Rèmy, cinquant'anni, divorziato, si trova all'ospedale. L'ex moglie Louise, chiama il figlio Sébastien a Londra per convincerlo a tornare a casa in questo momento. Sébastien prima esita, poi parte per Montreal per aiutare la madre e sostenere il padre.
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Le invasioni barbariche contrariamente al Declino dell'impero americano si sposta dal microcosmo limitato di un ristretto gruppo di personaggi ad un livello più generale, a tutta la società, dove le invasioni dei barbari del denaro hanno omologato tutto, dove ogni cosa si esprime con un valore monetario. L'atmosfera del film è più caotica ed è percepibile una certa aria di disfacimento. Il declino enunciato circa venti anni prima sta proseguendo inesorabilmente il suo percorso, insieme alla malattia irreversibile di Remy, docente universitario e donnaiolo impenitente. Il film di Arcand ha toni più cupi che accompagnano verso una morte inevitabile, ma anche una certa leggerezza nella maturità acquisita negli anni dello stesso Remy. Una maturità che significa in fondo la consapevolezza dei suoi errori e del proprio essere imperfetto. Non è stato l'uomo che voleva essere, tante scelte sono state sbagliate ma l'importante è ammetterlo. Rispetto al declino, Le invasioni barbariche offrono uno scenario più allargato e di conseguenza più complesso. Risente di qualche piccolo schematismo dovuto all'abbondanza dei temi messi sul tavolo, ma la struttura narrativa è estremamente fluida, i personaggi ti rimangono impressi ed è ciò che conta.