Un cavaliere torna dal campo di battaglia solo e trova ad attenderlo una terra devastata dalla peste, e la Morte che lo reclama. Riuscirà a prolungare la propria esistenza impegnando la Mietitrice in una lunga partita a scacchi che sa di non poter vincere.
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Un film denso di contenuti e di una profondità psicologica non indifferente, che affronta il tema della religione e mostra cosa l'uomo è in grado di fare quando la fede si trasforma in fanatismo. La fede è infatti uno degli argomenti a cui la pellicola presta particolare attenzione nel tentativo, secondo me riuscito, di darle una definizione e di spiegarne i significati più profondi. La morte rappresenta la fine di tutti gli interrogativi umani e ciò che si trova dopo appartiene all'ignoto. Di fronte ad essa ogni personaggio, come ogni uomo, si sente impotente; solo lo scudiero è in grado di affrontarla a testa alta, in quanto portatore di una verità disillusa e non fuorviata che gli permette di essere in pace con se stesso e non attanagliato da dubbi e paure come il resto dei protagonisti. Non è un film creato per intrattenere, ma un film studiato per far pensare lo spettatore e costringerlo a mettere in dubbio ciò in cui finora ha sempre (più o meno) creduto.