Un sassofonista, dopo aver ricevuto da uno strano individuo cassette in cui viene ripreso in casa sua durante la sua vita quotidiana, viene accusato dell'omicidio della propria moglie. Ma, una volta in carcere, si trasforma in un'altra persona, che viene scarcerata e inizia una vita in qualche modo parallela a quella precedente...
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David Lynch continua a scandagliare i meandri della mente, dell'inconscio, della trasfigurazione e dell'incomunicabilità: lo fa con il suo stile labirintico e cerebrale, che crea sgomento ma che non ( mi ) affascina. Come Mulholland Drive il suo è un cinema che non da risposte ma che cerca interpretazioni, un cinema del doppio un pò naif dove ( almeno in questo caso ) il tanto sesso patinato presente stona con il resto e dove anche le musiche distorte a stampo elettronico della colonna sonora alla lunga stancano. E dire che fin quando Pullman viene arrestato il film è di alto livello e morbosamente inquietante ( oltre a seguire un filo logico dannazione! ), poi quando in scena arriva il suo alter-ego la noia prende a poco a poco il sopravvento e gli eventi si fanno più difficili se non impossibili da seguire. Peccato, poteva essere un noir moderno di alto livello ma ormai il regista, diciamo da Twin Peaks in avanti, ha mutato decisamente il suo fare cinema prediligendo storie destrutturate e nebulose. Qualcuno pensa che questo sia uno dei suoi più grandi pregi: pur rispettando il pensiero di tutti io penso l'esatto contrario.