the covenant (2023)

Guy Ritchie si scrolla temporaneamente di dosso lo stile videoclipparo con action sfrenata che aveva contraddistinto quasi tutte le sue precedenti pellicole, per dirigere questo bel survival movie ambientato durante la guerra in Afghanistan. È la storia di due uomini, il sergente "John Kinley" e l'interprete "Ahmed" che decide di collaborare con l'esercito americano sia per denaro che per vendetta nei confronti dei talebani. Il coraggio dell'afghano che porta in salvo il sergente ferito ed il dovere di quest'ultimo che deve rispettare il "patto" di ritornare e portare in salvo chi ha salvato la propria vita. Bravissimi sia Jack Gyllenhaal che Dar Salim che con un solo cenno d'intesa rendono emozionante "The Covenant" e complimenti a Ritchie che dimostra di sapersi destreggiarsi validamente in altri territori cinematografici. Il sergente "Kinley" ora può finalmente dormire tranquillo senza sensi di colpa.

Un insolito Guy Ritchie dirige un survivor drammatico e pieno di tensione. Jake Gyllenhaal è sempre una garanzia e la storia ti tiene sulle spine per tutta la sua durata. Un buon war movie, niente da dire .

SPOILER

Anche io l'ho visto perchè innamorato di Gyllenhaal.

Il film dopo una primissima parte lenta. Prende il via. Si ovvio, retorico, romanzato, però alla fine è un bel film cavolo gli vuoi dire. Buone recitazioni, ottima la messa in scena. Promosso.

Gyllenhaal è una certezza, si sa. Il film è molto simile ad un altro uscito anch'esso nel 2023 (Operazione Kandahar), ma questo l'ho preferito maggiormente. L'ho trovato più sobrio e un po' meno stereotipato. Azione e suspense onnipresenti.
In sintesi, mi è piaciuto e non l'avrei mai detto.

Bello. Ambientazione super realistica, girata in Spagna fra Alicante e Saragozza. Mi piacciono molto i film di Guy.

La buona notizia è che finalmente Guy Ritchie sembra aver messo da parte i virtuosismi videoclippari che mai mi sono andati a genio per mettere il suo talento a servizio di film più seri e di maggiore qualità. Dopo il buon "Wrath of man", un altro film che mi ha convinto, visivamente impeccabile, con una trama solida e appassionante anche se è tutto molto americano e un po' retorico, oltre al fatto che il finale è fin troppo telefonato. Bellissime le musiche, soprattutto quando entra in scena il violino (in particolar modo in una delle prime sparatorie, il contrasto tra azione e violino è perfetto), e interpretazione di qualità da parte di Jake Gyllenhaal (ma mi è piaciuto anche l'attore che fa l'interprete).

Buon film , ottima l'ambientazione (non so dove sia stato realmente girato) che fa da contorno a storie e vicissitudini attuali. Merita una visione dove un semplice sguardo finaler chiude i giochi dimostrando vero onore.
Quasi buono. 7=

Il risultato è poco incisivo, però un insolito Guy Ritchie riesce a ricostruire una storia in modo pacato e pragmatico. Jake Gyllenhaal si conferma un attimo attore.

Un po' ripetitivo nella prima parte, alcune scene da battaglia non mi hanno convinto molto, ma complessivamente un film discreto dove l'azione non manca e non si fa economia neanche sul versante emotivo, con sentimenti vari e contrastanti messi in evidenza.
Cast, regia e fotografia apprezzabili.

L'azione è sempre la protagonista dei suoi film ma questa volta è declinata in maniera diversa da Ritchie, che filma una storia d'amicizia e di coraggio sullo sfondo dell'Afghanistan odierno. Il film è abbastanza avvincente, specialmente nella prima parte, ed ha il pregio di portare alla luce il tema spesso sottovalutato degli interpreti afghani che, collaborando con i soldati americani, vengono perseguiti in patria dai talebani perchè considerati dei traditori. La storia si lascia seguire ma è chiaramente gonfiata per essere meglio esaltata dalle logiche spettacolari hollywoodiane. Bravo Gyllenhaal.

Ambientazione di guerra, ma è un film di alleanze, dramma personale, i continui cambi di registro (i ritmi frenetici dell'azione della prima parte, i ritmi più lenti della parte centrale, per tornare all'azione nel finale) lo rendono interessante e piacevole da seguire fino alla fine.
La trama, stringendo, non è neanche questa gran cosa, ma è resa molto bene.

Un film diverso rispetto alle ultime creazioni di questo regista.
Qualche ingenuità qua e là e a tratti un po' troppo "americano" per i miei gusti.
Si segue per tutta la sua durata con interesse.

Ritchie esce dal proprio territorio (la sua "comfort zone") e dirige molto professionalmente un buddy movie epico e drammatico imperniato sul valore dell'amicizia. Sarebbe stato un tema congeniale a John Milius (qualcuno si ricorda ancora di lui?), mentre lo stile peculiare del regista dislessico ed ex marito di ******* lo è meno.

Guy Ritchie cambia totalmente registro in questo The Covenant. Non sono i dialoghi a predominare, nemmeno quell'umorismo neopulp delle sue pellicle più celebri, ma uno stile molto più serie rigoroso che tuttavia non tolgono nulla a due ore tesissime e con ottime scene d'azione a fare da complemento. La storia di due uomini soli in pieno territorio nemico. Due parti piuttosto distinte in cui la prima prende forma quell'impegno e quel debito che verrà onorato nella seconda. Quando salvi la vita di un soldato, se è un vero soldato assume un onere che deve onorare ad ogni costo, perchè sarebbe sommerso da sensi di colpa che nemmeno una agiata vita di famiglia potrebbe compensare. Una storia di promesse mantenute che sia Gyllehall e Salim portano avanti senza tanti fronzoli e discorsi inutili. Basta uno sguardo d'intesa per capire tutto.

Non lo definirei un film di guerra, piuttosto un western americano ambientato in Afghanistan.
Storia a dir poco assurda, che parte dal dramma di tutti quegli interpreti afghani lasciati in balia dei talebani dopo il ritiro americano.
Ottima colonna sonora.