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Con una visione degna del miglior integralismo cristiano, eternamente e morbosamente innamorato della sofferenza fisica, Mel Gibson ci offre una crudissima rappresentazione della passione di Cristo. Quello che arriva sulla croce non è altro che un corpo passato in macelleria, affettato, e servito come sul banco di un supermercato. Il fatto è che il regista ci tiene ad esaminare tutti i processi della macellazione, della riduzione a bistecca del presunto messia, innondando lo spettatore con un fiume di sangue (con quello che ci viene mostrato probabilmente Gesù sarebbe dovuto morire dissanguato un paio di volte prima ancora di giungere ai piedi del Golgota). Gibson punta molto sulla sofferenza di Cristo come uomo, ma ogni tanto gli vengono dei colpi di testa che permettono ad un bravissimo Caveziel degli slanci di superomismo che paiono piuttosto adatti ad altri generi di film e che vanificano in parte il lavoro compiuto nell''opera. Questa spettacolarizzazione della violenza però finisce col mettere in secondo piano il discorso etico di cui è pregna la sceneggiatura del film: tutto ciò che non è violenza pare un intermezzo concesso allo spettatore per riprendersi prima di rituffarsi nei fiumi di sangue che scorrono dal corpo del protagonista. Anche il rapporto madre-figlio, sul quale pare che il regista insista parecchio, non è reso in maniera convincente: Mel Gibson era probabilmente troppo preso sul come rendere le frustate, sul quante volte far ribaltare la croce, per poter curare abbastanza gli altri dettagli. Altra nota, anche se marginale, riguarda i sottotitoli: almeno per quanto riguarda la sezione latina (per l''aramaico ci si sta attrezzando) sono fatti abbastanza male, in quanto, a parte certe espressioni che vengono comprensibilmente trascurate, si ha proprio una resa italiana che in diversi casi può per lo meno definirsi "non condivisibile". Infine, per quanto riguarda eventuali speculazioni a carattere etico e religioso, piuttosto che guardarsi questo film e farsi un''idea vaga e probabilmente sballata del messaggio che fornisce il Vangelo (su cui non ci si sofferma così insistentemente e incessantemente come sul lato truculento della passione), conviene andarsi a guardare la fonte primaria: è un''ottima lettura che fornisce ottimi spunti di riflessione anche a chi non crede che quel quarto di bue (cit. da maremare) appeso ad una croce fosse effettivamente l''incarnazione di Dio in terra. Per questa rappresentazione, però, Mel Gibson sembra essere giunto ad un''altra conclusione: oltre al sangue, come dire... tutto il resto è noia.