Dopo l'improvvisa morte del fratello maggiore, Lee Chandler (Casey Affleck), un idraulico di Boston, si vede costretto a tornare nella sua città natale, dove scopre di essere stato nominato tutore del nipote sedicenne.
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E' difficile dare una valutazione e persino parlare di un film come Manchester By The Sea dove il dolore, la sofferenza, l'apatia, la solitudine, la morte ed il senso di colpa la fanno da padrone per l'intera durata (2 ore e 17 minuti) e tutto ciò si sente, ne avverti il peso, ma non quanto quello della durata, veramente insostenibile. E' una pellicola da vedere quando si è troppo allegri, quando siamo inspiegabilmente euforici e presi da un attacco di panico per la troppa felicità decidiamo di intristirci, e così ci si fa una bella dose di angoscia con Manchester By The Sea e si torna alla depressione quotidiana.
E' un film prolisso, troppo lento, troppo grigio, troppo opprimente. ed infelice. E' la tematica del film, okay, ci sta, ma l'ho avvertito in maniera eccessivamente opprimente. L'interpretazione di Casey è sicuramente degna di nota (meno quella della Williams, anche perchè appare si e no 15 minuti in totale), ma troppo mesta e a tratti eccessivamente ridondante nella sua fissità. La sceneggiatura ha il suo perchè, la regia e la fotografia anche, ma nel complesso è una pellicola che costantemente ruota intorno ai personaggi, soprattutto quello di Lee, e alla loro sofferenza fino alla fine, senza mai riuscire a vedere un minimo spiraglio di cambiamento, non dico di speranza o felicità, ma perlomeno un cambio di rotta. Niente. Parte mesto e finisce mesto. Riflessione sul dolore o sulla perdita, Manchester By The Sea è troppo sommerso dalla sua foschia per far intravedere qualcos'altro.
Non so quanto io riesca ad apprezzare questo tipo di cinema e non riesco veramente a formulare una considerazione generale su questa pellicola e riconosco i miei limiti in questo caso.