daniel isn't real (2019)

Direi un più che godibile horror sulla schizofrenia e parassiti dimensionali, che offre sia una parte thriller drammatica che una più incline al grottesco con visioni malsane che sfociano anche nell'onirico surrealista. Adam Egypt Mortimer dirige e scrive assieme all'autore originale del soggetto, il libro "In This Way I Was Saved", Brian DeLeeuw una storia che prende molto dalle deviazioni horror della saga Hellraiser di Clive Barker, ma anche dell'approccio fatto da Adrian Lyne con "Jacob's Ladder". Buono il cast, partendo dai due protagonisti Miles Robbins e Patrick Schwarzenegger che riflettono due aspetti agli antipodi di una personalità, ma non male anche le prove di Sasha Lane, Mary Stuart Masterson, Hannah Marks e Chukwudi Iwuji.

PRESENZA DI SPOILER

Daniel isn't real inizia in maniera convincente, un thriller psicologico dove il personaggio reale interagisce con il suo amico immaginario dell'infanzia. Proprio l'interazione fra personaggio reale ed immaginario, interpretati da Wilson e il figlio di Schwarzenegger, Patrick, gioca molto sulla complementarietà dei caratteri. La fragilità del reale contrapposta alla sicurezza del proprio immginario. L'immaginario che soddisfa il bisogno di relazionarsi con il reale. La prima parte è buona, molto fluida a livello narrativo e una buona cura tecnica del tutto. Quando però il film cambia registro e scivola nell'horror, purtroppo il cade cade nel convenzionale. Tuttao viene colpevolmente banalizzato, deludendo le buone aspettative della prima parte. Peccato, anche se non è certo da buttare via.