vinyl (1965)

Tra i film di Warhol questo è certamente uno dei più intriganti, intendiamoci è noioso come gran parte delle produzioni di questo artista, dalla messinscena esile e dal cast che più che recitare improvvisa..... Ma per una volta si intravede almeno un accenno di trama, c'è l'inquietante Sedgwick e bisogna riconoscere a Warhol il merito di aver anticipato "Arancia Meccanica" di Kubrick.
Insomma, non un prodotto gradevole ma almeno degno d'interesse.

Prima di Arancia meccanica c'era Vinyl, libero e breve adattamento del romanzo di Anthony Burgess raccontato con la vena disagiata e orgogliosamente sperimentale tipica di Andy Warhol. Messo in conto che ci si trova davanti più a un atto artistico che non a un film propriamente detto, la fruizione e l'apprezzamento dell'opera (dai ritmi dilatati e dallo stile anticonvenzionale) diviene più facile. Se la riflessione sui cortocircuiti della violenza socialmente accettata è la stessa del romanzo e della controparte kubrickiana, l'estetizzazione guarda al feticcio omoerotico al sadomasochismo (le torture non sono simulate). Ancor più interessante della componente sessuale è l'approccio warholiano alla regia: con una sola camera fissa e due inquadrature che racchiudono per un'ora tutte le scene e tutti i personaggi, l'artista di New York costruisce un micro/macro-cosmo che abbatte ogni convenzione cinematografica relativa agli spazi e al tempo scenico. Con nettissimo anticipo sulla New Hollywood.

Tratto dall'omonimo romanzo "A Clockwork Orange" di Anthony Burgess questa versione cinematografica di Andy Warhol è un pugno nello stomaco..a tanti non piacerà ma io lo trovo geniale...

Prima di Kubrick, ecco l'adattamento di A clockwork orange fatto da Warhol.


I pochi mezzi a disposizione suggeriscono a Warhol di rappresentare l'azione riferendosi solamente ad una zona rappresentata a schermo fisso, in cui poi avviene tutta l'azione.


La ragazza sulla destra rappresenta la società bene che guarda e non fa nulla, poi c'è Malanga (l'Alex da riformare) e la polizia.
Ottimo il doppiaggio italiano di Mario Zonta, vorrei puntualizzare anche questo.


Discreti gli attori (anche se Malanga balla male), è più un'opera (a tratti noiosoa e prolissa), riuscita, di provocazione e di critica sociale che altro.
Consigliato.

Mi sembra che abbia detto tutto l'ottimo commento sotto al mio. Sperimentalismo allo stato puro, addattato (con tecnica artigianale ma provocazione visiva all'avanguardia) dal celebre "clockword orange" di Burgess, ma anche con referenti non espliciti da "il servo" di Maughan
A tratti tedioso, altrove sconvolgente, a modo suo esemplare della rappresentazione stilistica della Factory

è un film invotabile poichè ci sono diversi aspetti a sfavore e altri a favore: questo è un film pesante, lento e noioso che anche se dura poco comporta stanchezza e sfinimento, inoltre è parecchio strano. d'altro canto bisogna apprezzare come Warhol sia riuscito a girare una storia così complessa sempre sulla stessa scenografia senza mai muovere la telecamera eccetto con lo zoom rimanendo con molti personaggi da gestire sullo stesso ambiente.
la storia è quella di Arancia Meccanica a grandi linee anche se Andy l'ha modificata a suo piacimento, inoltre è sbagliato partire con l'aspettativa che sia come la versione di Kubrick poichè Warhol pone tutto in chiave metaforica con la città ridotta ad una specie di "bar" in cui si muove la gente, la polizia seduta su una sedia a ridere delle scelleratezze di Victor (l'arancia modificata dalla società che distorce il nome con Vinyl) e il popolo di benpensanti riassunto in una bella donna che non dice nulla e ride guardando con sospetto ogni tanto il giovane sempre rimanendo neutrale.
belle musiche, buona regia, attori scadenti.