Recensione the devil in miss jones regia di Gerard Damiano USA 1973
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Recensione the devil in miss jones (1973)

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locandina del film THE DEVIL IN MISS JONES

Immagine tratta dal film THE DEVIL IN MISS JONES

Immagine tratta dal film THE DEVIL IN MISS JONES

Immagine tratta dal film THE DEVIL IN MISS JONES

Immagine tratta dal film THE DEVIL IN MISS JONES

Immagine tratta dal film THE DEVIL IN MISS JONES
 

E' possibile iniziare un film porno con una scena di suicidio? The devil in Miss Jones, uno dei film più celebrati di questo genere, in effetti inizia così dopo un breve prologo. Un'apertura folgorante e straniante allo stesso tempo, che potrebbe essere considerata "normale" per un qualsiasi film, ma se ci si riflette bene non è certo usuale per un porno. Tutta la sequenza nella semplicità della messa in scena ed il giusto distacco impresso da Damiano la rendono realmente cupa e triste. Di conseguenza partendo da tale sequenza si può facilmente intuire che questo film non è un porno sui generis.

Senza dubbio Gola profonda aveva per un breve periodo sdoganato il genere. Alcuni titoli come Gola profonda stesso o Dietro la prota verde, proposti in circuiti che non erano limitati solo alle sale a luci rosse, avevano dato visibilità maggiore al genere. In un contesto come quello della società americana dell'epoca e sulla spinta di numerose rivendicazioni sociali come la rivoluzione sessuale ed un approccio diverso verso la sessualità un titolo come Gola profonda è stato il film giusto al momento giusto. Tuttavia lo stesso Damiano non giudicava tale film come un qualcosa di riuscito. Certamente aveva questo punto di vista femminile nella tematica dell'orgasmo, ma era sostanzialmente legato alle fantastiche performance orali della Lovelace. Dopotutto il passato dello stesso Damiano come titolare, insieme alla moglie, di un negozio di parrucchiere per signore, gli consentiva di avere una posizione privilegiata nell'ascoltare le confidenze delle proprie clienti riguardo la sessualità al pari di un vero e proprio confessore.

The devil in Miss Jones rappresenta uno dei titoli di punta di quella stagione chiamata porno chic. Stagione in cui tutto il genere cercava di uscire fuori dal ghetto in cui era confinato. Una messa in scena più curata, le storie stesse più articolate e curando inoltre anche il lato recitativo. Ovviamente sono aspetti che fanno un po' sorridere, perchè considerati secondari in film porno, tuttavia era una condizione importante per registi come Damiano per dare al porno stesso una sua minima dignità che andasse oltre le performance stesse.

Dopo il suicidio la storia si sviluppa in un immaginario aldilà dove Miss Jones viene posta di fronte ad una condanna ineluttabile. Possiede un curriculum di tutto rispetto, nessuna infrazione grave, persino vergine, ma di fronte a quell'ultimo atto compiuto, cioé il suicidio, il suo interlocutore (il diavolo stesso, probabilmente) riferisce che i "piani alti" considerano il suicidio come l'unico peccato che non può essere in alcun modo perdonato. Sugli altri peccati c'è margine di discrezionalità fino a giungere al perdono vero e proprio, ma il suicidio non contempla alcuna via d'uscita se non la condanna all'inferno.

Di fronte alle suppliche di Miss Jones, tuttavia gli viene concesso un tempo di proroga limitato, sufficente a farle conoscere i piaceri della lussuria e della carne. Un aspetto importante è la considerazione del suicidio come atto che non può essere perdonato. Perché? E' possibile per il forte legame con la corporalità. Il suicidio visto come negazione della conoscenza del proprio corpo attraverso soprattutto la sessualità. Quindi partendo da una base comune alla moralità cattolica, il suicidio visto come un peccato mortale, giunge a delle conclusioni completamente diverse, sviluppando una morale affine ma parallela a quella "ufficiale". Il peccato è imperdonabile perchè nega al corpo i piaceri della vita.

Al pari di un Dante al femminile, Georgina Spelvin si esisbisce in numeri sempre più spinti, inspirata dal "Virgilio" Harry Reems (già protagonista di Gola profonda). Miss Jones scopre la propria sessualità e le piace da matti. Da notare come la Spelvin, al pari della Lovelace, non sia propriamente un modello di donna dalla bellezza mozzafiato. Anzi è proprio questa sua bellezza normale, quindi accessibile, da inquilina della porta accanto ad essere una carta vincente. Rapporti orali, lesbo, giochi a tre in cui la Spelvin è letteralmente scatenata come una bomba rimasta inesplosa per tanto tempo e desiderosa di riconquistare il tempo perduto.

Tempo che però finisce con l'entrata all'inferno e costituisce un altro pezzo di bravura di Damiano. Ovviamente i film porno avevano budget molto limitati, ma il regista fa di necessità virtù rappresentando un inferno lontanissimo da qualsiasi iconografia cristiana. Una semplice stanza bianca, spoglia e disadorna, fotografata con una luce abbastanza fredda. Qui Miss Jones si masturba davanti ad uomo (Damiano stesso in un fondamentale cameo), proferendo frasi sconce al fine di attirare l'attenzione dell'uomo. L'uomo però non le presta la minima attenzione, non è attratto dall'avere un rapporto sessuale con Miss Jones perchè troppo concentrato a percepire i rumori del un ronzio di una mosca immaginaria. Malgrado le insistenze sempre più spinte della donna, l'uomo si mantiene indifferente ormai person nella sua follia personale. Un finale tetro e cupo di una donna che dopo aver conosciuto il piacere della sessualità, gli viene negata in eterno attraverso un desiderio che rimarrà sempre inappagato. Una condanna terribile.

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Recensione a cura di The Gaunt - aggiornata al 16/04/2024 18.01.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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