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Il secondo film di Tony Kaye uscì in maniera molto selezionata, dopo otto anni dall'esordio e si trattava di un documentario. Ciò avveniva nonostante questo promettente regista venisse portato sul palmo della mano da pubblico e critica. LAKE OF FIRE fu comunque notevolmente apprezzato, a ragion veduta, seppur di nicchia. Questo film, di fatto, ci regala il volto, la voce, la bocca e gli occhi dei movimenti antiabortisti, e in generale dei radicali cristiani, per una serie di interviste che fanno gelare il sangue per la combattività e la veemenza di questi iper-conservatori, oltre che per le loro idee, ma anche per il fatto che questo film sembra attualissimo ancora oggi, nonostante ci troviamo vent'anni nel futuro. Il bianco e nero storicizza le immagini ed è una scelta inteliggentissima, così come l'affrontare queste interviste con la più assoluta imparzialità e assenza di giudizio immediato, cosa che permette di mostrare il mostro senza maschere.