Le vicende di un ospedale da campo statunitense durante il conflitto in Corea, dove alcuni brillanti chirurghi trovano nell'umorismo e nell'understatement il segreto per conservare la sanità mentale nonostante gli orrori della guerra.
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Forse non era la miglior forma di conoscere questo decantato autore americano, in effetti sono altri i suoi capolavori, Mash è al massimo un cult. Un film manifesto di un epoca( che non c'è più)e quindi come tutte le opere legate a un perido storico è destinato a invecchiare. Mi ha stupito l'iperrealismo del film, i dialoghi sovrapposti devono essere stati una novità allora( lo sceneggiatore prese un beffardo Oscar) ma adesso quel esperimento sembra anche esso un po datato. Iperrealismo non vuol dire bellezza, semmai cerca di stupire, e lo ha fatto. Ma non a me. Altaman, si capisce dal film, è uno che contesta, che critica, che fa TNT di tutto quello che ritiene criticabile dell'America, la prende in giro. Quella presa di posizione lo rende alquanto settario( anche se onesto). Il film, oltre al pregio di essere una testimonianza, ha però il grosso difetto di non avere una vera storia, ne personaggi, ma procede in modo caotico senza svilupparsi( tranne per l'ultima mezz'ora dove ho riso un pò) il che, nonostante i 100 minuti, me lo hanno resso un po indigesto inoltre la forma visbilmente grezza non aiuta di certo. Peccato, probabilemente al valutare la sua filmografia questo "MASH" acquiserà un peso maggiore, come parte di un mosaico, di un discorso più grande, ma come singola opera è stata una mesta visione.
Con un'entrata di spicco nella New Hollywood Robert Altman confeziona MASH, elogio politicalmente scorretto alla spudoratezza e diniego alla conformità cinematografica che segna il decostruttivismo autoriale del regista americano, di diritto entrato nell'empireo dei più grandi registi di sempre grazie alla sua struttura narrativa post-modera, corale e ingarbugliata nei dialoghi e nelle situazioni, tanto da trasformare una pellicola in uno show cabarettistico, e al suo lato tecnico neo-classico, dedito allo zoom e alla creazione di più primi piani estrapolati dallo sfondo nonché all'utilizzo del controfuoco di chiusura. Portando la demenzialità ad un livello tanto esasperato quanto maturo, Altman riesce a innovare il mondo del genere comico e ribaltare la concezione del genere bellico, fondendo insieme questi ingredienti per dare alla luce uno dei capolavori americani più significativi di sempre, capace non solo di risultare sfacciatamente rivoluzionario ma anche di rendersi satirico e intelligenze tramite un contesto amaro situato tra la vita e la morte, umanamente riflessivo e costantemente antimilitarista.
L'unica cosa che posso apprezzare di questo film (invecchiato malissimo) è il feroce antimilitarismo che parte fin dalla title track. Considerato l'anno in cui è uscito, fingendo di essere ambientato in Korea, fu ovviamente una grande critica al Vietnam. La guerra però è assente (macelleria a parte) e non si sente nemmeno un colpo di fucile in tutto il film. Assistiamo a una serie di gag tirate molto per le lunghe con cui è abbastanza difficile divertirsi. Il caos generato dalla quasi totale improvvisazione dei dialoghi, spesso sovrapposti, di troppi personaggi monodimensionali, non mi ha aiutato. La ciliegina sulla torta è la soporifera partita di football. Al di fuori del suo tempo, questo film è soltanto dimenticabile.
Ai suoi tempi fu sicuramente una ..bomba, per restare in tema. Oddìo, non poi tanto, perché di guerra c'è appena la location.. Dicevo, quarant'anni fa poteva trattarsi di graffiante satira antimilitarista, però è innegabile che oggi abbia perso una certa potenza, nonostante mantenga intonso tutto il suo fascino [senz'altro meritato l'oscar alla sceneggiatura, benché la prima metà del film sia nettamente sottotono rispetto alla seconda]; anche perché emana una tale voglia di libertà di poter dissacrare su qualsiasi cosa da risultare a tratti irresistibile, come tutta la scena del poker. Da riscoprire. Avendo un occhio di riguardo, ma da riscoprire.
