civil war regia di Alex Garland USA, Gran Bretagna 2024
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civil war (2024)

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locandina del film CIVIL WAR

Titolo Originale: CIVIL WAR

RegiaAlex Garland

InterpretiKirsten Dunst, Wagner Moura, Cailee Spaeny, Nick Offerman, Stephen McKinley Henderson, Jefferson White, Nelson Lee, Evan Lai, Vince Pisani, Justin James Boykin, Jess Matney, Greg Hill, Edmund Donovan, Sonoya Mizuno, Jesse Plemons, Tim James, Simeon Freeman, James Yaegashi, Dean Grimes, Alexa Mansour, Martha B. Knighton, Melissa Saint-Amand, Karl Glusman, Jin Ha, Jojo T. Gibbs, Jared Shaw, Justin Garza, Brian Philpot, Tywaun Tornes, Juani Feliz, John Newberg, Kevin Howell

Durata: h 1.49
NazionalitàUSA, Gran Bretagna 2024
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 2024

•  Altri film di Alex Garland

Trama del film Civil war

In un'America sull'orlo del collasso, attraverso terre desolate e città distrutte dall’esplosione di una guerra civile, un gruppo di reporter intraprende un viaggio in condizioni estreme, mettendo a rischio le proprie vite per raccontare la verità.

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Voto Visitatori:   7,63 / 10 (12 voti)7,63Grafico
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Voti e commenti su Civil war, 12 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

andrea9002  @  13/05/2024 08:27:29
   8½ / 10
Un cast ben assortito, quasi corale, un film asciutto e non eccessivamente pretenzioso che descrive la guerra per quello che è, un carnaio senza senso, un macello per esseri umani che risveglia gli istinti più animaleschi di sopravvivenza in alcuni ed i più elevati principi personali in altri.
Una storia in fondo non così surreale che riesce a coinvolgere ed intrattenere sino al culmine dell'apoteosi da film action nel finale!
Sinceramente al di là delle più rosee aspettative...

ilgiusto  @  06/05/2024 10:46:54
   6½ / 10
Delusione
Ma, esattamente, questo film, cosa vuol dire?
Perchè, qualsiasi sia il suo messaggio (e di messaggi, trattando una ipotetica guerra civile americana, ce ne potrebbero essere a iosa) è veicolato così male che al termine, sgomenti, vi domanderete cosa avete visto.
Un gruppo di protagonisti (sterotipato, rin********to e obsoleto) persegue se stesso sino al finale, nel mezzo vedrete cruente e più o meno ben fatte scene di guerra blastati da effetti sonori.
Il film è tutto qua.
Occasione sprecatissima ma, anzi, direi che manco ci sia mai stata l'ambizione di realizzare un film più serio e importante.
Non dico che sia brutto perchè si segue con discreto interesse, ma tra una ****** e un capolavoro si avvicina molto più alla prima.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  03/05/2024 15:51:48
   7½ / 10
La Guerra dei Mondi senza marziani, ma con la sua greve e disfatta umanità. Sicuramente è un film che va celebrato, che è già di Culto, perché Osa raccontare una realtà distopica rendendola reale o meglio è la distopia che ormai si avvicina a una sprcie di Realtà. Un film che strizza l'occhio a K. Bigelow e Carpenter, ma nel suo climax antipolitico ricorda sicuramente il capolavoro di Gavras, "Missing". Nel suo percorso Apocalittico, dove l'America sembra un'Intera Striscia di Gaza e anche peggio, un paio di sequenze surreali (Jungle Bells che suona da una radio mentre partono pallottole e bombe a mano!) sono da antologia, come il ricorso alla musica inquieta e agghiacciante dei Suicide di Alan Vega. Ha sicuramente tante frecce al suo arco, ma i voti mi sembrano cmq esagerati. Puoi condividere una Guerra Civile dove, per sopravvivere, si fa finta di nulla - cfr. Un retaggio anti-ideologico ma sarebbe stato opportuno pretendere di più per un film Politico almeno le ragioni di certe sommosse Americane. Per un'ottima Dunst che sembra la Fallaci di turno il Presidente degli States ridotto a macchietta con un'epilogo tanto frastornante quanto fumoso questi difetti rischiano di compromettere sensibilmente le potenzialità enormi del film di Garland. Diciamo che come prodotto mainstream con velleità autoriali è tra i più temerari di sempre. Con una collocazione diversa da scenari consueti sarebbe stato un capolavoro

