Dopo che Inez, impenitente e ferocemente leale, ha rapito suo figlio Terry dal sistema di affidamento, madre e figlio hanno deciso di rivendicare il loro senso di casa, identità e stabilità, in una New York in rapida evoluzione.
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Un discreto dramma tra il familiare e formativo, che ha sicuramente tra i pregi l'affascinante ambientazione newyorkese a cavallo tra i 90's e i 2000, quella più marcatamente street, o underground, con la storia di T. questo ragazzino che viene ripreso dalla madre abusivamente mentre si trovava affidato ai servizi sociali dato che lei era finita in carcere. Con l'opera divisa in più parti, scandite da nette ellissi temporali, il film si occupa di mettere a nudo il rapporto tra i personaggi, col ragazzino inizialmente in tenera età, incapace di provare rancore ma sofferente per l'abbandono, anche se non voluto, che cercherà nella madre un punto fisso, nonostante i suoi difetti e allo stesso tempo troverà in Lucky la figura paterna che tanto gli manca. Oltre che sul versante prettamente affettivo, il film si concentra pure su quello socio-economico, mostrando le difficoltà a ricrearsi una vita onesta da parte di Inez, sempre in bilico, con la costante ricerca di un modo per avere delle entrate fisse e una dimora che spesso verrà messa in discussione.
La seconda parte, prende risvolti ancora più drammatici, tirando in ballo anche la malattia e l'elaborazione del lutto, con le difficoltà crescenti nella famiglia e un distacco emotivo tipico dell'adolescente che si fa sempre più marcato in T. fino ad arrivare ad un discreto colpo di scena che stravolge totalmente la narrazione facendo anche cambiare la prospettiva di quanto successo fino a quel momento.
Nel complesso, nonostante l'abbia trovato toccante e con un discreto fascino dato dall'ambientazione da Bronx, per intenderci, l'originalità tende a latitare, e si ha la sensazione che vengano tirate in ballo un po' troppe tematiche, nonostante un ritmo dilatato ho percepito il quadro finale del film come una sorta di highlights dei problemi del ragazzino tra la fase in cui è un fanciullo e quella in cui arriva ad essere un adulto, il film sembra non scavare in profondità in nessuno di questi problemi, in ogni caso, ho apprezzato anche le prove recitative, tra il toccante personaggio di T. e quello di Inez, particolarmente lunatico tra il suo essere in bilico tra il crearsi una nuova vita, migliore per lei e la sua famiglia e la rassegnazione nei confronti degli eventi nefasti che le capitano.
Del passato della protagonista si conosce poco, sappiamo solo che è una poco di buono, una ladra, forse tossica, sicuramente non un esempio di Madre. Eppure in un barlume di lucidita' decide di dare al proprio figlio la possibilita' di dargli un futuro migliore, anche se questo vuol dire sottrarlo ai servizi sociali ai quali era stato affidato.
Nella seconda parte del film subentra anche un altro messaggio sulla Maternita' e se chi cresce un figlio è comunque "Madre" pur non avendolo partorito...
Il film è girato bene e trattandosi di un esordio direi che è quasi del tutto riuscito. Il messaggio arriva forte e chiaro.
Una madre che si prende cura di suo figlio e decisa a tutti i costi a fargli avere una migliore di quella che ha avuto. E' un mantra quello di Inez di fronte ad una New York che negli anni cambia radicalmente, dalla tolleranza zero di Giuliani alla gentrificazione sempre più incisiva che di fatto espropria non solo che case ma anche i sogni di un'intera classe che non può più permettersi economicamente tale evoluzione. Costruire una famiglia in tale contesto è difficile e destinato alla sconfitta, pur avendo la volontà di preservare quel poco che si è conquistato. Persone destinate alla sconfitta. Il lavoro della Rockwell è una denucia sociale spietata e carica di umanità nei personaggi. La determnazione di Inez, il padre assente Lucky ma presente quando serve, soprattutto a Terry, giovane che possiede potenziale, destinato ad un brillante futuro, ma sottratto dai suoi affetti. Un bel film tenendo in considerazione che si tratta di un esordio.