più nel fiore degli anni (e si vede) ha ancora il suo fascino, Beatty è perfetto nella parte del giocatore romantico e nevrotico ma cosciente dei suoi limiti. Bellissima la malinconica e intensa prima mezz’ora, soprattutto per i dialoghi, il film forse non mantiene sempre la stessa brillantezza (nel finale c’è qualche “ti amo” di troppo) ma nel complesso mi è sembrato una tentativo riuscito di rappresentare la storia di due persone in difficoltà che aiutandosi l’un l’altra trovano l’amore, sullo sfondo di una città, Las Vegas, di solito culla di ben altre “sensazioni”.