Un sassofonista, dopo aver ricevuto da uno strano individuo cassette in cui viene ripreso in casa sua durante la sua vita quotidiana, viene accusato dell'omicidio della propria moglie. Ma, una volta in carcere, si trasforma in un'altra persona, che viene scarcerata e inizia una vita in qualche modo parallela a quella precedente...
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questo film è la trasposizione su pellicola di un certo tipo di surrealismo psicanalitico che ho avuto modo di "studiare" su alcuni quadri iperastratti. In altre parole è l'immagine di una realtà onirica in cui la realtà lineare di tutti i giorni viene spezzata, modificata, distorta e frammentata seguendo la psiche malata di un assassino che soffre di disturbo multiplo della personalità. Già da qui si capisce che questo film è astrazione e simbologia allo stato puro. Non c'è una trama, non c'è una realtà, non c'è una dimensione ma molteplici piani dimensionali, molteplici simboli di complicata lettura. C'è un ego, un alter ego, un super ego, dozzine di riferimenti freudiani e il tutto diventa incomprensibile, delirante. Per comprendere questo film occorre essere nella mente di un pazzo, essere un pazzo oppure essere il regista (che non mi pare molto sano almeno in questo prodotto). Purtroppo il mio giudizio non può essere positivo poiché a forza di sminuzzare e distorcere la realtà, le dimensioni e il tempo si finisce con lo spiazzare il telespettatore, si finisce con l'annoiare. Il film è eccepibile da un punto di vista delle musiche, delle immagini, anche dei personaggi ma non ha una trama. Avevo già visto film psicanalitici (questo è psichiatrico più che altro) piuttosto contorti ma non mi era mai capitato un film "dadaista" come questo. In mancanza di una trama si va avanti per immagini, sensazioni, sugestioni, suoni e deliri. Pur avendo studiato psicanalisi alcuni punti non mi sono chiari mentre altri sono troppo al di fuori dei canoni comprensivi. Un film deve avere un significato e una chiave di lettura qui non ci sono e quindi il film scade nel nonsense. E' un vero peccato.