La vita dell'imprenditore italiano che ha dato il nome alle celeberrime automobili di lusso, in un biopic che si concentra più sulla sua figura di uomo, dal punto di vista privato, che su quella pubblica.
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Parte bene ma poi perde focus e mordente nella seconda parte, con la cronaca di una gara interminabile e dai risvolti alquanto confusi. Si cerca di bilanciare le questioni societarie e sportive con quelle della vita privata, ma se nella prima parte del film l'operazione funziona, nella seconda diventa un po' stucchevole e il film si trascina senza sussulti - la formula (narrativa) si sgonfia progressivamente. La gara poi è veramente girata male: dato che è molto diversa dalle gare a cui siamo abituati oggi, con dinamiche molto, diciamo, "particolari", forse serviva una messa in scena più consona che rendesse la gara (anche considerando che occupa quasi metà film) un po' più avvincente e seguibile da un pubblico contemporaneo. Cosa sono tutte queste soste durante la gara, con varie auto della stessa scuderia che vanno a braccetto dopo centinaia di chilometri, chiacchiere e caffé, talvolta superando altre vetture che vanno a un quarto della velocità e che quindi non si capisce come possano stare davanti? Bravi gli attori, anche se la Cruz recita sopra le righe e diventa una specie di macchietta. Tra l'altro, Adam Driver sembra un sessantenne come io un toporagno.