elvis (2022)

Primo non e' Elvis il protagonista del film ma bensi il suo procuratore,un'orrendo obeso Tom Hanks che si scopre essere senza nome,senza nazionalita' e senza patria come in "The Terminal" e un p0rco che ha succhiato tutto quello che poteva dalla "gallina dalle uova d'oro" ,portandolo a fare 2 anni di militare in Germania !!! Perche' poi in Germania se Elvis era Statunitense,con sua madre che si e' data all'alcolismo fino ad ammazzarsi !! Onestamente di sapere della vita di questo str0nz0 di Colonnello Tom Parker non me ne poteva fregare di meno.Cosi' di come tutte quelle men@te di Elvis che piange davanti alla TV perche' hanno ammazzato Martin Luther King ho sparato in testa a Bob Kennedy .Ma che czzo me ne frega?? ma cos'e' sta mezz'ora di una cosa che non c'entra niente e che solo per far vedere che Elvis era dalla parte del black lives matter,ci viene messa nel film.Ma non r0mpete i ******** ma cosa e' diventato il cinema una giungla cazo,che in ogni film bisogna ficcarci il messaggio buonista ?!! Pesante e stucchevole,e quando c'e' da raccontare di Elvis,della sua dipendenza da alcol e droghe che l'anno portato alla morte,non viene fatto vedere un *****,come se non fosse il f0ttut0 protagonista del film. E praticamente ,per raccontare il successo del Dio del rock,che ha cambiato la musica per sempre,vine fatto in tendere che il suo successo non era per come cantava ma solo perche' muoveva il bacino e ancheggiava,ma andate a c@gare !!

******* che ****** questo film. Fatto male e superficiale, storicamente falso e come se non bastasse la presenza di Tom hanks da brutto lo rende vomitevole

Elvis fu "sex, drugs & r'n'r" (https://www.ilpost.it/2022/05/12/sex-drugs-rock-n-roll-ian-dury/). Sesso: si trombò una moltitudine di groupie, il film ne mostra una soltanto; frequentò Priscilla da quando lei aveva 14 anni e non il doppio (28) come narrato. Droghe: era una farmacia ambulante autonoma, il film mostra che fu il manager cattivone a sedurlo con una manciata di pillole o pasticche. Rock'n'roll: nella sua musica la componente bianca del country prevale su quella nera di blues e gospel, il film lo trasforma in un paladino della black culture, addirittura un attivista politico. C'è più verità su di lui nel breve aneddoto dell'incontro con Nixon raccontato da Lisa Johnson nel 2016 che in questi 159 minuti. Luhrmann è il nuovo imbonitore che s'arricchisce parassitando la fama del suo "fenomeno da baraccone". Obiezione canonica: ma la postmodernità non dichiara ch'esistono non fatti bensì solo narrazioni, "storytelling"? È una tesi psicotica che può tornare util'e vantaggiosa a chissà quanti individualmente, collettivamente, globalmente. Lo stile di Luhrmann è barocco anzi rococò, pomposo, ampolloso, eccessivo, pacchiano, un'accelerazione vertiginosa da danza sufi con lo scopo d'ottenere il medesimo effetto: uno stordimento ebbro, un vitalistico spirito dionisiaco, il nietzscheano nichilismo attivo. Di nuovo la canonica obiezione: non è un semplice problema di saper abitare bene il proprio tempo, appunto il postmoderno come "comfort zone"? De gustibus.