il trono di spade - stagione 4 regia di Alan Taylor, Alex Graves, Daniel Minahan, Alik Sakharov, Timothy Van Patten, Neil Marshall, David Benioff, altri USA 2014
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Premessa: ho sempre considerato le cronache del ghiaccio e del fuoco un finto fantasy. La componente fantasy è sempre stato un pretesto per raccontare una soap opera medievale condita da intrighi, alleanze, tradimenti, intrecci complessi. Infatti i romanzi, trasposti come serie televisiva, funzionano alla grandissima, avvalorando ancora di più la mia tesi iniziale. Seconda premessa: già dalla terza stagione c'erano state parecchie differenze rispetto ai romanzi, e questo lasciava presagire un percorso autonomo con il passare delle puntate. La quarta stagione differisce abbastanza rispetto al libro, nonostante trasponga le scene "importanti" in maniera sublime, spesso perfino migliorandole rispetto alla controparte letteraria. Nella mia valutazione non voglio assolutamente comprendere il grado di fedeltà rispetto all'opera, sennò il voto inevitabilmente calerebbe. Questa stagione riparte dopo un evento catastrofico che i fan della serie sicuramente ricorderanno: la casata di cui sto parlando è stata massacrata, e i pochi superstiti hanno sulle spalle la gravosa responsabilità di sopravvivere, e di restituire con gli interessi il dolore a cui sono stati sottoposti. Peter Dinklage nei panni di Tyrion Lannister ruba la scena ad ogni altro personaggio, e diventa protagonista attivo dei momenti più alti dell'intera stagione. L'attore è obbiettivamente in stato di grazia, anche se c'è da dire che la sceneggiatura e i dialoghi lo supportano moltissimo (spesso trascurando altri personaggi). Impressionante anche Charles Dance nei panni di Twynn Lannister: riesce a fare suo un personaggio che è lontani anni luce dal suo fisico e dal suo volto. L'esordio sullo schermo televisivo di Pedro Pàscal è folgorante, regalando allo spettatore un lussurioso e carismatico Oberyn Martell, la scheggia impazzita nella quarta stagione (che muoverà moltissime trame, anche nelle stagioni successive). La performance attoriale ovviamente la si vede con le voci originali, senza dimenticare il lavoro certosino nel cambiare gli accenti ai personaggi a seconda della loro provenienza. Se non si è amanti della lingua originale, non ci son problemi: il doppiaggio è di altissimo livello, e spesso l'ho perfino preferito alla lingua originale. L'intreccio narrativo rimane serrato e perfettamente orchestrato, lasciando quasi nulla al caso e riuscendo a a migliorare alcuni problemi di dispersività che l'opera di Martin lasciava trapelare in alcuni tratti. La coralità della storia impedisce allo spettatore di capire chi realmente possa trionfare alla fine, nonostante le numerose ipotesi e le varie elucubrazioni che circondano la saga. Da segnalare la conclusione dell'ottava puntata (seppur avessi ampiamente previsto il tutto), e l'intera nona puntata che si incentra sulla battaglia alla barriera, riuscendo a dare un respiro più ampio ed epico ad una saga che tende a preferire il dialogo e i ritmi lenti rispetto alla frenesia delle scene d'azione. Mezzo punto lo tolgo per una decima puntata assolutamente pessima, che purtroppo contraddice violentemente un paio di trame del libro, omettendo in maniera vergognosa una figura che avrebbe un impatto devastante sull'intera saga. Avevo detto che non avrei guardato la fedeltà ai libri, ma o quello che avviene nell'ultima puntata è oggettivamente una libertà di sceneggiatura troppo dannosa che, a mio parere, si ripercuoterà anche sulla quinta stagione. Comunque, tolto questo grosso difetto, la stagione merita assolutamente la visione.