Ambientato durante la seconda guerra mondiale, la storia riguarda un gruppo di soldati ebrei prossimi all'esecuzione comandati dal tenente Aldo Raine (Brad Pitt), quando ottengono invece una chance per salvarsi: riportare con sč cento scalpi nazisti. Il gruppo sarŕ impegnato anche nell’operazione Kino, durante la quale dovranno attaccare il nemico mentre viene presentato, a Parigi, un film di propaganda, alla presenza di Joseph Goebbels, uno dei principali gerarchi nazisti.
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Se Tarantino fosse un musicista, sarebbe un genio freak della total music alla Frank Zappa. Ad oggi, è l'unico che abbia la padronanza assoluta del linguaggio cinematografico di tutti i tempi, dalle tecniche alle emozioni. Così i suoi film nascono naturalmente come riflessione giocosa, destrutturante, meta-linguistica. Prende i codici di genere, li rimescola, li affianca come guanto di plastica con statua di marmo e gode come un adolescente. Gli capita di vedere nazisti in un contesto western, poi noir, poi disneyano, poi grottesco, poi apocalittico, poi comico? E' come un cecchino implacabile da una torre, che distilla l'essenza emotiva di una scena tipica e la giustappone ad altre, in un'esposizione da museo degli archetipi. Esposizione mai casual, né scollegata. Tout se tien, retto dalla filosofia dell'arte come violenza sull'orrore, di cinema come catarsi fatale e da una sceneggiatura perfetta. Il Male viene trasfigurato, epicizzato, poi banalizzato, reso pop, infine sovrastato dalla risata liberatoria di una dolce e satanica Shoshanna. Una serie di forme immaginifiche e irreali in continua mutazione, che insultano il rigore del realismo e lo fanno sembrare sterile, così poco divertente. Macchiette eroiche o personaggi pieni di spessore tanto è uguale. E' un coro infernale, genialmente sbilenco. E' come se un bullo arguto prendesse una mazza da baseball e la spaccasse in testa alle banalità e agli intellettualismi. Godendo come un pazzo.