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  01/05/2024 22:26:42
   8 / 10
[possibili spoiler] Titolo e relativo hype fuorviante. Innanzitutto Civil War, sì, è un film con una notevole regia e un comparto tecnico di livello. Secondo, ciò che accade potrebbe accadere ovunque, non c'è posizione, rispetto a cosa o a chi, c'è una guerra civile e siamo negli States, il film registra, osserva, ma non a caso i nostri protagonisti soldati sono fotoreporter, pronti a immolarsi per uno scatto storico, epico. Nella civiltà dell'immagine il sottotesto di Garland fagocita l'intero macrotesto del film e se resterete nei titoli di coda prendera forma nel suo compimento l'immagine più altamente simbolica e beffarda. Guerra di civiltà più che guerra civile, una civiltà in crisi in cui gli scatti dei media sono più pesanti precisi e indifferenti alla vita umana (morta o che sta morendo, live) dei proiettili sparati, per Garland non sono i proiettili importanti ma ciò che viene o può essere rappresentato, che sovrasta le questioni militari che vengono totalmente sopraffatte da selfie di morte, e qui Kirsten Dunst e i suoi due colleghi sono due facce opposte della medaglia, mentre vediamo Kirsten avanzare in lacrime isteriche alla controparte interessa avanzare e con lo scatto suicida in favore di tiro, per farci elaborare l'escamotage Garland usa il bianco e nero e il colore, la caduta della civiltà comporta il desaturamento dei valori fondanti e quindi anche del colore. E se la guerra non ci spaventa più l'orrore sta nell'immagine di essa più che nella guerra stessa, e per farci capire chi siamo diventati basta scorrere i nostri rullini.

Febrisio  @  01/05/2024 10:16:16
   8 / 10
Locandina e trailer fanno pensare ad un film assai ricco d'azione e testosterone. Lo spettatore rivolto più a questo genere, malgrado ci siano comunque delle belle scene d'azione, come d'altronde tutta le pellicola è visivamente splendida, rimarrà deluso.
Garland corre sul filo del rasoio. Non dà spiegazioni a questa guerra civile. È apolitico, è distaccato non si prende nessuna responsabilità; il momento in America è delicato ma soprattutto il suo film parla d'altro. Non a caso sceglie il punto di vista del fotoreporter.
È anche curioso quanto preoccupante che in pochi mesi abbia visto due film in cui su suolo americano nasce o ci sia una guerra così vicina alla realtà, una in modo così anticonvenzionale, qui così reale.
In Civil War colpisce la brutalità e la violenza di cui gli umani durante la guerra, qualsiasi guerra, si distinguono. Purtroppo un pensiero a me ricorrente che non riguarda il film, ma la guerra, è proprio questo, l'anarchia. L'assenza di autorità che danno la possibilità ad una parte di popolazione attualmente latente di dare sfogo ai propri istinti violenti e assetati di sentirsi più forti rispetto ad altre persone di qualsiasi parte o etnia stanno o sono. Questo fa sì che la guerra, oltre alla sua inutilità che qualsiasi motivazione non riesca a giustificare, in ogni guerra si crea questo stato di inciviltà in cui tutti sono in pericolo ad ogni incontro. Un tutti contro tutti. Garland ci propone un roadmovie con un ruolo tendenzialmente imparziale quello passivo da reporter di guerra. Diverse immagini sono impressionanti in cui le mie preoccupazioni descritte precedentamente ne fanno parte, e probabilmente ne è solo una piccola parte di ciò che l'umano possa compiere durante una guerra. Gli incontri dei protagonisti fanno da sfondo a un quadro così reale quanto assurdo. I 4 giornalisti che seguiremo sono ben assortiti e interpretati in cui nemmeno a loro non vien lasciato scampo. Il fardello tra il compiere ciò che è giusto e civile da essere umano e le motivazioni che li portano a compiere e completare il proprio lavoro li divide e contorce.
Garland bisogna dirlo, negli ultimi anni ci ha regalato dei bei film, non banali e speriamo anche se le notizie sembrano contrarie, di poterne vedere tanti altri.

