roadgames (1981)

Thriller on the road molto leggero, quasi una commedia, che non posso dire che mi sia piaciuto. La pellicola praticamente viene vissuta tutta tramite gli occhi e la mente del protagonista, un bravo Stacy Keach. Presente anche una giovane Jamie Lee Curtis ma con un ruolo abbastanza marginale, il film ruota tutt'intorno a Stacy e a questa sfida che si crea tra il suo personaggio e quello di un possibile serial killer che gira in un furgone. Forse voleva essere una sorta di omaggio al film "Duel" di Spielberg uscito una decina d'anni prima.

Thriller on the road non particolarmente brillante; mi ha ricordato una copia di Duel.
Mi è piaciuto il protagonista.
Parte finale troppo esasperata.

Per me un film confuso e in bilico tra i generi che non è riuscito a catturarmi...

Ovvie le vaghe ispirazioni "duelliane", la forza del film tuttavia sta nel tenere lo spettatore curioso di sapere se le graduali paranoie/manie di persecuzione del protagonista sono fondate o meno.
Caruccio anche se con una regia un pò bruttina, poca tensione e qualche sequenza di troppo (tipo l'inseguimento tra camion ed auto con barca a rimorchio); in ogni caso trovo che il buon livello di coinvolgimento derivi, più che dall'idea, dalla simpatica interpretazione di Stacy Keach.
La Curtis invece, nonostante la popolarità, l'ho sempre vista come un'attrice spesso e volentieri sottoutilizzata, nessuna eccezione per "Roadgames".

Non mi ha fatto impazzire (anche perchè credo che mi siano sfuggiti un paio di passaggi) comunque tengo conto che è una pellicola che tutt'oggi conta la sua schiera di fans.

Thriller con pochissime gocce di sangue ma estremamente raffinato che gioca moltissimo su quell'unico punto di vista del protagonista. Viene dopo pellicole come Duel e prima di The Hitcher come tipo di ambientazione, ma è un gioco vicino alle corde Hitchcockiane dove il carattere apparentemente scanzonato del protagonista e della pellicola viene gradualmente inserito in un contesto di paranoia in cui è oggettivamente difficile stabilire se tutta la vicenda sia effettivamente un frutto di una crescente paranoia oppure se c'è arrosto e non solo fumo. La bravura di regista e sceneggiatore è di riuscire a mantenere bene questo equilibrio, cosa non facile. L'ottimo lavoro di Keach fa il resto.