Joe Gillis, uno sceneggiatore sull'orlo della bancarotta, si rifugia in una vecchia villa apparentemente abbandonata per sfuggire ai suoi creditori. In realtà si tratta della dimora di Norma Desmond, una vecchia star del cinema muto, che ha perso ogni legame con il mondo del cinema. In cambio dell'ospitalità, Joe inizierà a scrivere la sceneggiatura che dovrebbe segnare il ritorno di Norma sul grande schermo.
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VINCITORE DI 4 PREMI GOLDEN GLOBE: Miglior film drammatico, Miglior regista (Billy Wilder), Miglior attrice in un film drammatico (Gloria Swanson), Miglior colonna sonora (Franz Waxman)
Alla fine del cinema muto si riempirono le osterie di vecchi attori poco fonogenici e dalle tante malinconie, che guardavano il cielo lunatici come dovesse cadere giù, ripensando a quel silenzio magico, quel silenzio che non c'era più, e ai rumori del mondo, antipatici, dispettosi alzavano il bicchiere, e i più romantici svillaneggiavano mostrando il sedere...
Alla fine del cinema muto sulle panchine dei grandi viali, quei vecchi attori bestemmiavano al troppo sole che ha il potere di bruciare le ali, e si perdevano in discorsi accademici sulla storia e il suo occhio di lince, per capire se è vero che chi perde ha torto e che ha sempre ragione chi vince, poi a sera rivestiti da maschere, si accontentavano di illuminare il buio delle sale che non riuscivano a dimenticare...
Vedendo questo film ho pensato a questa canzone di Lolli. Vedere questi attori un tempo grandi, un tempo dèi divenire vuote e tristi statue di cera (vedi la partita a carte fra i grandi del cinema muto) mi ha sconfortato. Ciò che mi ha commosso particolarmente è stato il personaggio di Norma Desmond, che ancora si crede grande e famosa, grazie anche all'aiuto di Max (il mitico Eric Von Stroheim), ex regista ed ex talent scout. Che poesia. Da vedere, rivedere e adorare.