Thorondir  @  24/04/2024 12:46:38
   6½ / 10
Il film più furbo di Garland. Lo è fin dal titolo: vendersi come ciò che non si è. Non c'è nulla su un'ipotetica guerra civile negli Usa: a ben vedere il film poteva essere ambientato in qualsiasi altro luogo del mondo e avere lo stesso andamento. Perché il focus di Garland è su altro: è sulla guerra come distruttrice di certezze, sulla parcellizzazione del potere stesso (basta avere un'arma sulla strada e si esercita potere autoritario contro e sui propri simili). Di tale disfacimento i giornalisti sono i mostratori, coloro i quali dovrebbero renderne conto nel modo più asettico e oggettivo possibile (ma poi non è mai così, e lo sappiamo benissimo). La critica alla guerra e velatamente a come essa viene raccontata (e mostrata) è palese e giocata anche sulla capacità dello sguardo di vedere la realtà (e quindi comprenderla): si vedano foto, zoom tramite la macchina fotografica, l'alternanza tra primi piani e piani lunghi. Tema in verità non poi così nuovo e tutt'altro che originale, tanto più che nella forma dei generi, pur cercando "Civil War" di non abbracciarne nessuno, ha poi, in realtà, l'andamento classico del road movie statunitense: viaggio-situazione-risoluzione-ripresa viaggio-nuova situazione-nuova risoluzione. Il film si ingolfa quindi in una episodicità meccanica che cerca di trovare in momenti estemporanei la propria forza evocativa e imaginifica (si veda la splendida scena dell'incendio nel bosco). Su questo andamento il film arriva fino ad un finale che finalmente mostra la guerra senza che minimamente ne siano stati definiti i contorni politici e sociali (ma, come detto, a Garland interessa altro) salvo però consegnarci una mezz'oretta di sparatutto che a quel punto diventa fine a se stessa, se non fosse per i fotografi-catturatori, figli delle immagini del nostro tempo, egoisti-arrivisti come tutti gli altri, fino a immaginare gloria nel catturare la morte live (che poi, non era tema già emerso 50 anni fa con la famosa foto del vietcong giustiziato)? Spiace ma il Garland migliore per me rimane quello di "Ex Machina" e della sceneggiatura di "28 giorni dopo".

Manticora  @  24/04/2024 08:58:05
   10 / 10
Probabilmente il miglior film di Garland e fino ad ora il miglior film americano della stagione. La critica si è divisa, giornali come il manifesto OVVIAMENTE non ne hanno capito portata e significato e il pubblico...
angosciato dalla visione del regista inglese che senza fronzoli o voli pindarici và a illustrare semplicemente la fine della seconda guerra civile americana con annessi e connessi. Insomma il pubblico ha avuto PAURA e certo non ha preso d'assalto i cinema. Comunque due considerazioni prima di parlare del film: 1- A24 come casa indipendente di produzione cinematografica è oramai QUASI l'unica realtà produttrice negli Stati Uniti che cerca di rivoluzionare il concetto stesso di cinema indipendente, prendendosi dei rischi ovviamente, in questo caso il budget di 50 milioni di dollari per produrre il film, che verranno recuperati con i diritti di distribuzione in tv e streaming, senza considerare l'home video. 2- la critica ha polemizzato con Garland stupidamente perchè il regista inglese ha denotato che la visione del film serve a farsi una PROPRIA opinione, lui non si schiera, lui OSSERVA E REGISTRA, in poche parole come i reporter del film, sta a noi giudicare, è per questo che serve il pubblico.
Il film è uno dei rari esempi di cinema di guerra in cui la guerra viene spogliata di tutta la sua retorica e incongruenza, mostrando semplicemente violenza e sopraffazione. L'inizio con il discorso del trumpiano sedicente presidente degli Stati Uniti è impressionante, perchè se quello che dice è fiction, le IMMAGINI di repertorio che scorrono sullo schermo sono quelle dei disordini di Capitol Hill, così come le macchie di sangue finali. I protagonisti sono in parte, se la Dunst appesantita e imbruttita testimonia il radicale cammbio di immagine che l'attrice americana ha portato a se stessa, il suo reporter, uno strepitoso Wagner Moura riesce a costruire un uomo assuefatto alla violenza semplicemente perchè beve, si droga e fuma, ma non riesce comunque a farci l'abitudine. Stephen-Sam è il giornalista vecchia scuola che li accompagna per farsi accompagnare, è la memoria di un tempo passato, quel che resta del New York Times, il più indifeso alla fine

