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Un film durissimo, cattivo ed amorale (qualcuno potrebbe dire immorale ma dimostrerebbe di non aver capito un bel nulla) che tramite "le boucher", il macellaio 50enne (di cui non sapremo mai il nome), uomo di poche parole ma dai fittissimi pensieri (il monologo interiore è una costante che calamita l'attenzione ), si scaglia con rabbia contro una società sorda e creatrice di mostri... Uscito dal carcere, il macellaio (già protagonista del mediometraggio "Carne" che però non sono riuscito a reperire da nessuna parte) senza soldi e senza lavoro trova lavoro in un bar ed inizia una relazione con la proprietaria, va a convivere con lei e la di lei madre, lui vorrebbe aprire una nuova macelleria
con l'aiuto della donna ma lei rimane incinta e la situazione prende una piega inattesa. Trova lavoro solo come guardiano notturno in un ospizio. L'assistere alla morte di un' anziana degente nello squallido letto della struttura non farà che rafforzare le sue convinzioni :
"La morte non apre alcuna porta, alla fine non è questa gran cosa. Tutti se ne fanno una grande idea e quando la vediamo da vicino non è niente: Un corpo senza vita e niente di più. Le persone sono come gli animali : Gli vogliamo bene, li sotterriamo ed è finita. E' la prima volta che me ne rendo conto." In ogni istante del film gli eventi raccontati passano attraverso l'atroce filtro del punto di vista del protagonista.
La mattina dopo, l'accompagnare a casa la giovane infermiera dell'ospizio, traumatizzata dall'improvvisa morte dell'anziana causerà le gelosie della compagna del macellaio, il quale in preda a frustrazione e rabbia la farà abortire a pugni e calci...
Messo di fronte all'inevitabile e non voluta scelta di dover passare il resto della vita con -come lui le definisce- le "due miserabili handicappate" lui si decide per una libertà folle e senza compromessi... Nei primi 10 minuti del film c'è il preambolo con le definizioni di "Morale" e "Giustizia" del regista, poi un rapido riassunto della vita del protagonista fino a quel momento... La carica esplosiva di un personaggio più unico che raro interpretato dal gigantesco Philippe Nahon, un vero antieroe, razzista, omofobo, violento che non accetta l'incoerenza, i modi aggarbati e la falsità di una nazione che sta marciando verso lo sfascio, rende questo film un atto d'accusa. - "Tutto è una lotteria. Tutto si decide quando nasci: O nasci povero come la maggioranza e sopporti il potere degli altri e rispetti gli ordini e ti umili finché non diventi violento. O nasci ricco e stai attento ai tuoi soldi Fai come gli altri. Fai finta di amare tua moglie… i tuoi figli, gli amici, come loro fanno finta di amare te. Ma il giorno che la tua vita o la tua casa prendono fuoco…che i tuoi sogni da borghese s'infrangono, non ti resta niente. I tuoi fratelli, i tuoi cosiddetti amici si uniranno per schiacciarti, in silenzio. Giusto per 'darti una mano'. È ciò di cui hanno bisogno per sentirsi meglio" - Distruttivo fino alla fine, Gaspar Noè, riesce a rendere anche l'atto d'amore finale l'ennesimo rigurgito sulla borghesia, su coloro che non capiranno. "Alla fine, amore è una parola troppo grande, pochi possono presumere di averlo conosciuto".