begotten regia di E. Elias Merhige USA 1991
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begotten (1991)

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locandina del film BEGOTTEN

Titolo Originale: BEGOTTEN

RegiaE. Elias Merhige

InterpretiBrian Salzberg, Donna Dempsey, Stephen Charles Barry

Durata: h 1.18
NazionalitàUSA 1991
Generehorror
Al cinema nel Gennaio 1991

•  Altri film di E. Elias Merhige

Trama del film Begotten

L'intreccio si sviluppa in modo poco chiaro fino ai titoli di coda: all'inizio vediamo l'interno di una casa in una campagna isolata. Qui avviene l'inspiegabile suicidio, mediante un rasoio, di un personaggio in maschera. Da qui in avanti si vedranno una serie di immagini e situazioni agghiaccianti in un crescendo insostenibile per lo spettatore.

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Voti e commenti su Begotten, 46 opinioni inserite

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Weltanschauung  @  21/05/2012 15:48:45
   8 / 10
The Begotten, il malsano esordio dell'improduttivo regista americano Elias Merhige, è una delle più alte espressioni del cinema weird.
Trattasi di un dissestato e furente delirio misantropico, girato in 16mm su di un negativo volutamente graffiato, utilizzando filtri di densità.
La sua estetica espressionista si lega sin dai primi istanti con l'atmosfera funerea e decadente del film, il quale parte di getto senza presentarci i protagonisti.
E così veniamo scaraventati immediatamente in un universo sporco e scolorito, i cui unici suoni sono raggelanti loops ambientali.
Tutto appare immediatamente come un brutto sogno, con lo sgranamento esasperato del bianco e nero che dilata le immagini, le quali sfumano e si disperdono lasciando intravedere la reale consistenza delle sostanze presenti nell'ambiente circostante.
I movimenti che osserviamo sullo schermo danno l'impressione d'essere il sunto della metamorfosi della composizione della materia e ci sembra di assistere quasi alla sua continua fermentazione all'interno di una dimensione indefinita.

Un deciso movimento di macchina penetra in una baita isolata di campagna ove si trova un personaggio ambiguo, su di una sedia, in procinto di suicidarsi, e nell'osservarlo si ha stranamente la netta impressione che il tempo desista.
Le sue gesta paiono dissolversi spasmodicamente, quasi a livellarsi e a divenire un tutt'uno con l'istantaneità.
Costui, dopo essersi dato la morte, giace inevitabilmente esanime nella stanza ed a seguire si accodano altre immagini caotiche e convulse in cui accade un po' di tutto. Giunge nella stanza una donna che ne masturba il cadavere e partorisce a breve un essere epilettico; assieme escono dalla baita e con l'essere rantolante tenuto a guinzaglio si imbattono in uomini incappucciati che violentano, smembrano e decapitano la donna sotterrandone i resti.
Dopo la morte, l'uomo si ritrova così solo a strisciare su di una grande spiaggia deserta, ma prontamente gli incappucciati sopraggiungono per demolire anche lui.
I resti dei due vengono seppelliti nello stesso punto, cosicché si fondono nuovamente, rigenerandosi sotto forma di piante e fiori.

Il film con il suo linguaggio onirico e allusivo, indecifrabile e bislacco, si pone al pubblico come fosse un quadro commemorativo i cui contenuti defluiscono direttamente dai sensi dello spettatore ai suoi istinti inconsci.
E' bene sottolineare che dai titoli di coda emergono le identità delle figure, dunque inevitabilmente sorge anche una chiave di lettura.
Si svela che il personaggio che si suicida all'inizio è Dio, la donna è Madre Natura, il nascituro generato è il Figlio della terra, e gli uomini violenti rappresenterebbero semplicemente l'umanità.
A fronte di ciò, chiaramente è possibile scovare simbologie e significati. La tematica centrale potrebbe esser collegata all'ermetismo, al rapporto tra l'uomo e Dio che sfugge all'intelletto umano. Difatti gli inconsueti simbolismi sembrano indicarci delle essenze sconosciute nell'essere umano capaci di penetrare in tutte le cose, in ogni corpo, dilatandosi all'infinito e contraendosi sino a livelli microscopici.
Altre ipotesi potrebbero interessare il simbolismo magico di Aleister Crowley, oppure semplicemente riferirsi ad una banale allegoria delle deturpazioni continue che da sempre l'uomo infligge alla natura.

Ma al di là di tutte le possibili interpretazioni, nel complesso sono l'atmosfera ed i sensi dello spettatore i padroni assoluti della proiezione. Ed è solamente così che va goduto, impulsivamente, senza affaticarsi a trovarne una spiegazione o interpretazione coerente.
D'altronde sarebbe improduttivo cercare di tradurre razionalmente tutte le suggestioni visive che si susseguono sullo schermo. Trattasi di assidue situazioni incorporee, irreali, con atmosfere che inducono al turbamento.

Begotten, svincolandosi dal logico, gratifica lo spettatore con un ruolo meno modesto e passivo di quello concesso solitamente dal cinema, la cui priorità è fondamentalmente quella di raccontare storie, senza concedere autonomia all'immagine, qui invece vista come vettore intuitivo tendente all'incongruo.
Ogni situazione del film mira simbolicamente al mito della creazione, alla generazione di nuove forme di vita e ciò che viene rappresentato è buio e decomposto, colmo di un' estetica cimiteriale, maleodorante e deformata, da osservare quasi in uno stato di trance.

The Begotten è una delle esperienze visive più atipiche ed ombrose che si possano intraprendere, un film assolutamente fuori da qualsiasi concezione e logica spazio-temporale.
Alla fine della visione non rimane altro che aria stantia, desolazione e deterioramento.
Un viaggio inesplicabile.

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