cenerentola a parigi regia di Stanley Donen USA 1956
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cenerentola a parigi (1956)

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locandina del film CENERENTOLA A PARIGI

Titolo Originale: FUNNY FACE

RegiaStanley Donen

InterpretiAudrey Hepburn, Fred Astaire, Kay Thompson, Michel Auclair

Durata: h 1.43
NazionalitàUSA 1956
Generemusical
Al cinema nel Gennaio 1956

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Trama del film Cenerentola a parigi

La direttrice di una rivista di moda è alla ricerca di una nuova modella, un volto che abbia qualcosa di diverso. Trova questi requisiti in Jo, una commessa di libreria, la porta a Parigi, la educa, la rende una donna sofisticata. Jo dal canto suo è entusiasta perché potrà finalmente incontrare il famoso filosofo francese Bartre. Mentre il filosofo si rivela un bluff, il fotografo della rivista si innamora della ragazza.

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Voto Visitatori:   6,39 / 10 (14 voti)6,39Grafico
Voto Recensore:   5,50 / 10  5,50
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Voti e commenti su Cenerentola a parigi, 14 opinioni inserite

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Godbluff2  @  06/05/2022 15:09:44
   6 / 10
Uno dei film meno riusciti sia per Donen sia per Hepburn. Stanley Donen, regista abile, ballerino e coreografo, all'epoca era uno dei maestri indiscussi del musical anni '50 (da solo o in coppia con Kelly) e veniva da pietre miliari del genere, successi smaglianti come "Singin' in the Rain", "Sette spose per sette fratelli", "It's Always Fair Weather" e così via.
Audrey Hepburn era la giovane stella di Hollywood in rampa di lancio per eccellenza, in pochi anni già diventata un'icona con le sue interpretazioni nelle commedie romantiche di Wyler e Wilder ("Vacanze Romane" e "Sabrina", ovviamente) e nel kolossalone italo-americano "Guerra e Pace", tutti film di grandissimo successo e richiamo. Per lei "Funny Face" fu il primo musical e il quarto film da protagonista e per tipo di storia e di personaggio si inserisce perfettamente nella prima fase della sua carriera, quella delle "fiabe moderne" e delle classiche commedie romantiche ma anche, nonostante una bravura già allora non in discussione, quella secondo me più acerba (caratterizzata dal quartetto di film completato da "Arianna" sempre di Wilder) che la stava un po' "stringendo" in un tipo limitato di ruolo. Tra il tramonto degli anni '50 fino a quasi tutti gli anni '60 (soprattutto da Tiffany in poi) aumenterà la sua versatilità, così come la sua maturità come attrice e la profondità di alcuni suoi personaggi, in un auto-miglioramento costante di un'attrice sempre più grande.
Una maturazione che sembra andare di pari passo con quella dello stesso Donen, che negli anni '60 sarà regista abile anche in ambiti estranei al musical e capace di pensare e dirigere un cinema più fresco e moderno; la loro collaborazione si rinnoverà due volte, in quelli che invece sono due degli episodi migliori per entrambe le carriere: "Sciarada" ('63) prima e lo splendido e sottovalutato "Two for the Road" (1967) poi, apice della maturazione artistica di entrambi. Due dei film migliori di Donen e due delle interpretazioni migliori di Hepburn, soprattutto "Two for the Road".
Tornando al punto, di questo primo periodo di Audrey (diciamo '53-'58) così come degli anni '50 di Donen, "Funny Face" rappresenta l'episodio decisamente meno convincente.
