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Il primo film di Fellini "da solista" è una buona commedia che parte da un'interessante spunto, quello della crisi di coppia, per approfondire diverse tematiche, da un soggetto molto semplice, quello di questa coppia in viaggio di nozze a Roma, con lui, Ivan, uomo pignolo ed estremamente puntiglioso, che pianifica la giornata in ogni singolo dettaglio - personaggio che ispirerà Verdone in quello che è uno dei suoi caratteri più riusciti, ovvero Furio, e si nota tantissimo l'influenza che ha avuto - che vuole incontrare i suoi parenti per presentargli la nuova moglie, Wanda, donna con la testa un po' fra le nuvole, appassionata di fotoromanzi che viene a sapere in una via vicina all'albergo dove alloggiano vi è la sede della casa di produzione de "Lo sceicco bianco", il fotoromanzo preferito da Wanda, da qui la sua fuga con la troupe del fotoromanzo e la speranza di incontrare l'attore protagonista che impersona lo sceicco, andando anche assieme alla produzione nel luogo dove viene girato il nuovo episodio, questa fuga ovviamente scombinerà tutti i piani della coppia, il rigido programma di Ivan andrà in frantumi, con l'uomo che per evitare una brutta figura con i parenti inventerà la scusa che Wanda è malata e non può lasciare l'albergo, riuscendo a rinviare l'udienza papale che avevano prefissato grazie alle conoscenze della famiglia.
Da qui la commedia mostra la forte dicotomia tra le pressioni della vita familiare, le grosse aspettative riposte su marito e moglie, soprattutto considerata la natura dei parenti, apparentemente comprensivi ma in fondo giudicanti, e la voglia di Wanda di andare a conoscere il suo attore preferito tanto idealizzato, sotto questo punto di vista Fellini propone una delle sue prime dissacranti critiche verso il mondo dello spettacolo, con la figura dello Sceicco Bianco, interpretato da un giovanissimo Alberto Sordi, che diventerà emblematica ed elemento cardine della finale disillusione di Wanda, essendo un soggetto particolarmente egocentrico, farfallone che approfitta del suo status per attrarre altre donne, ma in realtà sposato, come si vede in quella scena chiave in cui la moglie fa la scenata all'attore, dissolvendo totalmente il mito che Wanda aveva tanto rincorso.
Il finale apparentemente riconciliatorio ha quel sottile strato dolce, che nasconde un mare di amarezza, con la coppia che torna insieme e si dirige verso il Vaticano per l'udienza papale, con Wanda disillusa e rassegnata alla vita con Ivan e quest'ultimo rincuorato dalla sua ricomparsa e dalla reputazione salvata nei confronti dei parenti.
A livello registico è un Fellini ancora acerbo che però mostra bene i prodromi del suo stile, con qualche sequenza di gran valore, mi vengono in mente le riprese sulla spiaggia mentre girano il fotoromanzo, ma anche le belle atmosfere della Roma notturna in cui vaga uno sconsolato Ivan e incontra anche una certa Cabiria, interpretata da Giulietta Masina, che rivedremo qualche tempo dopo in un film tutto dedicato a lei.