Un cavaliere torna dal campo di battaglia solo e trova ad attenderlo una terra devastata dalla peste, e la Morte che lo reclama. Riuscirà a prolungare la propria esistenza impegnando la Mietitrice in una lunga partita a scacchi che sa di non poter vincere.
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Questo film si presta ad essere interpretato in diversi modi: allegoria della morte, riflessione di un uomo in crisi spirituale che ricerca in Dio la verità, esaltazione della famiglia se non come ancora di salvezza almeno come speranza di vita. Incastonata in un bianco e nero molto suggestivo, è un'opera attraversata da una solennità difficile da spiegare: dalle scene coi saltimbanchi ambulanti passando per quelle più riflessive con protagonisti il cavaliere e la Morte quel senso di epicità sul quale Bergman costruisce il suo racconto ( anche l'ambientazione medioevale influisce) è sempre forte e chiaro, un senso di epicità che non viene scalfito nemmeno dai numerosi passaggi comici presenti, perchè la vita si sa può essere sia commedia che tragedia. E' un film infinitamente più complesso di quanto possa sembrare, diversificato come già detto nei temi trattati ma lucido nella relative analisi; nonostante ciò non sono riuscito a cogliere tutti i simbolismi ed i tanti riferimenti pittorici di cui è pregno. Il voto comunque è alto.