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Poi c'è LEI Cailee Spaney la giornalista in erba Jessie, che vuole diventare come la sua eroina la Dunst-Lee , una fotografa di guerra. Per lei il viaggio sarà una sorta di formazione e soprattutto la fine dell'innocenza in un paese dilaniato. Qui nel on the road Garland trascende buona parte del suo stile, non risparmiando nulla, complice una colonna sonora perfetta in antitesi con le immagini che ne amplifica il significato. L'incontro con i soldati rimasti a

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Insomma il film è un viaggio che ci porta alla fine del sogno americano, soprattutto quando si arriva all'assedio di Washington che diventa la catarsi della storia. Alla fine Jessie

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER Un film che comunque vada non rimarrà sullo sfondo, per chi ha la voglia e la forza di vedere la verità della storia...addio america.

Wilding  @  22/04/2024 17:19:34
   7 / 10
Affascinante e originale, profondo e aperto a discussioni chilometriche. Bel film.

Elfo Scuro  @  22/04/2024 11:17:55
   8 / 10
Peggior male di una terra è la sua guerra civile. Garland sfrutta ottimamente il tema guerra civile americana, non come fece Joe Dante ma allo stesso modo riesce bel saper essere dannatamente efferato nel conflitto che racconta. L'impostazione da Road Movie, da New York a Washington, offre I migliori spunti di caratterizzazione possibile per i personaggi essendo anche una narrazione incline alla sviluppo narrativo. Gran bel cast, Kirsten perfettamente calata nel ruolo della fotoreporter irriducibile ma anche suo marito Plemons si ritaglia un piccolo ruolo che ne mostra le grandi doti di caratterista (forse la miglior scena del film). Come sempre Garland, coadiuvato dal fedele Hardy alla fotografia, regala riprese mai scontate e dannatamente accattivanti che a loro modo evocano lo stile sci-fi che lo ha reso famoso, per non parlare poi del comparto sonoro che rimbomba con realismo alienante nei suoi suoni da guerriglia moderna.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  21/04/2024 21:00:38
   8½ / 10
Road movie con cui Garland ci parla di guerra, dei suoi orrori, della sua stupidità e, last but not least, dei mezzi d'informazione, in un futuro distopico ma possibile e realistico (ricordate i fatti di Capitol Hill?).
Le motivazioni non sono date a sapersi, non sono importanti ai fini di quello che viene raccontato, così come non è importante quale delle fazioni sia nel "giusto" (sempre se ci sia una parte nel giusto, molto probabilmente no); del resto chi non è direttamente coinvolto preferisce far finta che niente di tutto questo stia succedendo, concetto ribadito più volte durante il film.
Protagonista è invece un gruppo eterogeneo, appartenente a tre diverse generazioni, un quartetto con un forte legame instaurato nel tempo o più di recente (nel caso di Jessie) ma che mette (quasi) sempre davanti a tutto (compresa l'incolumità) il proprio obiettivo di reportage di guerra con una freddezza quasi inumana. Ma umani in realtà lo sono, e lo scopriremo quando la morte arriva tanto vicino da toccarli con mano e il peso di paura e dolore sarà troppo forte.

