La Sposa (Uma Thurman) subisce una terribile imboscata durante la sua cerimonia di nozze nella quale tutti gli invitati, suo marito nonchè il figlio che aveva in grembo vengono brutalmente assassinati. Dopo essersi svegliata da un lungo coma di quattro anni, la donna intende vendicarsi a spese delle vite dei responsabili di questo massacro...
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La vendetta: più furente è, più soddisfazione dona. Questa è la morale di un film decisamente atipico, ma da Tarantino non ci si può aspettare che qualcosa di originale e bizzarro. Le due particolarità più evidenti stanno nel dividere il film in due episodi (come un cartone animato o una fiction tv) ed ovviamente nel miscuglio di generi che caratterizza la sceneggiatura e la regia tarantiniana. Una donna è la protagonista (ed Uma Thurman è straordinaria) e certamente non per caso, per di più una donna incinta cui cambia irreparabilmente la vita nel giorno del suo matrimonio. Ma non diverrà nè moglie, nè madre: soltanto una macchina da sangue. E di sbudellamenti ovviamente non si fa parsimonia alcuna; in una scena la Sposa arriva a massacrare da sola 88 rivali-samurai (e qui il colore diventa bianco e nero, probabile omaggio a Psyco di Hitchcock, che dichiarò di girare in bianco e nero per l'eccessiva violenza estetica del sangue). Gli omaggi, le citazioni, i riferimenti sono anch'essi compresi nel prezzo; mettersi a sviscerarli tutti è materia da telequiz. Peccato per la scelta di dividerlo in due puntate, ma rimane comunque un film di culto istantaneo, da subito entrato fra i classici nell'immaginario cinematografico grazie alla rara forza espressiva di cui Tarantino è capace.