Recensione sotto il sole della toscana regia di Audrey Wells USA, Italia 2003
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Recensione sotto il sole della toscana (2003)

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locandina del film SOTTO IL SOLE DELLA TOSCANA

Immagine tratta dal film SOTTO IL SOLE DELLA TOSCANA

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Il titolo potrebbe evocare atmosfere intimiste alla Bertolucci che hanno reso protagonista uno scorcio di Toscana nel suo celebre "Io ballo da sola" ma sin dalle prime sequenze il film smentisce la prima benevola impressione nei suoi confronti.

La protagonista assoluta del film in scena praticamente dalla prima all'ultima sequenza è una scrittrice trentacinquenne, Frances (il film è tratto tra l'altro dal romanzo omonimo di Frances Meyers). All'inizio appare bella, famosa e realizzata affiancata dall'amica di origine asiatica e gay (siamo a San Francisco) Patti, poi a causa improvviso divorzio, ha un crollo psicologico che rischia di annientarla. A questo punto Patti e la sua compagna (a che servono gli amici? Gli americani, anzi le americane sono molto solidali tra loro) regalano alla depressa Frances un viaggio in Toscana...
Già dall'arrivo in Italia sembra di essere tornati indietro all'epoca dei film della Hollywood sul Tevere, la Toscana è piena di suore, preti con la tonaca, ragazze in shorts anni 70 (a proposito in che anno siamo? C'è ancora la lira! O gli americani ignorano dell'adozione dell'euro?), caprette e pastorelli, i passanti sono a occhio nudo dei figuranti istruiti alla bisogna e la bella americana è subito circuita da un nugolo di bellimbusti accecati dalla straniera di turno.
Ma il tripudio dei luoghi comuni e degli stereotipi è ancora agli inizi. Gli inglesi che intendono acquistare la villa di "Bramasole" sono spocchiosi e non suscitano la simpatia dell'anziana proprietaria, i fenomeni atmosferici in Toscana sono sempre molto esagerati e anche chi dovrebbe lavorare seriamente (l'agente immobiliare interpretato da un ingessato Vincent Riotta o la direttrice della banca- "comparsata" o cameo per bontà dei suoi estimatori- di Claudia Gerini) lo fanno con lassismo, perché gli italiani amano godersi la vita come dice la sosia di Anita Ekberg, assurda caricatura di una dolce vita ormai putrefatta.
Fellini è citato anche in un paio di immagini femminili che vorrebbero richiamare la Gradisca di "Amarcord" ma che in realtà cadono nel patetico.

Il naufragio prosegue con gli altri personaggi incontrati dalla scrittrice nel suo soggiorno praticamente delle macchiette (l'italiano-fantoccio c'era anche in "Vacanze romane" o "Torna a settembre" ma almeno gli interpreti e la trama riscattavano la cattiva impressione che gli anglosassoni hanno di noi), Roberto Nobile ottimo attore siciliano, più volte presente nelle fictions tratte dai romanzi del ciclo del commissario Montalbano stona con il suo accento siculo nel contesto toscano (o è forse immigrato?).
"Ciliegina sulla torta" del festival degli stereotipi, il viaggio a Napoli e dintorni, Frances (perché Diane Lane ha accettato questa parte?) è immediatamente presa di mira da tre muscolosi giovanotti che abbandonano seduta stante il loro posto di lavoro in officina per correrle dietro biascicando complimenti antiquati e finalmente l'epifania: l'incontro con Raoul Bova, in una delle sue interpretazioni più incolori, nel ruolo del maschio italico biancovestito dal felliniano nome di Marcello e munito di decappottabile.

Marcello corrisponde in toto all'idea dell'uomo cara ai luoghi comuni (anche E.M. Forster, grande scrittore inglese docet), è bello e di gentile aspetto, adora la nipotina più di se stesso, indossa la catenina d'oro d'ordinanza e soprattutto è uno stakanovista nell'arte amatoria.
Sullo sfondo di questa inverosimile relazione, lo scenario incantevole di Positano e uomini seduti sui gradini intenti beatamente a fumare, giovanotti con magliette alla marinara che ovviamente suonano chitarre e mandolini, gente che parla ad alta voce, gesticola, mangia spaghetti e beve vino rosso e limoncello.
L'italiano però si mette con la fanciulla nostrana bruna e passionale e Frances incontra l'amore in uno scrittore yankee (donne, uomini e buoi dei paesi tuoi).

A quando un film italiano con americani grassoni e beceri in risposta a questa sagra del luogo comune anni Cinquanta?

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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 28/05/2004

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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