Ottimo il comparto tecnico, straordinaria la regia, notevoli le interpretazioni di tutto il cast. E a proposito di quest'ultimo punto va assolutamente citato Jesse Plemons, protagonista di una parte molto piccola ma che in pochi striminziti minuti riesce a creare un personaggio che rimane impresso per freddezza e spietatezza.

Per me questo è grande cinema. Uno dei migliori che abbia visto quest'anno.

stratoZ  @  20/04/2024 17:36:33
   6½ / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Tutto sommato un'operazione interessante, Garland ci trasporta nel bel mezzo di questa guerra civile senza darci troppe spiegazioni ne esplicare eccessivamente il contesto, non serve sapere cosa é successo prima, non serve sapere chi ha ragione o torto, se le azioni delle truppe di ribellione siano giustificate o meno, si distacca dai significati di giusto e sbagliato e ci regala un Road movie che approfondisce tramite i vari episodi la figura del reporter di guerra, già di per sé un mestiere divisivo che a prescindere fa sorgere delle domande, se da un lato possono essere visti come avvoltoi alla ricerca della tragedia su cui lucrare con le fotografie che ne deriveranno, allo stesso tempo sono uno dei pochi baluardi della stampa in tempo di guerra per fornire una verità più oggettiva, lontana dalle narrazioni demagogiche.

Il film si concentra sulle azioni di questi quattro reporter di guerra e del loro lungo viaggio fino a Washington, per intervistare il presidente degli Stati Uniti prima della sua capitolazione e probabile esecuzione capitale, tramite i vari momenti e le pause durante il viaggio l'opera mostra una discretamente dettagliata caratterizzazione dei personaggi, con un focus particolare sull'esperta reporter interpretata da Kirsten Dunst e la giovane in erba, interpretata dalla Spaeny che la considera come una figura da cui prendere spunto, creando una sorta di rapporto mentore/allieva. L'impatto del viaggio e della guerra sulla psiche della nuova leva é devastante, l'assistere a uomini torturati, forti divisioni tra la stessa popolazione, l'inspiegabilità di gesti così estremi e violenti, a cui ancora non ha fatto l'abitudine a differenza dei compagni più esperti, saranno shockanti, anche da punto di vista dello spettatore.

Garland riesce a regalare anche sequenze ad alta tensione, basti vedere l'incontro con i soldati nazionalisti con quella sensazione soffocante di essere nelle loro mani e che la propria vita dipende dalle decisioni della loro psiche martoriata, continuando con i momenti in cui i reporter entrano nel centro dell'azione tra un proiettile e l'altro da schivare.

A mio parere cala leggermente nella seconda parte, per qualche scelta un po' troppo romanzata che mina il realismo e la credibilità che il film aveva avuto fino a quel momento, con anche qualche scena lievemente melensa che non mi ha fatto impazzire, però son dettagli personali, é un film che la sufficienza piena la merita, anche per una componente registica niente male che spesso e volentieri si lancia al centro dell'azione donando delle buone sensazioni ansiogene.

matt_995  @  18/04/2024 17:56:11
   6½ / 10
Buone premesse ma svolgimento un po' meh.
Il film è fuorviante perché non si racconta quanto promesso, come ci sono arrivati, gli States, alla guerra civile. è piuttosto un road movie centrato soprattutto su due figure, la reporter d'assalto (una splendida Dunst) e la principiante e l'iniziazione alla morte e al dolore di quest'ultima. Un po' poco, vista la vastità di argomenti e scenari che il film poteva aprire. E il rapporto tra le due, per quanto ben raccontato, lascia indifferenti e non scalda come successo invece in film analoghi (sul apocalittico e post-apocalittico, ad esempio, mi viene da pensare a Zombieland, dove i rapporti umani erano raccontati con maggiore calore).
Probabilmente ci sarà una saga a raccontare tutti gli scenari non visti, ma per ora il film è poco più che sufficiente, con ottime prove dei protagonisti e un buon finale adrenalinico.

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