Joker è noto per essere uno dei nemici storici di Batman. Ma la storia del suo alter ego Arthur Fleck rivela come un uomo trascurato dalla società possa riversare tutta la sua grinta in qualcosa che sarà di futuro monito per tutto il mondo.
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Isolamento e alienazione, diseguaglianze e rabbia, protesta sociale e ossessione individuale, giustizia e follia. Una fotografia visionaria, l'ambigua narrazione inaffidabile di una mente portata all'estremo, che naviga letteralmente in una ridda pacata ma costante di citazioni e riferimenti incrociati e trasversali, dal tandem di Scorsese Taxi driver – The King of Comedy ("Re per una notte") a film, serie TV e fumetti su Batman. Aggiungiamo la recitazione strepitosa di Phoenix, e questo film è già un piccolo capolavoro.
Ora però, prestate orecchio. Da quando è uscito, questo film ha scatenato critici e pubblico in una discussione furiosa per definire che cosa, degli eventi che narra, sia reale e che cosa sia frutto dell'immaginazione. Eventi rappresentati in un film. Eventi ambientati in uno scenario, la città di Gotham, e che riguardano personaggi, il miliardario Thomas Wayne, sua moglie, suo figlio Bruce e il suo maggiordomo Alfred, lo stesso protagonista, Joker, tratti da un fumetto. Un fumetto che nemmeno ha pretese di una qualche verosimigliante rappresentazione storica, no: un fumetto di supereroi, che parla di un miliardario ossessionato dall'hobby notturno di picchiare a sangue criminali travestito da pipistrello. E qui, non a Gotham City, ma qui, nel nostro mondo reale, critica e pubblico discutono su che cosa di ciò che questo film racconta sia reale e cosa frutto dell'immaginazione. Capiamoci: nemmeno la bibbia ci è riuscita così bene. Se prestate orecchio, sotto e dietro e sopra la discussione, echeggia la risata folle, libera e irrefrenabile di Joker.