Secondo me è un film che guardato oggi non ha più lo stesso impatto che poteva avere nel 1970. Grazie al genere pulp e al filone demenziale, per noi è una cosa naturale e usuale vedere scene paradossali e “scorrette”. Una volta invece rappresentavano una forte rottura stilistica con il passato, quasi una rivoluzione e il messaggio di questi film andava al di là del semplice divertimento o dello spasso che queste scene potevano dare. Prima della fine degli anni 60 nessuno avrebbe osato descrivere l’esercito americano in quella maniera così sgangherata e quasi parodistica. Guai a scherzare con cose delicate e dolorose come amputazioni o ferite di guerra. Nei film pre-60 i protagonisti dei film (pure quelli comici o satirici) erano persone assennate, dal comportamento corretto e dai saldi principi morali. Non si parlava liberamente di sesso libero o dell’uso di droghe. Non si faceva pubblicità al disordine e alla mancanza di disciplina. Mai e poi mai i dirigenti e gli alti in grado avrebbero avuto gli stessi vizi e le stesse abitudini di chi non vale nella scala sociale. Per questo questo film è qualcosa di più di un semplice intrattenimento. E’ un voler celebrare la libertà di parlare di tutto e di dissacrare tutto, senza riguardi verso i tabù e le istituzioni. La simpatia del regista va proprio verso i personaggi più anticonformisti, mentre i severi e i bacchettoni sono tremendamente dileggiati e mostrati come degli ipocriti ridicoli. Altman usa saggiamente l’accorgimento di far capire che la storia è solo una dissacrazione, una presa in giro. I malati ad esempio non parlano mai, non si lamentano, sono solo qualcosa di nominale e quasi astratto. Le operazioni chirurgiche appaiono come una specie di finzione; quindi tranquilli, nessuno ci rimette veramente. Si tratta solo di scherzare e di burlarsi di vecchie inutili istituzioni e di rigidi bacchettoni moralisti. Altman innova moltissimo anche a livello stilistico. Cerca di girare il più possibile in presa diretta. I personaggi parlano spesso in contemporanea e si sacrifica l’ordine e la chiarezza delle scene a favore del realismo e della naturalezza (retaggio della nouvelle vague). La mdp inquadra molto dall’alto oppure da distanza, spesso “disturbata” da oggetti che si parano davanti ai personaggi. Una volta uno stile del genere sarebbe stato inconcepibile. Noi del XXI secolo ormai non percepiamo più la portata rivoluzionaria di questo stile e il film ne risente moltissimo. Senza questa sensazione molta parte del film scorre a volte in maniera un po’ monotona o pesante. Rimangono gli spunti comici con alcune scene esilaranti, come quella con “Bollore”. Quella è proprio divertente.
Anarchico, goliardico, grottesco, irriverente, scanzonato, comico, farsesco, mordente..... e chi più ne ha più ne metta. Il più bel film antimilitarista e contro la guerra mai realizzato. Un cast di attori eccellente ( su tutti Sutherland e Gould davvero straordinari ) e spazio all'improvvisazione. Film indimenticabile cosi' come il grande mito di Altman.
davvero molto simpatico questo film come l'intero cast... penso sia uno dei primi film che snobbano la guerra e lo fa con una certa ilarita e con gag convincenti... peccato pero che alla lunga il film ricalca sempre il dito sullo stesso argomento,e cioe il sesso...un po eccessivamente direi
Grottesco film demenziale, cattivo e assolutamente antimilitarista. Un film indimenticabile, uno dei migliori di Altman, copiato e stracopiato ovunque, con un cast da paura. Sutherland e Elliot Gould sono dei grandi.
Film politicamente corretto ma ideologicamente scorretto. Altman sviluppa una commedia apprezzabile in un ambiente che nell'immaginario collettivo è sinonimo di tragedia: la guerra in Vietnam. L'originalità della sceneggiatura è il grande punto di forza del film, trascinato da un'esilarante serie di gag che vede protagonisti un gruppo di chirurghi buontemponi per nulla scossi dall'ambiente in cui si ritrovano. Spicca un Sutherland veramente imperdibile, con un humor degno del miglior cinema comico americano. La nota storta del film, tuttavia, è l'ideologia del regista. Spesso accade nei film di Altman di dover assistere ad uno spettacolo puramente maschilista, dove la donna è sempre stupida, fragile e ignorante. Questo film, purtroppo, ne è l'esempio più rotondo e cristallino.
P.s. Era da praticamente un mese che non mi collegavo, sono appena tornato da un viaggio in Cile.