Musical romantico e terribilmente zuccheroso ambientato nel mondo della moda (il che dà la possibilità a Donen di utilizzare soprattutto all'inizio del film molti effetti e giochi visivi che danno un tocco particolare a quelle scene, di stampo molto "pubblicitario"). La storia così com'è sembra quasi riflettere la situazione reale di Audrey Hepburn, quella che era allora e che continuerà ad essere, trasformata in icona di stile e moda, non so se volontariamente o se per puro riflesso, però ad esempio ci sono momenti in cui il pensiero va automaticamente verso il duo Hepburn-Givenchy (che ovviamente cura tutti i suoi abiti). In mezzo tantissimo dolcificante e una "morale" decisamente poco convincente: carina la punzecchiatura all'intellettualismo estremo e alle sue ipocrisie, con qualche ritratto azzeccato dell'artista impegnato e del/della chansonnier francese esistenzialista triste, però poi ci ho visto una fin troppo eccessiva apoteosi del suo contrario, della frivolezza e della leggerezza a tutti i costi, della Parigi stereotipata e da cartolina ecc. Poco convincente, anche fastidioso a dire il vero.
Cosa salva almeno un poco un film così frivolo e banalotto ? Innanzitutto buona parte delle canzoni. Perché George e Ira Gershwin incantano con la loro classe eterna, il loro gusto melodico superiore. Il film è appunto tratto dal loro musical omonimo ("Funny Face" intendo, tralascio la versione italiana del titolo, che ci ha messo il carico da novanta in dolcificante) degli anni '20 e d'accordo, queste canzoni non sono certo il meglio dei fratelli Gershwin, ma tutto ciò che George ha composto, quando non è oro è almeno argento. Anche le canzoni, ogni tanto, tipo nel finale, scivolano nel noiosamente zuccheroso ma nel complesso è pura classe.
Poi di buono c'è, soprattutto, Audrey Hepburn, come sempre. Approcciatasi al film con modestia e trepidazione (lei, aspirante ballerina da bambina e appassionata di danza, che si trova a dover recitare/danzare assieme ad un colosso del ballo come Fred Astaire) lei è sempre la scintilla che accende i (pochi) momenti memorabili del film. Vero è che non era attrice molto adatta ai musical, viste le naturalmente limitate capacità canore (vero "My Fair Lady" ?) ma qui canta il giusto e su un'intelaiatura melodica tanto raffinata quanto, in questo caso, semplice e adatta alle sue potenzialità; in compenso l'ho sempre trovata, tra le altre cose, estremamente adatta alla commedia, con la sua verve frizzante e raffinata, giocosa ed elegante nell'insieme e con quella sua irresistibile, furba espressione da cerbiatta guascona. Anche in "Funny Face" riesce a brillare di luce propria. Togliendole l'onere del canto e concentrandosi sulla coreografia di danza, Donen le regala intelligentemente il palcoscenico nell'irresistibile sequenza del ballo "improvvisato" nel cafè intellettuale, con una Hepburn semplicemente meravigliosa e spassosa, appassionata e autoironica, carismatica e adorabile, nei movimenti, nell'espressività e nel linguaggio del corpo; è la scena che vale tutto il film, bella e molto curata ovviamente anche nell'estetica. Hepburn insomma splendida come sempre.
L'altro monologo attoriale/danzereccio, quello di Astaire è paradossalmente meno appassionante, più slegato e quasi fine a se stesso rispetto al resto del film, un puro palcoscenico riservato alla sua bravura. Bella scena, invece, anche quella della camera oscura.
Ultima cosa da salvare: la convincente interpretazione di Kay Thompson, che attrice di professione non era eppure se l'è cavata alla grandissima.
La coppia Hepburn/Astaire invece pur nella singola bravura dei due non mi è sembrata granché funzionale.
"Funny Face" è un musical girato con sapienza ed eleganza, con un'attrice fantastica pur inserita in un contesto dove non poteva rendere al 100 % e pur non avendo raggiunto ancora la sua maturità artistica, con un paio di belle sequenze, alcune belle canzoni ma dalla struttura debole, pesante nella sua frivola zuccherosità romantica. Si salva tranquillamente, ma diciamo che qui dentro c'è tutta gente che in vita sua ha fatto molto, ma molto di meglio più e più volte.

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