Dopo l'improvvisa morte del fratello maggiore, Lee Chandler (Casey Affleck), un idraulico di Boston, si vede costretto a tornare nella sua città natale, dove scopre di essere stato nominato tutore del nipote sedicenne.
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Nella stagione dei grandi premi, tre film hanno fatto incetta di nomination e vittorie: "La La Land", "Moonlight" e appunto "Manchester By The Sea". Nonostante i primi due siano degli ottimi film, "La La Land" mi è sembrato troppo artefatto e pompato, "Moonlight" invece non affonda come dovrebbe (ma vorrebbe?). "Manchester By The Sea" forse è quello che ha vinto meno, insomma una specie di outsider, però personalmente è quello che ho più apprezzato, scava più in profondità, il più onesto. Una sceneggiatura perfetta quella di Lonergan, che porta alla luce il passato del protagonista Lee, tassello dopo tassello, ci fa capire come sia diventato così scontroso e introverso verso le persone, anche quelle più vicine a lui. Un dolore lancinante che non espone mai, trattenuto, anche quando si trova alle prese col nipote, un ragazzo in piena adolescenza, con tanti interessi, amici e ragazze, che prende la vita molto diversamente dallo zio. Ottimi interpreti tra tutti spicca un Casey Affleck in stato di grazia. Una performance svuotata, implosiva, con rari scatti d'ira, come quando una persona dopo un po' non ce la fa più e svalvola, vorrebbe piangere ma ci non riesce. Già lo avevo apprezzato molto in "L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford" e in "Gone Baby Gone", ma qui probabilmente regala l'interpretazione migliore della carriera. La regia di Lonergan è sobria ed equilibrata, adatta ai toni del film, senza mai strafare. Si concede solo una scena "diversa", quella sequenza rallentata in chiesa, bellissima, senza dialoghi, dove sono i volti a parlare.