nostra signora dei turchi regia di Carmelo Bene Italia 1968
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nostra signora dei turchi (1968)

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locandina del film NOSTRA SIGNORA DEI TURCHI

Titolo Originale: NOSTRA SIGNORA DEI TURCHI

RegiaCarmelo Bene

InterpretiCarmelo Bene, Lydia Mancinelli, Ornella Ferrari, Salvatore Siniscalchi, Anita Masini

Durata: h 2.05
NazionalitàItalia 1968
Generedrammatico
Al cinema nel Giugno 1968

•  Altri film di Carmelo Bene

Trama del film Nostra signora dei turchi

Ricordi, visioni, ossessioni di un intellettuale pugliese (Bene, nato a Campi, Lecce, nel 1937) di estrazione cattolica e piccoloborghese, di cultura decadentistica con inclinazioni verdiane. Si mette in scena, e in immagini, con una forte carica di ironia e autoironia, un farneticante furore barocco, uno sregolato umorismo irridente ora divertente ora allarmante. Il punto di fusione di questi eterogenei momenti è l'atteggiamento di ricerca di un assoluto che sa irraggiungibile.

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Voto Visitatori:   8,60 / 10 (21 voti)8,60Grafico
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Voti e commenti su Nostra signora dei turchi, 21 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  28/03/2010 12:18:49
   7½ / 10
Premetto che non conosco quasi nulla del teatro di Bene, né della sua opera, e che mi limito a giudicare il film che ho visto.

Infondo non si esce dal discorso, o anti-discorso, religioso. La destrutturazione è tutta di quel mondo antiquato, di quella parola antiquata. Il linguaggio non-linguaggio di Bene se ne tinge fatalmente, l'attacca e ne rimane impastato. In sostanza ne pare più attratto che respinto. Forse si prova qui anche una certa eccitazione orgasmica nella blasfemia, una pulsione attrattiva/repulsiva.
Che al mondo siamo tutti cretini sono d'accordo, ma che la distinzione si limiti tra quelli che hanno visto la madònna e quelli che non l'hanno vista, oggi non saprei.

Crea l'eccesso nel decesso. Durante l'esplorazione - suggestiva sì - iniziale al palazzo Moresco, C. B. si cerca, e si scova, tra il reliquario delle ossa dei martiri, con occhi ancora incastrati dentro al teschio, dunque immanente, e compara il martirio dei numerosi di ieri al suo di oggi. Ma, ripeto, più che un disagio esistenziale, la sua sembra l'antica protesta di un cristiano voglioso. Il palazzo verrà assediato dai turchi - i non cristiani. Lui dentro al cristianesimo - spesso l'immagine accenna ancora a simboli iconografici quali il fuoco, il rosso infernale, certe stigmate - si contorce come un dannato, spara a se medesimo - si getta o non si getta dal terrazzo da cui si sporge in bilico? Darsi in pasto ai turchi? Restare al fianco di Nostra Signora? Eccedere se stesso. Sicuramente si manifesta in modo eccessivo, ma forse entro i ranghi della mera provocazione. In letteratura, per esempio, Joyce e Rimbaud provarono un simile non-discorso provocatorio e pernicioso (in cui non esclusero se stessi - ed anche in C. B. c'è molta autocritica, in ciò devo dargliene atto), ma mirarono a superarlo e non a rimanerne implicati.
Insomma, se io non faccio parte di quella grande fetta di benpensanti, di bigotti, di morigerati, il film allora non si rivolge a me. Resto estraneo al non-discorso. Cosa mi rimane dunque? Che ruolo devo svolgere?

Vanità. Vanità come vacuità, e nell'altra sua accezione: come narcisismo. L'assenza di spettacolo è infine spettacolo, e barocco per di più. L'arte eccede se stessa ma le immagini che vediamo rimandano a quadri antichi. Depensamento è tutto sommato un modo diverso di dire surrealismo. Il cinema è una spazzatura tra cui troviamo fiori, tessuti ricamati, altri accessori ornamentali. E' un'estetica spesso del disgusto, sì, ma pur sempre estetica, vanesia, materia esteriore. Similmente al cinema di Paradzanov, di Makavejev, di Russell, di Rocha, che non ho mai amato, è principalmente in questo lauto narcisismo che non riesco propria a immedesimarmi, e da cui mi tengo sempre in disparte.
Rimane tuttavia il fascino del paradosso, e l'ammirazione a un patente coraggio. Un viaggio sconclusionato nell'ondulatorio e nell'oscillante.
Una sovrabbondanza di quadri. E ho trovato nel monologo, dunque nel verbo non-verbo discernito dalle immagine, la parte più magnetica della pellicola.

Se un cretino che non vede la madònna si mette a parlare con un cretino che la madònna l'ha vista, diventa un cretino che parla di madònne (forse ne è rimasto stregato); mentre agli altri cretini che non hanno mai visto la madònna, piuttosto, troverebbero maggiore interesse se il discorso (o non-discorso) non vertesse solo su quello, e provasse davvero ad andare oltre. Si sentirebbe meno cretino. Senza necessariamente l’ambizione d’un volo. E non il cretino dei cretini. O almeno parlo per me.

"Nostra signora dei turchi" desidererebbe essere moderno ma - e in ciò mi ricorda un po' Campana, poeta che comunque ho apprezzato, come certe cose le ho apprezzato anche in questo esperimento di Bene - mi ha mandato odori d'antiquariato.

145 risposte al commento
Ultima risposta 21/04/2010 12.52.46
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