Con la sua solita cifra stilistica, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e dall’innato convincimento nel bene del genere umano.
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Quello di Gunn è chiaramente un approccio che non ti aspetti, raccontare la storia dell'uomo d'acciaio in medias res è una scelta narrativamente azzeccatissima, li dove qualsiasi autore avrebbe speso una mezz'ora per dare un contesto, Gunn ti offre 30 secondi di preambolo. Non serve altro. Per il resto vedi un Superman preso a calci in cul0 dall'inizio alla fine, messo in difficoltà da un Lex Luthor che è disegnato sull'idea di Snyder ma fatta meglio, ovvero un villain nevrotico, xenofobo e razzista, perfetta metafora della paura per il diverso.
Novità principali rispetto al passato recente del personaggio: è un film di Gunn (appena più moderato rispetto i suoi standard), è divertente, è colorato, è girato a mestiere anche nelle orge in digitale delle sequenze di azione, è pieno di amore per i suoi personaggi. Ed è volutamente un racconto non epico. Non solo per la voglia di umanizzare e rendere vulnerabile un protagonista costantemente in difficoltà, ma, banalmente, anche per la scelta di un attore come Corenswet, opposto di Cavill (faccia da buono e tonto allo stesso tempo che sostituisce il vuoto testosterone e il finto dark dell'atroce versione snaderyana).
C'è anche un messaggio politico al centro dell'intreccio e Gunn va dritto al punto senza giri pindarici: la forza di questo film è anche la semplicità della sceneggitura. Nota di merito tra i comprimari per Mister Terrific, personaggione che ruba la scena a tutti e autore probabilmente della scena di azione più riuscita di tutto il film. Bello, se poi sarà un punto di partenza per un nuovo universo narrativo capace di proseguire su queste coordinate, tanto di guadagnato.