Un gruppo di schiavi provenienti dalla tribù dei Mendi della Sierra Leone raggiunge L'Avana a bordo di una nave portoghese. Nell'isola caraibica vengono comprati dagli spagnoli, quindi imbarcati sulla Amistad diretti a Puerto Principe per iniziare la loro vita di schiavitù. Ma agli schiavi giunge voce che, una volta a destinazione, sarebbero stati uccisi. Ritenendo fondate queste voci capiscono che se vogliono salvarsi devono muoversi in qualche modo e tre giorni dopo aver lasciato il porto...
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L'apparente serietà dell'impeccabile prologo, probabilmente il miglior elemento del film, introduce AMISTAD in un contesto storico-sociale serio, tuttavia preso da Spielberg in modo disimpegnato e approssimativo, approfittando di un'inopportuna e frivola tonalità per covare tempi e stratagemmi di carattere buonista e patriottico. L'anonimo scorrimento del film, appena coadiuvato da un cast dall'inutile spessore e da un lato tecnico poco particolarizzato, esalta i suoi aspetti negativi, dallo sconclusionato mal trattamento tematico fino all'esibizionismo adoperato da Steven Spielberg per la sua scarna narrazione, lasciando allo spettatore poco più di un film a tema, dai grandi nomi ma dalla spicciola personalità.